Gli Amori compongono una serie di piccole icone da viaggio, rappresentative della complessita', dell'ambivalenza, dello scacco, della ricerca e dell'impossibilita' di raggiungere un qualunque assetto conclusivo.
L’assenza è la chiave di volta del lavoro di Xerra, come hanno sottolineato i suoi più acuti interpreti, come era già chiaro nel clamoroso caso della Verifica del miracolo (26 ottobre 1973) e confermato dalla presenza insistente del frammento. Tutto si organizza palesemente intorno alla mancanza, o meglio, alla manque di matrice lacaniana, che designa l’oggetto perduto da ritrovare, e cui si riallaccia direttamente l’uso della metafora dell’amore come energico slancio fuori di sé, utopia in fondo irrealizzabile.
Negli Amori la funzione mancante è esplicitamente svolta dalle silhouettes che, bianche lacune o frammenti di zone scritte con grafie antiche, inserite a interrompere il tessuto coeso delle scene, ritagliano l’alterità attuando una profonda cesura, dando luogo a un vero e proprio scarto tra presenza e assenza.
Le cartoline d’epoca, romantici cimeli da mercatino delle pulci che funzionano da matrici di partenza, rappresentano corpi vicini, uniti, allacciati, ma attraverso le manipolazioni e le variazioni di Xerra uno dei due personaggi è sempre indicato con una diversa texture, come un territorio straniero in una carta geografica; spesso la sua figura, asportata, cancellata o coperta, si riduce a una sagoma bianca, come una sorta di fantasma o di simulacro.
Gli Amori compongono una serie di piccole icone da viaggio, rappresentative della complessità, dell’ambivalenza, dello scacco, della ricerca e dell’impossibilità di raggiungere un qualunque assetto conclusivo. Tutta l’opera di Xerra risente della continua pressione dell’ignoto: egli sembra concentrato a rilevarne l’irruzione attraverso la messa in cornice che funziona come un evidenziatore. Immagini, frammenti, lacune o parole svolgono lo stesso ruolo d’indicatori dell’assenza.
La sua opera, che funziona come lo specchio della matrigna nella favola di Biancaneve, svelando inequivocabilmente il vorticoso nulla che è il vero volto della società dello spettacolo e dei simulacri, rappresenta forse anche un implacabile atto d’accusa, implicito in quella lapidaria autodenuncia: “IO MENTO”.
Dal testo di Elisabetta Longari in catalogo
Inaugurazione 4 giugno ore 18
Galleria Maria Cilena
via Carlo Farini, 6 - Milano
Orario galleria : da martedì a venerdì - dalle 15 alle 19
Ingresso libero