Mounty R. P. Zentara
OLO creative farm
Mattia Amadori
Andrea Corti
Max de Ponti
Omar Dodaro
Luigi Cavadini
Rassegna d'arte a cura di Quartodecimo. 18 artisti tra pittori, scultori e fotografi sono stati invitati ad allestire una piccola mostra personale ognuno in una stanza della caserma.
Appuntamento con l’arte negli spazi della Caserma De Cristoforis. L’iniziativa, presa dal gruppo comasco “Quartodecimo”, propone un rassegna artistica strutturata su diciotto personali divise tra pittori, scultori e fotografi. Un incontro con l’arte originale che per Como rappresenta una novità assoluta. “Le stanze dell’arte”, questo è il nome dell’iniziativa, assegna ad ogni artista una camera situata al primo piano della Caserma De Cristoforis e, oltre agli artisti locali che formano il gruppo “Quartodecimo”, propone anche le opere di Mounty R. P. Zentara, un artista austriaco che espone installazioni luminose tipiche della sua indagine e trasformazione espressiva dello spazio. Una presenza che inaugura un nuovo modo di proporre la mostra, sprovincializzandone la sua struttura partecipativa.
La mostra “Le stanze dell’arte” che si apre venerdì 12 giugno per concludersi domenica 5 luglio, è arricchita dal libro d’artista “La terra ferita” appositamente creato dagli artisti di “Quartodecimo” sulla scia dell’emozione suscitata dal terremoto d’Abruzzo e da una conferenza dedicata al futurismo e alle avanguardie russe, tenuta dal professore Bruno Saba, pittore, e dall’esperta di storia dell’arte dottoressa Letizia Giudici, che si terrà sabato 27 giugno alle ore 17 presso la Caserma De Cristoforis. La polivalenza culturale della manifestazione, prevede anche la presenza del gruppo comasco OLO creative farm (Mattia Amadori, Andrea Corti e Max de Ponti) che con Omar Dodaro presenta un video in cui protagonista è il tempo che, invisibile ma inesorabile, scandisce ogni attesa.
Partecipano: Daniele Alessi, Fabrizio Bellanca, Marco Besana, Alberto Bogani, Nicoletta Brenna, Vito Cimarosti, Enrica Frigerio, Matteo Galvano, Stefano Maesani, Angelo Minardi, Simona Muzzeddu, Carmelo Roberto Parisi, Alessandra Ronchetti, Bruno Saba, Aldo Scorza, Jo Taiana, Stefano Venturini
Introduzione di Luigi Cavadini
Le stanze della caserma diventano, un’altra volta ancora, stanze dell’arte. Una felice mutazione che si inserisce in una visione del mondo certo percepita e vissuta dagli artisti con grande intensità.
Ben si innesta in tutto questo la mostra che Quartodecimo propone quest’anno, raccogliendo gli artisti appartenenti al gruppo in una serie di personali che rendono il percorso espositivo estremamente vario, visto che l’intento non è quello di costruire una rassegna tematica quanto di documentare in modo efficace il lavoro e la poetica di ciascuno. E questo mi sembra il pregio di questo gruppo di artisti, che ha l’ambizione di sollecitare e favorire confronti, piuttosto che di cercare una linea comune. Un progetto impegnativo che con questa esposizione approda in città e che spazia in vari ambiti della produzione artistica contemporanea, dalla pittura tradizionale ad olio declinata magari sul filo di una astrazione onirica all’intervento su lastra d’acciaio o alla composizione fatta di oggetti di recupero, fino alla fotografia ormai pienamente acquisita al mondo dell’arte.
Ma andiamo oltre tecniche e materiali per confrontarci con le "immagini" che ci vengono proposte, rappresentazioni – attingiamo direttamente dal vocabolario - ora di un oggetto o di una figura reali, ora di una visione interiore o di una elaborazione della mente e dello spirito. Così posseggono la stessa valenza espressiva (e spesso anche narrativa) fotografie "classiche" come quelle di Daniele Alessi, capace di leggere oltre l’immediatezza delle figure, o le fotografie trasfigurate mediante una operazione digitale da Marco Besana che rilegge con il colore e con un taglio atipico alcuni monumenti dell’architettura o, ancora, quelle di Angelo Minardi che allunga l’obiettivo al di là dell’apparenza fissando visioni che stanno tra il reale e il fantastico. In questa logica si muove anche Fabrizio Bellanca, che interviene su lastre di acciaio che incide e ritaglia con modalità e rese diverse generando effetti di specchiature e graffiti. Più ampio è lo spettro operativo di Nicoletta Brenna che affronta con serietà la pittura ma non trascura interventi tridimensionali di particolare suggestione. Leggeri, anche se densi di valori narrativi e fondati su una maestria tecnica indiscutibile, sono i lavori di Vito Cimarosti, dove il legno vive di una fluidità inattesa e mima forme organiche in divenire. Enrica Frigerio mimetizza le sue figure in "luoghi" dell’anima, mentre Alberto Bogani agita la sua ricerca pittorica sollecitato dalle parole dell’Apocalisse e immerge la visione dentro i vortici dell’infinito. Dentro filoni diversi si situano Matteo Galvano e Stefano Maesani: il primo elabora figure di animali fantastici partendo da materiali di scarto che assembla e compone secondo una logica sua propria, mentre il secondo sintetizza nell’accumulo organizzato (architettonico, direi) di materiali d’uso comune la sua concezione di rapporto delle forme con lo spazio e nello spazio. Il rapporto con la dimensione spaziale è pure evidente nelle fotografie e nelle incisioni di Simona Muzzeddu, che cerca nelle sequenze fotografiche di dare evidenza alla percezione dell’evolversi del tempo e della visione. Varie le influenze nell’opera di Roberto Parisi, che opera a volte lungo percorsi narrativi molto densi di spunti e occasioni e altre volte con racconti rarefatti di particolare suggestione. Più complicata e dai risvolti psicanalitici evidenti appare l’opera di Alessandra Ronchetti: l’immagine sembra avvilupparsi su se stessa nel tentativo di ricondurre in unità elementi della memoria, dell’attesa, del sogno. Su una linea particolare si pongono le opere di Jo Taiana, dove si assiste al trionfo del segno grafico, che ora si fa pennellata, ora solo definisce un contorno, ora gradua la profondità spaziale, e nell’insieme diventa pittura sicura ed immagine efficace. Altrettanto incisivi sono gli "scatti" pittorici di Stefano Venturini che si sofferma con attenzione sulla frenesia della vita di ogni giorno, riprendendo a pennello con logica fotografica (figure a fuoco, elementi sfocati, evidenze di movimento) la presenza della gente nelle vie della città, mentre più ponderata e volutamente sulle linee di una pittura di tradizione novecentesca si pone l’opera di Aldo Scorza, lenta nella narrazione e attenta a cogliere l’individualità (e, in certi casi, l’universalità) dei suoi personaggi. A concludere la nostra carrellata tra gli artisti di Quartodecimo abbiamo volutamente lasciato Bruno Saba, la cui pittura interseca da sempre visione e realtà, spesso affidando all’astrazione il compito di riassumere e rendere assoluti valori che solo la percezione dell’artista o dell’uomo dallo spirito aperto riesce a percepire.
L’occasione di questo incontro-proposta del gruppo Quartodecimo non è però chiusa in se stessa, ma vuole anche essere un’opportunità per avvicinarsi ad altre esperienze.
Così ecco aggiungersi le "stanze" di due ospiti: l’artista austriaco Mounty R. P. Zentara che presenta delle installazioni luminose tipiche della sua ricerca di indagine e trasformazione espressiva dello spazio e il gruppo comasco OLO creative farm (Mattia Amadori, Andrea Corti e Max de Ponti) che con Omar Dodaro presenta un video in cui protagonista è il tempo che, invisibile ma inesorabile , scandisce ogni attesa.
Il nostro viaggio nei corridoi e nelle stanze della Caserma De Cristoforis si conclude qui, ma certo i visitatori avranno la possibilità di soffermarsi nelle stanze più consone alla propria sensibilità e di approfondire la conoscenza con le opere, liberi sempre di leggere le immagini ben al di là dei significati e dei messaggi che gli artisti vi hanno racchiuso.
Luigi Cavadini
Inaugurazione 12 giugno ore 18
Caserma De Cristoforis
Piazzale Monte Santo 2 - Como
Orari
dal Martedì al Venerdì: 15.00 - 19.30
Sabato: 10.00 - 12.30 / 15.00 - 19.30
Domenica: 15.00 - 19.30
Ingresso libero