Galleria Arteincornice
Torino
via Vanchiglia, 11
011 885071
WEB
Eliana Pechenino / Erika Riehle
dal 25/6/2009 al 3/7/2009
9 - 13, 15 - 19 lunedi chiuso

Segnalato da

Edoardo Di Mauro




 
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25/6/2009

Eliana Pechenino / Erika Riehle

Galleria Arteincornice, Torino

Le 2 artiste presentano un lavoro di forte impatto, solida manualita' e consapevolezza concettuale. Pechenino manifesta un palese interesse per la poetica del corpo; Riehle opera una sorta di nomadismo linguistico ed esistenziale fondato sul voyeurismo.


comunicato stampa

a cura di Edoardo Di Mauro

La pittura è simbolo ed emblema di quella “technè” intesa nell’accezione etimologica di pratica manuale implicita al concetto originario di arte. Un concetto dove il procedimento mentale, l’ambito elevato relativo al mondo delle idee, per concretizzarsi in una rappresentazione oggettivamente fruibile deve essere in grado di gettare luce sull’esterno per mostrarci le cose della vita nella loro esatta dimensione, nella loro essenza intelligibile, illuminandoci sulla bellezza od anche la negatività di quanto di circonda con quella capacità rivelatoria propria del talento artistico.

La pittura è da sempre la casa di tutte le tecniche e di tutti i progetti, luogo eletto da cui traggono origine le manifestazioni sensibili dell’arte, ed è per questa sua natura che ha saputo attraversare le epoche della storia mantenendo sempre, nei casi migliori, la sua carica di espressività. Dalla sua antica vocazione alla rappresentazione mimetica della realtà naturale la pittura è stata in grado, di recente, di mutare la sua veste narrando con grande capacità poetica ed evocativa le inquietudini di un mondo in rapida mutazione. Quindi, accanto a coloro che praticano questa tecnica come viatico per una narrazione in presa diretta degli stereotipi che affollano la nostra quotidianità metropolitana, gettando nuova luce su squarci ed inquadrature di angoli riposti e trascurati della post modernità, o ad altri che, all’opposto, tendono a demistificare con ironia le sfavillanti ed effimere icone mediatiche da cui siamo circondati, esiste una terza posizione, caratterizzata dal riappropriarsi del gusto di una manualità lenta e calligrafica , da una “perdita di tempo come perdita del tempo”, per adoperare una terminologia di John Ruskin e da una vena fortemente simbolica, dove il reale sfuma in una dimensione “altra”.

La giovane generazione emersa negli ultimi anni affronta frequentemente la sfida dell’arte con piglio sicuro ma allo stesso tempo con la giusta umiltà di chi comprende come oggi le possibilità si siano enormemente ampliate ma, al tempo stesso, la scena sia divenuta estremamente competitiva e tarata spesso dall’azione di attori che giocano con carte palesemente truccate. La pittura è stata dai giovani rivalutata nella pienezza del suo linguaggio totalizzante ed appagante il piacere dell’espressione e della manualità, con la scelta di uno stile che traendo la sua forza dall’archetipo originario si cala come un bisturi tagliente a sezionare lo spesso tessuto del contemporaneo. Eliana Pechenino ed Erika Riehle , giovani studentesse della torinese Accademia Albertina, si proiettano con un lavoro già di forte impatto , solida manualità e consapevolezza concettuale verso questa dimensione. Eliana Pechenino manifesta un palese interesse per la poetica del corpo, centrale nella riflessione di molti artisti contemporanei.

In una società liquida caratterizzata da una condizione di eterno presente, dove il futuro è una prospettiva dai contorni incerti, e l’identità personale è frantumata dai mille specchi virtuali della civiltà dell’immagine, l’arte si pone in pone in atteggiamento di difesa dell’integrità indissolubile dell’Io. Le anatomie femminili proposte dalla Pechenino si offrono sensuali al fruitore, ma la frontalità della visione è attenuata dal filtro prodotto dall’immersione dei corpi in una sorta di ancestrale liquido amniotico che ne amplifica la carica interiore. Le pieghe delle pelle, l’espressione dei volti, le torsioni e le posture del corpo evidenziano una carica di vitalismo ed una rivendicazione della propria dimensione esistenziale.

Erika Riehle , pur adoperando anch’essa il corpo come pretesto di poetica, in particolare soffermandosi sulla vitalità espressionista dei volti, con il suo lavoro opera una sorta di nomadismo linguistico ed esistenziale che adopera il pretesto dell’itineranza, di un voyeurismo evocante l’ambigua attrazione di Baudelaire per la città moderna, allo scopo di indurre il fruitore ad un viaggio che in realtà adopera l’esterno come pretesto per ricondurci dentro la dimensione interiore nella quale tutto ha origine e sviluppo. Ricordano, le composizioni della Riehle, eclettiche quanto a proposta iconografica in quanto i suoi lavori, di partenza pezzi singoli, sono talvolta assemblati con opere precedenti e successive, la tenebrosa espressività del cinema tedesco degli anni ’20. Si tratta di acrilici eseguiti su supporti quali giornali e laminil giocati sul chiaroscuro e sull’ombra, dove la rappresentazione segue itinerari volutamente tortuosi ed enigmatici, dove è presente un senso di sospensione e di ansiosa ricerca, tipica delle prime prove di un regista come Bergman, si pensi al “Settimo Sigillo” ed anche, relativamente al frequente manifestarsi di un simbolo quale il labirinto, alla letteraria visionarietà di Kafka. Edoardo Di Mauro, maggio 2009

Inaugurazione Martedì 26 giugno 2009 alle ore 18

ArteinCornice
via Vanchiglia 11 Torino
9 - 13, 15 - 19 lunedi chiuso
Ingresso libero

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