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Giovanni Cavassori
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27/4/2002

Giovanni Cavassori

Spazio Juliet, Casier (TV)

Giovanni Cavassori e' pittore, ma naturalmente sui generis, nel senso che tra i materiali da lui abitualmente impiegati non figurano solo gli olii e le tempere, non troviamo cioe' solo traccia di quelle cosiddette tecniche tradizionali che tengono alti i sentimenti accademici; anzi, al loro posto ne accosta altri che sono di segno opposto.


comunicato stampa

S'inaugura alle ore 11 la mostra di Giovanni Cavassori, senz'altro l'artista che emerge con più forza e carattere da quella composita realtà venetaa che da alcuni anni fa capo a un concentrato di attività che si dividono tra Verona e Venezia, tra Treviso e Vicenza.

Giovanni Cavassori è pittore, ma naturalmente sui generis, nel senso che tra i materiali da lui abitualmente impiegati non figurano solo gli olii e le tempere, non troviamo cioè solo traccia di quelle cosiddette tecniche tradizionali che tengono alti i sentimenti accademici; anzi, al loro posto ne accosta altri che sono di segno opposto, come le stoffe cucite e il poliuretano espanso, che possono facilmente rinviare a un percorso plastico dell'immagine.

Si comprenderà, allora, come alla base di questo procedere ci sia una radicale assenza di retorica della rappresentazione, tanto che le opere indicano e allo stesso tempo negano sé stesse, attraverso un intreccio di richiami simbolici, evocativi, mitici, ludici, sessuali. Un tale modo di procedere permette a Boris Brollo (curatore della mostra) di ipotizzare che l'autore sia una specie di redivivo Dalì, nel senso che anche Cavassori sembra individuare il formarsi del conscio nel distacco del'linconscio per mezzo di una corazza tattile che si allunga e si sottrae a seconda delle scosse che riceve dalla realtà esterna.

Come si vede l'autore fa coesistere motori diversi, differenze inusitate, che possono persino apparire stridenti a chi volesse seguire i procedimenti della logica scolastica. Ma non c'è proprio di che stupirsi; non sono queste le possibilità operative alle quali ci ha abituato la dispersione linguistica avallata dall'avanguardia storica? Le radici le possiamo, quindi, trovare perfino nella tecnica dell'assemblaggio materico d'inizio secolo e nel principio ostentativo del ready made dadaista, ovvero nella possibilità che si offre a qualsivoglia segno visivo di assurgere al rango di coniugazione estetica. Chi dovesse pretendere d'ingabbiare la prassi linguistica dei grandi inventori di questo secolo entro confini obbligati e chiusi, sbatterebbe inevitabilmente contro questo muro duro e invalicabile, fatto di audacie, freschezza ed entusiasmo sempre rinnovato.

Il lavoro di Cavassori spesso si dilata nella ripartizione paziente di un modulo tematico disposto a mo' di ingombro fisico. Così ce ne parla il critico Maja Taianovic: "Incline sempre alla sorpresa, l'artista escogita veri modi estemporanei di manipolare con irriverenza la gravità, il tempo, lo spazio e la massa insiti nella forma scultorea. Le figure erotiche che egli elabora con fine intenzione di stupire, sono alcuni esempi apparentemente spontanei, eppure posti a paradigma concettuale di un occultamento-rivelazione".

Da ciò si comprendono le facoltà del piacere che si nutrono per i sensi, ben sapendo che questi si possono ritrovare in un altrove trasfigurato o in una aspirazione straordinaria o in una essenza segreta che fa del mistero di seduzione la sua arma vincente. La seduzione, indubbiamente, ovvero lo stupore di incontrare un corpo sconosciuto, il desiderio di confrontarsi con il materiale, di toccarlo giù giù fino alla sua radice, fino alla sua essenza, è il vero nodo segreto di questo lavoro, è la sua anima interna.

Anche quando si presenta duro, ostico, secco, tagliente, sconvolgente, fuorviante, non dimentica mai la domanda fatale: "Su quale solidità può poggiare il mondo?"
È questa una domanda che approssimativamente si può far corrispondere alla testimonianza di Milan Kundera: "L'Attualità è Sublime quando l'uomo soffre sul proscenio mentre dal fondo giunge l'eco degli scontri a fuoco e sopra di lui si libra l'Angelo della morte", il che vale a dire quanta sabbia scorra assieme alle parole, quanta sabbia scorra assieme alle immagini. Evidentemente, seppure imbrigliato da tali interrogativi, l'autore non fornisce risposta definitiva, non vuole fornirla; ciò che conta è la testimonianza scottante, la prova ripetuta, il congedo da opere via via diverse, e non la determinazione sillogistica di uno specifico e illuminante risultato. Insomma, qui si tratta di un qualcosa che via via si fa diverso, che muta pelle, che vive le stagioni, unitamente allo spirito del luogo e al martirio dei corpi.
A Casier, Cavassori presenta due lavori inediti.

La mostra, curata da Boris Brollo, in collaborazione con lo Studio Arkema di Portogruaro, chiuderà il 24 maggio.

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