Villa Comunale
Roseto degli Abruzzi (TE)
via Nazionale Adriatica

Sandra Di Marcantonio
dal 7/7/2009 al 18/7/2009
tutti i giorni 19-24
328 5488921
WEB
Segnalato da

Dino Del Vecchio




 
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7/7/2009

Sandra Di Marcantonio

Villa Comunale, Roseto degli Abruzzi (TE)

Crisopea Metropolitana. Nelle sue opere piu' recenti tornano i temi dell'isolamento e della separatezza che associano al soggetto dipinto, sorpreso in particolari condizioni di luce, l'indagine dell'artista sul lato alienante della figura-ritratto.


comunicato stampa

Mostra Personale D'Arte di Sandra Di Marcantonio ''Crisopea Metropolitana'' dal 8/7/09 al 19/7/09 presso La Villa Comunale di Roseto Degli Abruzzi (TE) via Nazionale Adriatica, a cura di Dino Del Vecchio, vernissage 8 Luglio ore 18:30 ingresso libero aperta da Lunedi a domenica orario 19:00--24:00 per informazioni tel. 3285488921

Tornano i temi dell’isolamento e della separatezza nelle più recenti opere che associano al soggetto dipinto, e sorpreso in particolari condizioni di luce, il riflesso esperenziale dell’artista che indaga il lato alienante della figura-ritratto, prima ancora che frutto di altre impreviste meditazioni. L’immagine stregata dal vuoto posta in relazione allo sfondo uniforme e immessa nell’oscurità si manifesta più acuta e straniante. Per questo l’opera è l’estensione fluida del pensiero; benché il paradigma figurale, decodifica altre connessioni e, modalità comunicative, che materializzano annotazioni, indizi, fatti e persone distintive di etnie differenti. La riflessione così concentrata sull’immagine e sull’intensa presenza umana con la purezza di un profilo sovrailluminato del ritratto, che vive in luoghi circoscritti e spazi vuoti, crea una moltiplicazione illusionistica della sua stessa presenza così catapultata nello “specchio mostruoso” dell’alienazione.

Distintamente formale la pittura, chiamata in causa nel continuum storico-artistico, comunque fuori dalla mimesi, dispiega di contenuti decisamente influenti alle urgenze contemporanee, e implicazioni più genericamente protese verso un preciso umore culturale della figura - così avvolta nella corda bianca - e trova vita nel profondo dell’enigma. Fra i lavori più rilevanti della ricerca enormi figure simbiotiche, imprigionate dalle reagenti fluorescenze urbane sul piano oculare della spazialità, materializzano un desiderio di leggerezza e fuga. Altre figure portate oltre verso il cielo, pensose sulla sfera e sul cubo elevano enigmatiche posture giocate in qualche luogo fuori dal tempo, sul confine della suggestione irreale/surreale. O ancora così caricati emotivamente grandi volti modellati con tecnica maniacale riappaiono in tutta la loro distanza psicologica; accidentalmente nel nostro tempo reale fisionomie referenziali di narcisismo sul prototipo umano, e, in efficaci impavidi cavie post-umane. Di fronte a ciò, di certo, si potrebbe dire che lo stile e il linguaggio, con una serie di identitarie scelte soggettive in grado di produrre slittamenti di senso e sonorità di fondo, proiezioni di ombre e di luci, approfondisce una pluralità di letture e complessi approcci in divenire. Si tratta di riconoscere l’idea che la pittura debba narrare in forma instabile atmosfere di introspezione-reclusione in cui successivamente destinare, sul paesaggio vuoto e silente, una relazione sensoriale, pause di meditazione, arcipelaghi rigenerativi di ordine supremo tra inespressività e turbamento. In alto verso l’infinito in assenza di gravità il corpo femminile, allo stesso tempo angelico e provocante, valorizzato sul piano estetico trasmuta in un ipnotico luogo d’ascolto quell’entità che rafforza l’atemporalità: l’aura enigmatica e metafisica in cui la fissità dello sguardo con gli occhi al cielo della modella, genera stati equivoci di un costante presente senza dimensioni.

Si fa impellente l’impegno per la costruzione dell’immagine; modalità di linguaggi, effetti disorientanti del sistema compositivo, che si ascrive onirico e allucinatorio nella mente di colei che lo genera costantemente arricchito da una serie di stimoli coscienziali. La fissità delle figure decifrabili dei volti, e più decise nelle anatomie unicamente all’interazione con altre figuralità, ri-proiettano in flashback un evento, altrettanto indeterminato di realtà sospesa tanto da sottrarsi sul punto di accadere. Sandra Di Marcantonio con eleganza formale, identificabile nel metodo tradizionale del dipingere, con la presa diretta ai sentimenti e ricordi, ha creato un percorso inedito che ha fatto proprio grazie ad un coscienzioso scavo culturale da cui ha scandagliato tragiche icone, approdi mitici, Divinità. Intervenendo poi con accostamenti insoliti, eterogenee proiezioni di ombre che esplicitano i piani prospettici aggiornati alle potenziali variazioni luminose, l’artista con spirito sottile rivisita i luoghi della memoria lavorando sulla citazione con humor paradossale a favore di un’immagine profilata così tipica del suo linguaggio.

Dunque la pittura, che ha certamente relazioni con le pulsioni inconsce, nella sua apparenza figurale ha di certo un carattere provvisorio, ma allo stesso tempo, psico-fisico di apparentamenti che riconoscono eredità tra le più valide esperienze artistiche del Surrealismo. In tale direzione si conferma una sperimentazione imperniata su sequenze visionarie, associazioni e corrispondenze analogiche dello spazio remoto condotto alla notturnità. Orientate a profonde riflessioni le forme-figure ampie ed espanse, fisicamente concrete e dotate di nitida precisione - in grado di forzare il limite della tela - così indirizzare ad un rinnovato accento anacronistico, lasciano trasparire un senso di irriducibile alterità. Ed è proprio qui che si avverte una nota di algida oggettività; sui concetti basici dell’eros, e germinazione cerebrale: nei modi della originale composizione squisitamente di forte valenza iconica orientata da preliminari riflessioni. In queste suggestive ambientazioni; in una atmosfera di provvisorietà assoluta, e indeterminata temperatura climatica, le eterogenee architetture giocate sovente su toni più caldi, accendono su guizzi di luce valenze di declinazioni tragiche; bensì la necessità di strutturare ombre umane di remota clonazione ove appare, al doppio, la fisiognomica del “Superuomo” con indubbie connessioni fantascientifiche. Il tutto sembra però essere filtrato per le implicite posizioni visionarie della pittrice; paradossalmente ironiche sul piano della rappresentazione con la pittura del silenzio assordante, infranto da colpi di luce, in quelle acque oscure della coscienza come una finestra verso un luogo incontaminato che offre all’uomo, (ammesso davvero che si possa scindere dalla realtà), aperture verso altri articolati fronti a muoversi libero con la leggerezza del pensiero.
Dino Del Vecchio

Vernissage 8 Luglio ore 18:30

Villa Comunale
Via Nazionale Adriatica - Roseto degli Abruzzi (TE)
Orario: da Lunedi a domenica orario 19:00--24:00
Ingresso libero

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