Museo di Locri Epizephiry
Locri (RC)
SS. Jonica 106
0964 391411 FAX 0964 232390

Krisztina Szabo
dal 28/7/2009 al 8/8/2009
9-19, chiuso il primo lunedi' di ogni mese
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Krisztina Szabo




 
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28/7/2009

Krisztina Szabo

Museo di Locri Epizephiry, Locri (RC)

Metamorphoses. L'artista, storica dell'arte di formazione, appassionata di antropologia culturale e arti fugurative, ha concentrato la sua analisi sulla complessa opera latina di Ovidio; nei suoi dipinti la pennellata e' piatta e il colore puro. A cura di Barbara Reale.


comunicato stampa

La mitologia è tra i temi classici uno dei più sfruttati dagli artisti in ogni secolo, per ricchezza d’immagini a cui attingere e suggestioni altamente evocative da ricreare. Soprattutto nel Medioevo l’arte religiosa, sia nella pittura che nella scultura, si compiace di illustrare le parti allegoriche e mitologiche di testi tramandati dai più autorevoli scrittori. Nello specifico Krisztina Szabo (1980, Budapest), storica dell’arte di formazione, studiosa e appassionata di antropologia culturale e arti fugurative, ha deciso di concentrare la sua analisi sulla complessa opera latina di Ovidio Metamorphoses. Egli si dilungò in eterni versi musicali, scrivendo di creature tormentate che si sostituiscono ad elementi animali e vegetali, ritrovando nella mutazione l'unica soluzione al dramma in atto.

Attratta dall’eleganza formale del poeta e dalla ricchezza del patrimonio culturale dei complicati intrecci proposti nei 15 libri dell’opera, Szabo concretizza una personale astrazione figurativa nello slegarsi da qualsiasi forma di omologazione intellettuale, per dirigersi verso una rappresentazione armonica ed estremamente essenziale nelle parti pulsanti della struttura compositiva. La metamorfosi come estrema punizione o ausilio divino in situazioni di grande emergenza e pathos narrativo trova una sua ideale interpretazione nella ricerca di una linearità stilistica, uno stile in cui i confini sono netti pur in assenza di contorni e sfumature: la pennellata è piatta, il colore puro. L’appassionante musicalità dei versi ovidiani viene stemperata e bloccata in un istante di luminoso distacco temporale .

Due moderni trittici in mostra: da un lato le ninfe senza individualità nei lineamenti indefiniti con elementi anatomici e cromatici ricorrenti, dall’altro Persephone e Plutone che si respingono in un’antitesi di forme e temperamento.

La trasformazione spesso è originata dall’accorata richiesta di salvezza da parte di fanciulle inseguite da divinità voraci e follemente innamorate: Daphne e Siringa divengono elementi naturali e si ricongiungono al ciclo universale, in una rappresentazione molto distante dal coinvolgimento emotivo presente, in particolare, nella scultura del Bernini dove la giovinetta braccata è piena di palpitante sgomento.

Lo stesso inquietante distacco che si percepisce anche nell’originale proposta di Szabo per il Narciso, di cui innumerevoli sono le edizioni, ma mai si ricorda rappresentato morto in una tale ardita prospettiva che pone in primo piano solo una mano, estrema beffa del destino che ne cela l’amato volto. Anche l’ironia non manca nella simbologia scelta dall’artista, che spesso attinge alle tradizioni culturali della sua terra d’origine: il personaggio IO durante la metamorfosi mostra all’osservatore il lato posteriore di una mucca tipica ungherese, in una prospettiva realisticamente caravaggesca.

Tra i miti più poetici rielaborati quello di Alcione che raggiunge punti di pathos intenso e si smorza in modulazioni delicate e struggenti. Il profondo amore coniugale, l’estrema sofferenza per la morte del marito Ceìce muove a pietà la dea Giunone, che trasformerà la donna in un cigno, mentre bacia la salma del marito morto annegato. Anch’egli diverrà un uccello per stare sempre unito alla sua devota consorte. Il forte sentimento e la delicatezza delle figure affiorano anche nel dipinto, anche se la struttura formale rispetta il fil rouge che unisce tutte le opere esposte.

Barbara Reale

Krisztina Szabo nasce a Budapest nel 1980, intraprende fin da adolescente gli studi artistici dedicandosi alla pittura, pur non trascurando l’artigianato e le arti popolari della propria terra d’origine. Già a 18 anni realizza la sua prima mostra presso una rinomata galleria d’arte della capitale ungherese.
Nel 2006 vince il concorso per l’assegnazione di una borsa di studio, offerta dal governo danese, per giovani artisti. Dopo aver conseguito, a pieni voti, la laurea in Storia dell’Arte, agli inizi del 2008 si trasferisce in Calabria dove, ispirata dalle bellezze e dalla storia della Locride, riprende quasi a tempo pieno l’attività di pittrice, ottenendo fin da subito importanti riconoscimenti.

Immagine: Cygnus, olio su tela (50 x 100 cm)

Inaugurazione 29 luglio ore 18

Museo di Locri Epizephiry
piazza Nassiriya Km. 95 della SS. Jonica 106 Locri (RC)
Orario: dalle ore 9,00 alle ore 19,00 tutti i giorni (chiuso il 1° lunedì di ogni mese)

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