Hotel Exedra Boscolo
Roma
Piazza della Repubblica, 47

Flavia Mantovan
dal 27/7/2009 al 27/8/2009
06 48938012
WEB
Segnalato da

Mirella Setzu



approfondimenti

Flavia Mantovan



 
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27/7/2009

Flavia Mantovan

Hotel Exedra Boscolo, Roma

Ciak si gira. Seguendo il culto della bellezza e il tema della vanitas l'artista da vita ad una serie di dipinti di personaggi del mondo dello spettacolo, volti che ritroviamo costantemente sulle riviste di moda e di gossip.


comunicato stampa

Bisognerebbe avere sempre un prodotto
che non sia semplicemente noi stessi.
Un’attrice dovrebbe contare sulle sue recite e sui suoi film
e una modella sulle sue fotografie
e uno scrittore sulle sue parole e un artista sui suoi quadri,
e sapere così, sempre esattamente, quanto si vale,
e non fissarsi pensando che il prodotto siamo noi,
la nostra fama, la nostra aura.
Da La filosofia di Andy Warhol

Il cinema è mezzo e fine, medium e messaggio della mostra, come si evince dal titolo Ciak si gira. Seguendo il culto della bellezza e il tema della vanitas Flavia Mantovan da vita ad una galleria di personaggi del mondo dello spettacolo, volti che ritroviamo costantemente sulle riviste di moda e di gossip. A sedurre lo spettatore/consumatore, oltre alla qualità formale dei ritratti, la ricerca della bellezza come consacrazione del prodotto estetico “vendibile”. Attori e modelle glamour, sradicati dai loro habitat “naturali”, passerelle e set cinematografici, “sfilano” lungo le pareti della galleria, esprimendo segni espliciti di vulnerabilità. La Mantovan pur appropriandosi dei loro volti, oggetto costante del suo interesse e della sua ricerca artistica, non ne modifica lo status ma anzi ne restituisce nuova vitalità, attraverso un sapiente uso del colore, spesso violento, e della pennellata pastosa e graffiante.

Celebrando quanto il mercato offre, l’artista li ritrae come fosse merce qualsiasi, acquistabile in qualunque grande magazzino. L’arte di Flavia Mantovan diventa così merchandising di personaggi dello spettacolo con la loro “immagine di marca”. I soggetti ritratti si accostano allo spettatore in maniera talmente diretta da non poter distinguere una differenza tra il personaggio in quanto essere umano e il personaggio in quanto prodotto. Cos’è in vendita, il loro talento o se stessi?

Fra tutti i generi il ritratto è quello in cui la Mantovan ha prestato fin dall’inizio della sua carriera maggior cura. L’artista è sensibilmente ispirata alle tematiche care alla Pop Art, si pensi ai Vanity portraits di Andy Warhol, dove la faccia ritratta è la pubblicità della persona stessa. Dalla Pop riprende anche la tecnica pittorica, smalti asciutti ed essenziali ma con qualche colatura di colore che “sporca” la tela.

Con la scelta dei soggetti e con l’indicazione precisa delle loro caratteristiche, Flavia solleva interrogativi e contraddizioni sulla loro identità, suggerendo risposte tramite frasi scritte vicino ai ritratti: Angelina Jolie è accompagnata dall’indicazione “Fragile”, Claudia Chiffer è “Infiammabile”, e Bogart “Extra dolce”. Sono consigli per un buon utilizzo del prodotto dipinto, una sorta di istruzione per l’uso, come quelle che si leggono sul retro delle confezioni delle merci di largo consumo.

La Mantovan gioca infatti costantemente su continui riferimenti consumistici, dal prezzo di vendita (Naomi Campbell) alla scritta “tutto esaurito” (Jonny Deep), spesso alludendo ironicamente ai loro mestieri, come Sofia Loren ritratta in abiti circensi, simbolo dello spettacolo puro.

Secondo Clement Greenberg, il padre della critica americana, la crisi dell’arte moderna è direttamente imputabile alle pressioni economiche dell’industria della cultura di massa che non fa altro che limitare e svilire l’arte sotto forma di merce, riproducibile e ripetibile, vendibile in quantità stereotipata e svuotata di senso.

Il lavoro di Flavia Mantovan si concentra proprio su questa tematica, trasformando i personaggi dello spettacolo, icone già consacrate nell’immaginario collettivo, in prodotti vendibili, standardizzati, riproducibili in quantità infinite, pronti per essere consumati dalle masse, realizzando quello che Jean Baudrillard ha chiamato “Il sogno della merce”.

Come spiega Naomi Klein nel libro No Logo, oggi l’immagine è tutto, anche troppo. Dopo decenni passati ad inseguire falsi bisogni, le nuove generazioni stanno impadronendosi di una ulteriore consapevolezza: la vita è fatta di sostanza, non solo di apparenza. Dietro l’industria dei marchi e delle firme si cela una società occidentale interessata anche alla realtà oltre che all’immagine di essa. Ciononostante, e questo la Mantovan lo ha colto appieno, il prodotto passa sempre in secondo piano rispetto al “bombardamento del marchio”.

L’arte di Flavia Mantovan si nutre dei linguaggi di massa a tal punto da coincidere spesso con il marchio pubblicitario, in grado quest’ultimo, secondo Guy Debord, di trasmettere una serie di valori che la società dello spettacolo è chiamata a riconoscere e condividere nel consumo. L’artista non da mai ai suoi personaggi pubblici un’immagine privata, anzi, li espone come fossero prodotti di marca in vendita, mercificazione brutale di esseri umani che di umano oramai non hanno più nulla, marchi-logotipo della moda coinvolti alle dinamiche dell’arte contemporanea.

L’artista offre visioni di un mondo virtuale, dove le apparenze ingannano. I personaggi rappresentati dalla Mantovan, dai volti splendidamente intensi, simulacri di se stessi, “confezionati” in un packaging luccicante con tanto di istruzione per l’uso, non sono ciò che sembrano. Cosicché lo spettatore viene coinvolto dalla potenza espressiva dei volti e dalla loro stupefacente personalità, codificati all’interno di un sistema di segni e significati che costituisce la società mediatica e consumistica contemporanea.

“In futuro ci sarà un quarto d’ora di celebrità per tutti” diceva Warhol profetizzando l’era della moltiplicazione dei mezzi di comunicazione di massa. Il padre della Pop Art non poteva immaginare che nell’era della riproducibilità dell’opera d’arte sarebbero bastati molto meno di 15 minuti per conquistare la notorietà, basti pensare ai pochi secondi degli spot pubblicitari o ai nuovi mezzi di comunicazione, primo fra tutti internet.

La famosa formula di Marshall McLuhan “Il medium è il messaggio” con Flavia Mantovan si realizza completamente. L’artista ha colto appieno il pensiero del sociologo canadese, presentando “la merce” in quanto mezzo di comunicazione di massa e oggetto consumabile, cioè merce essa stessa, dando vita ad una sua personale Société du spectacle in cui l’individuo è catapultato in una spettacolarità generalizzata, frutto della globalizzazione capitalistica, dove centrale e predominante è l’epica delle merci e dell’abuso mediatico.
Ciack si gira.
Godetevi lo spettacolo!
Giorgia Calò

Hotel Exedra Boscolo
Piazza della Repubblica, 47 - Roma
Ingresso libero

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