In mostra le sculture delle due artiste, che con un gioco di pieni e di vuoti, coniugando diverse tecniche e combinando argilla, smalti, metalli, giungono a dar vita a metafore dei loro sentimenti.
Dina e Donatella, Donatella e Dina: due mondi femminili in cui, con un afflato originale e di grande raffinatezza, si intersecano sensibilità artistica e ripensamenti autobiografici, colta ricerca sperimentale e terso linguaggio del cuore.
Perché le loro opere – e per il momento ci sia permesso di unificarne la visione in un comune denominatore che non annulla le singole diversità, ma ne coglie, invece, le bellissime tangenze – nascono da tutte queste componenti, la cui massa critica origina esiti limpidi ed essenziali, fino a tramutare la ceramica da materia primigenia inerte a forma viva.
E la vita, a conti fatti, è la ragione prima di questi lavori, nati dalla metamorfosi, ma che della metamorfosi, attraverso il delicato gioco di pieni e di vuoti – che sono poi il riverbero di presenze e assenze vissute, ripensate e, infine, delibate nella ricerca artistica – colgono alla perfezione l’anima dinamica del divenire, per giungere alla sua ricomposizione nelle forme dell’esistere.
Come lo scorrere della vita, del resto, le opere di Donatella Mazzola e Dina Mondadori non rappresentano mai uno stadio definitivo,bensì infiniti e intelligenti momenti sperimentali.
La loro stessa lavorazione, che coniuga spunti da tecniche diverse, dal procedimento Raku alla riduzione in forno, non si è mai fermata all’apprendimento del dato materiale, ma, tutt’al contrario, ha costantemente portato avanti dei percorsi di ricerca, volti a studiare in maniera del tutto originale, in un nesso inestricabile tra forma e contenuto, le mutazioni della materia.
Mutazioni che chiamano in causa raffinate alchimie, laddove lo studio delle variegate modalità della cottura e delle combinazioni fra argilla, smalti, metalli conduce a risultati estetici sorprendenti, talora persino insospettabili: la natura intima, molecolare, dei materiali viene manipolata per creare bellissimi e delicati giochi cromatici, che esprimono, una volta di più, la vita pulsante contenuta in nuce nella massa di partenza. Così come, d’altronde, lo stesso processo di ricerca tecnica e mentale incide sulla conformazione della materia, nel momento in cui essa risulta solcata da spirali, reticoli, craquelures, che, sotto la forza obbligante delle reazioni chimiche, ne frammentano l’astratta e sterile unitarietà in un universo palpitante.
Niente, però, in questo universo – come è nella vita – deve essere dato per scontato. La chimica ha le sue regole deterministiche, per cui posta una condizione preliminare, ne sortisce sempre il medesimo effetto, a parità di condizioni. Ma sono proprio queste condizioni che, nella realtà concreta, mutano: cambia, magari impercettibilmente, la percentuale di un metallo; cambia, senza che la variazione sia per noi sensibile, una temperatura; cambia, anche di una frazione, il tempo impiegato nella lavorazione. Sicché, i risultati sono sempre imprevedibili, anche quando tutto sembra essere stato riproposto come prima.
Ne consegue, con una conclusione ovvia ancorché meritevole di essere ricordata, che le ricerche, specie quando vogliano sondare nuovi cammini, raramente sono definitive e facili. Semmai, è grande merito dell’artista quello di presentare i risultati con l’elegante leggerezza di chi sa quanti pensieri elaborati e contraddetti stiano dietro a quei lavori considerati riusciti, perché finalmente corrispondono all’intenzione dell’artefice.
E così, allo stesso modo, le opere di Donatella Mazzola e Dina Mondadori nascono da una miriade di esperimenti, che sarebbe lungo e noioso descrivere, ma che devono essere presi in conto per apprezzare in pieno con quanta armonia le loro ceramiche rivelino capacità tecniche e coerenza di ispirazione, rispetto delle tradizioni e, al tempo stesso, intelligenza dell’innovazione: che è, poi, l’unico modo per infondere a ogni loro lavoro quella componente personale, che ne costituisce la vera, fondamentale sostanza; e che, nei lavori delle due artiste, non è mai disgiunta dalla ricerca della bellezza, dove con questo termine non ci si riferisce a un puro abbellimento esteriore, bensì a quel ricercato accordo di massa, profili e colori che così magistralmente perfeziona le forme della loro ceramica.
Ed è proprio in virtù di questa sapiente concordia di forma e contenuto, dunque, che la peculiare metamorfosi della materia, nelle mani delle due artiste – ma si può aggiungere, anche nei loro cuori –, giunge ad essere una perfetta metafora dei loro pensieri e dei loro sentimenti.
Inaugurazione sabato 26 settembre, ore 18. Saranno presenti le artiste
Galleria "Arianna Sartori"
via Cappello 17, Mantova
Orari: 10-12,30 - 16-19,30 chiuso festivi
Ingresso libero