GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Bergamo
via San Tomaso, 53
035 399528 FAX 035 236962
WEB
Due mostre
dal 29/9/2009 al 16/1/2010
martedi' - domenica 11- 19, giovedi' 11-22

Segnalato da

Paolo Boselli




 
calendario eventi  :: 




29/9/2009

Due mostre

GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Bergamo

Le opere di Aaron Curry sono come misteriose presenze totemiche che raccontano un presente sospeso, fatto di relitti urbani, consumo televisivo e virtualita'. Le sue sculture, sempre di natura installativa, sono spesso di legno dipinto o alluminio, sui quali l'artista intervenie con la serigrafia, il colore e la vernice spray. Per la seconda edizione di Art in the Auditorium le istituzioni internazionali coinvolte hanno segnalato 7 artisti e presentano il loro lavoro attraverso una selezione di opere video, film e animazioni.


comunicato stampa

Aaron Curry
Bad Dimension

A cura di Alessandro Rabottini

La GAMeC – Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta la prima personale in un'istituzione europea dell'artista americano Aaron Curry, interamente costituita da lavori creati per l'occasione.

L'opera di Aaron Curry (1972, San Antonio, Texas. Vive e lavora a Los Angeles) esplora la storia dell'arte del secolo scorso e il paesaggio visivo contemporaneo in un intreccio di stili, forme e immagini che mescolano passato e presente, avanguardia e cultura di massa.
Il suo è un linguaggio che utilizza in modo quasi paradossale il meccanismo della citazione: i lavori, infatti, sviluppano uno stile estremamente personale e riconoscibile, nonostante l'artista faccia un esplicito richiamo formale a una lunga serie di pietre miliari della storia dell'arte del XX secolo.
Aaron Curry sembra tracciare una sorta di storia della figurazione umana che ha tra i suoi perni il Cubismo e il Surrealismo, ma contamina il riferimento a questa tradizione con una complessa serie di allusioni a fenomeni come il graffitismo, il folklore americano, l'immaginario fantascientifico e l'artigianato.
Se Picasso – e più in generale l'avanguardia modernista – avevano guardato all'arte primitiva e l'avevano assunta all'interno del rinnovamento della scultura e della pittura, Curry amplifica questo meccanismo di appropriazione e lo estende al mondo delle immagini elettroniche, alla computer grafica e al culto mediatico delle celebrità. In questo modo le sue opere appaiono come misteriose presenze totemiche che sembrano raccontare il nostro presente – fatto di relitti urbani, consumo televisivo e virtualità – quasi fossero reperti di un culto sospeso tra passato e futuro.

Come per molti artisti della sua generazione, anche per Curry è il collage lo strumento principale nella costruzione del lavoro, inteso qui non soltanto come semplice tecnica, ma soprattutto come operazione concettuale all'origine della sintesi delle immagini. Le sculture di Aaron Curry, infatti, sono realizzate a partire dall'assemblaggio e dall'intersezione di piani dalle forme sinuose, spesso di legno dipinto o alluminio, sui quali l'artista intervenie con la serigrafia, il colore e la vernice spray. In questo modo l'artista mette in atto una continua oscillazione tra l'immagine bidimensionale e il linguaggio della scultura, facendo confluire la memoria di artisti come Alexander Calder, Isamu Noguchi e Henry Moore in una più ampia riflessione tanto sull'astrattismo quanto sull'immagine di natura pop.

Per Curry la scultura è sempre di natura installativa: le sue opere sono, infatti, per lo più presentate in gruppi e poste in dialogo con sculture dai volumi semplificati e inclinate contro il muro, e con lavori a parete in cui torna il principio della sovrapposizione e della fusione di immagini prelevate dai mass media, macchie di colore e forme biomorfe.
Il motivo dell'accumulo delle immagini e delle informazioni visive caratterizza il lavoro di Aaron Curry come profondamente radicato nella tradizione artistica di Los Angeles, soprattutto se pensiamo ad artisti come Hawkins, Kelley, Baldessari, Jackson, McCarthy e Rhoades che, nella loro diversità, hanno contribuito a identificare l'arte californiana come un'arte dell'ipertrofia e della sovreccitazione. Eppure, questo aspetto della cultura visiva contemporanea, legato alla frenesia del flusso e del consumo delle immagini, in Curry assume un aspetto quasi più meditativo e composito, come se l'esperienza artistica e percettiva di Los Angeles (sua città di formazione e adozione) si compenetrasse con una più profondo ripensamento non soltanto dell'avanguardia europea ma, anche, con l'immagine del paesaggio di frontiera americano e texano, con l'apertura dei suoi orizzonti e il respiro delle sue forme naturali monumentali.

La mostra verrà ospitata dal Kestnergesellschaft di Hannover dal 25 febbraio al 24 maggio 2010.
Il catalogo – disponibile a partire da gennaio 2010 – conterrà tutte le immagini delle opere in mostra e sarà la prima monografia dedicata all’artista, con testi di Veit Goerner, Richard Hawkins e Alessandro Rabottini, e con una lunga conversazione tra Aaron Curry e Bruce Hainley.

Un ringraziamento particolare alla Galleria Michael Werner, Colonia / New York, alla Galleria David Kordansky, Los Angeles, e alla Galleria Daniel Buchholz, Colonia / Berlino.

Si ringrazia il Club GAMeC per il supporto alla realizzazione del catalogo.

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Art in the Auditorium

La GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di presentare la seconda edizione di Art in the Auditorium, un progetto nato da un'iniziativa della Whitechapel Gallery di Londra, e che vede la collaborazione di istituzioni internazionali presenti in Stati Uniti, Nuova Zelanda, Argentina, Turchia ed Europa.
Oltre alla GAMeC e alla Whitechapel Gallery, partecipano ad Art in the Auditorium anche il Ballroom Marfa (Marfa, Texas), la Fundación PROA di Buenos Aires, l'Henie Onstad Kunstsenter di Oslo; The Institute for the Re-adjustment of Clocks di Istanbul (ospitato da Istanbul Modern) e la City Gallery Wellington (Wellington, Nuova Zelanda).

Questa la lista dei 7 artisti selezionati da ciascuna istituzione:

Patrizio Di Massimo, selezionato dalla GAMeC di Bergamo
Inci Eviner, selezionata da The Institute for the Re-adjustment of Clocks di Istanbul (ospitato da Istanbul Modern)
Lars Laumann, selezionato dall’Henie Onstad Kunstsenter di Oslo
Ursula Mayer, selezionata dalla Whitechapel Gallery di Londra
Charly Nijensohn, selezionato dalla Fundación Proa di Buenos Aires
Nova Paul, selezionata dalla City Gallery di Wellington
Aïda Ruilova, selezionata dal Ballroom di Marfa

Come nella scorsa edizione di questa mostra – ospitata dalla GAMeC tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009 – ciascuna istituzione è stata invitata a segnalare un artista del proprio Paese, e a presentare il suo lavoro attraverso una selezione di opere che vedono nell'uso dell'immagine in movimento il mezzo privilegiato.

Anche in questa occasione si potranno vedere video, film e animazioni provenienti dai contesti culturali più diversi, così da ottenere una selezione di quello che è ormai un medium globale – il video, appunto – con cui gli artisti raccontano la propria e la nostra realtà dai quattro angoli del pianeta, usando linguaggi diversi come il documentario e la finzione, e registri che spaziano dalla poesia alla critica sociale.


Immagine: Cosmic Knot #3, 2009. Inchiostro e acquerello su carta 147.3 x 106.7 cm. Courtesy Michael Werner Gallery, New York

Responsabile Comunicazione: Paolo Boselli – paolo.boselli@gamec.it
Assistenti: Manuela Blasi – manuela.blasi@gamec.it
Anna Desiderio – anna.desiderio@gamec.it
Ufficio Stampa Elena Bari – elena.bari@gamec.it - Mobile: +39 3289781241

Visita a porte chiuse per la stampa: 29 settembre 2009, ore 11.30
Inaugurazione: 30 settembre 2009, ore 18:30

GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea
via San Tomaso, 53 - 24121 Bergamo
Orari:
Da martedì a domenica dalle 11.00 alle 19.00 - Giovedì dalle 11.00 alle 22.00

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