La mostra si apre con uno dei pezzi storici della produzione dell'artista, 'Babele' del 1988. Alta piu' di 3 metri questa scultura in terracotta e' il punto di partenza per comprendere tutta le serie dell'artista dai Menhir, agli Angeli. L'esposizione, curata da Claudio Strinati e Maria Selene Sconci, offre un percorso sulle sue ricerche estetiche piu' significative.
a cura di Claudio Strinati e Maria Selene Sconci
La Soprintendenza PSAE e per il Polo Museale della città di Roma ed il Museo Nazionale del Palazzo di Venezia presentano un evento espositivo destinato a documentare la più recente produzione artistica della ceramista aquilana Massimina Pesce. La mostra di Palazzo Venezia vuole essere il tributo ed il giusto riconoscimento allo incessante lavoro che l'artista ha fatto nel corso di una lunga e felice carriera espositiva costellata di successi e di importanti riconoscimenti di pubblico e di critica.
L'esposizione romana, che si terrà nella magnifica Sala Altoviti di Palazzo Venezia decorata dagli affreschi cinquecenteschi di Giorgio Vasari, si sarebbe dovuta svolgere nel mese di maggio scorso; rinviata a causa del terribile evento sismico che ha annullato la città dell’Aquila e sconvolto la vita dei suoi cittadini, si inaugura oramai a sei mesi esatti da quel 6 aprile 2009 arricchita, rispetto al progetto originario, di una raffinata riflessione (e non poteva essere altrimenti per un’ artista che ha sempre vissuto e lavorato nel cuore del centro storico dell’Aquila e che a seguito del terremoto ha perso sia l'abitazione che lo studio) sulla bellezza storico-architettonica della propria città.
Nata negli anni Ottanta – scrive in catalogo Maria Selene Sconci curatrice della mostra – dalla ricerca sulla strutturazione della materia e scaturita da una riflessione sulla frammentazione e moltiplicazione dei piani prospettici, la ricerca ha portato l’artista a realizzare suggestivi frammenti architettonici intitolati Fratture che, in tempi non sospetti rappresentavano un originale omaggio alla città dell’Aquila, oggi il valore intrinseco di tali opere è aumentato considerevolmente, e mettere in mostra i rilievi che citano i magnifici rosoni delle maggiori chiese aquilane assume un toccante significato evocativo che emoziona gli animi oltre che il senso estetico di chi le osserva. Le eleganti ogive delle bifore di Casa di Jacopo Notar Nanni e di Palazzo Alfieri, le impalpabili trine dei rosoni marmorei di Santa Maria di Collemaggio, di San Silvestro, di San Pietro in Coppito, autentici simboli della città dell’Aquila, vengono rivisitati e reinseriti nel contesto linguistico dell’artista fino a diventare un personale, potente e originale metalinguaggio che oggi assume le caratteristiche universali e dirompenti di un pensiero doloroso urlato al mondo intero”.
La mostra si apre con uno dei pezzi storici della produzione ormai trentennale di Massimina Pesce, “Babele” del 1988. Alta più di tre metri questa scultura in terracotta è il punto di partenza ineludibile per poter comprendere l’artista oggi, per comprendere tutta le serie dei Menhir, dei suoi Voli, dei suoi Angeli; per questo la mostra offre un percorso completo sulle sue ricerche estetiche più significative. Un percorso in cui alcune delle sue opere scultoree più recenti corrispondono in maniera letterale ai quadri dei voli o degli angeli senza che si possa veramente parlare di un’equivalenza tra pittura e scultura, ma piuttosto di una vera e arcana identità“Massimina Pesce – scrive in catalogo Claudio Strinati altro curatore della mostra – è un’allieva di Colla e di Leoncillo, è una persona che si è formata nella dialettica informale – astrazione.
E’ una cittadina del mondo in quanto artista e intellettuale e non rivendica alcune peculiarità abruzzesi. I suoi Menhir sono emblemi universali che non hanno patria. La sua tecnica non è il frutto di una sopravvivenza di artigianato antico rimasto depositato nella città vecchia e rinato in un’ottica moderna. Il suo stesso concetto di modernità è maturato attraverso un parabola lenta e continua che ha attraversato i quattro fatali decenni della seconda metà del Novecento caricandosi sempre di più di significato e di capacità di elaborazione fino a raggiungere un sottile ed audace crinale tra pittura e scultura che è tutto suo e non ha alcuna matrice etnica o localistica. Eppure la nobiltà di pensiero di questa artista riflette veramente quelle istanze di eticità, di autocontrollo, di dominio sulle afflizioni del tempo e della sorte che si sono manifestate ultimamente davanti al mondo intero dopo i disastri del terremoto”.
La mostra si apre con uno dei pezzi storici della produzione ormai trentennale di Massimina Pesce, “Babele” del 1988. Alta più di tre metri questa scultura in terracotta è il punto di partenza ineludibile per poter comprendere l’artista oggi, per comprendere tutta le serie dei Menhir, dei suoi Voli, dei suoi Angeli; per questo la mostra offre un percorso completo sulle sue ricerche estetiche più significative. Un percorso in cui alcune delle sue opere scultoree più recenti corrispondono in maniera letterale ai quadri dei voli o degli angeli senza che si possa veramente parlare di un’equivalenza tra pittura e scultura, ma piuttosto di una vera e arcana identità“Massimina Pesce – scrive in catalogo Claudio Strinati altro curatore della mostra – è un’allieva di Colla e di Leoncillo, è una persona che si è formata nella dialettica informale – astrazione. E’ una cittadina del mondo in quanto artista e intellettuale e non rivendica alcune peculiarità abruzzesi. I suoi Menhir sono emblemi universali che non hanno patria.
La sua tecnica non è il frutto di una sopravvivenza di artigianato antico rimasto depositato nella città vecchia e rinato in un’ottica moderna. Il suo stesso concetto di modernità è maturato attraverso un parabola lenta e continua che ha attraversato i quattro fatali decenni della seconda metà del Novecento caricandosi sempre di più di significato e di capacità di elaborazione fino a raggiungere un sottile ed audace crinale tra pittura e scultura che è tutto suo e non ha alcuna matrice etnica o localistica. Eppure la nobiltà di pensiero di questa artista riflette veramente quelle istanze di eticità, di autocontrollo, di dominio sulle afflizioni del tempo e della sorte che si sono manifestate ultimamente davanti al mondo intero dopo i disastri del terremoto”.
Tracce di Memoria – grandi sculture e dipinti di Massimina Pesce è curata da Claudio Strinati e Maria Selene Sconci, ed è organizzata dall’Associazione Culturale Aquilante con il progetto e il coordinamento dell’Architetto Giuseppe Cimmino. La mostra è stata realizzata in collaborazione con Regione Abruzzo e Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila.
Ufficio Stampa:Angela Ciano tel. 348/3402130
Antonella Stancati - Anna Valerio 06.69994219
artirm.uffstampa@arti.beniculturali.it
Info e prenotazioni:.06.69994299
palazzovenezia.dir@arti.beniculturali.it
Presentazione alla stampa ed inaugurazione martedì 6 ottobre, ore 18
Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, sala Altoviti
via del Plebiscito, 118 Roma
Orario 10,30 - 19,30 (la biglietteria chiude alle 18,30). Lunedì chiuso.
intero 4 euro, ridotto 2