Dodici vedute venenziane della Pinacoteca Albertina di Torino. In mostra anche due capolavori di Canaletto e Guardi provenienti dalla Pinacoteca Nazionale di Palazzo Barberini. Queste opere presentano punti di vista molto simili a quelli usati dal "Maestro delle vedute dell'Accademia Albertina". Le vedute sono databili fra 1742 e 1743 ed appaiono assolutamente simili ad altre attribuite al Domenichini.
A cura di Arabella Cifani e Franco Monetti
Per la rassegna Affinità elettive - Dialogo tra la rinnovata Pinacoteca Albertina e i Musei della Città, la Fondazione Accorsi ospita, nella sala dei pannelli cinesi, dal 1° ottobre 2009 al 10 gennaio 2010, "Dodici vedute della città di Venezia, le più deliziose ed interessanti, dipinte con una maestria impareggiabile, tutti della stessa misura…" come si legge nell’inventario della donazione della quadreria di famiglia, che Monsignor Mossi fece, nel 1828, all’Accademia Albertina.
Ricondotte a Canaletto fino al 1936, queste vedute furono in seguito attribuite a Michele Marieschi. Grazie alla collaborazione tra l’Accademia Albertina e il Centro Studi della Fondazione Accorsi, Arabella Cifani (Direttore Artistico della Fondazione Accorsi) e Franco Monetti (Consigliere della Fondazione Accorsi) hanno identificato il vero autore delle dodici tele: si tratta di Apollonio Domenichini detto anche "Maestro delle vedute Langmatt" in riferimento ad una serie di tredici vedute di Venezia conservate alla Fondazione Langmatt di Baden e identificate da Dario Succi ed Egidio Martini nel 1994.
Di Apollonio Domenichini si conosce ancor oggi poco: probabilmente nato nel 1715, l’artista è registrato nella fraglia dei pittori veneziani nel 1757. Formatosi negli anni Trenta presso la bottega di un vedutista veneziano, forse il Marieschi, verso il 1740 quasi certamente avvia un’attività in proprio. Il crescente successo del pittore è fortemente favorito dal vuoto creatosi a Venezia dalla morte del Marieschi avvenuta nel 1743 e dalla partenza di Canaletto per l’Inghilterra nel 1746: due avvenimenti che lo resero praticamente senza rivali nel settore della veduta. Sarebbe morto prima del 1776, probabilmente intorno al 1770.
Nonostante la presenza sul mercato antiquario e in molti musei di opere stilisticamente simili raggruppabili sotto il nome del Domenichini, tuttavia fino ad oggi non è apparsa alcuna firma e/o documento che possa certificare in modo preciso che il Domenichini sia veramente identificabile con il "Maestro delle vedute Langmatt". Pertanto, considerata l’illustre, molto antica e pubblica provenienza delle vedute torinesi, pare opportuno denominare d’ora in avanti questo pittore come "Maestro delle vedute dell’Accademia Albertina".
Per meglio focalizzare artisticamente e culturalmente l’affascinante figura di questo artista, la mostra accosta alle dodici vedute due splendidi capolavori di Canaletto e Guardi provenienti dalla Pinacoteca Nazionale di Palazzo Barberini. Il Canaletto e il Guardi proposti in mostra presentano punti di vista molto simili a quelli usati dal "Maestro delle vedute dell’Accademia Albertina".
Le dodici vedute dell’Accademia Albertina, databili fra 1742 e 1743, appaiono assolutamente similari a quelle della Fondazione Langmatt e ad altre vedute attribuite al Domenichini. La qualità delle opere è molto alta e le tele sono stilisticamente omogenee.
Forte il loro realismo: il Domenichini, raffigurando il Canal Grande da vari punti di vista e Piazza San Marco, descrive infatti in modo calligrafico le superfici e i dettagli degli edifici di cui registra perfino i deterioramenti degli intonaci. Le vedute presentano tutte una distorsione prospettica, riprese con una sorta di grand’angolo; i toni coloristici sono modulati su tonalità fredde, con prevalenza di azzurrini e verdi.
Dal punto di vista collezionistico, il numero delle vedute veneziane conservate a Torino, ben dodici, le rende singolari e significative: suite di vedute così vaste sono infatti molto rare.
La serie torinese, unita alle molte tele già identificate dell’artista, permette quindi di far emergere con chiarezza l’importanza del ruolo del Domenichini come pittore di vedute alla metà del Settecento a Venezia. Le sue vedute si diffusero capillarmente fra i collezionisti europei che desideravano opere dipinte nel gusto di Canaletto, ma certamente molto meno costose.
Immagine: Maestro delle vedute dell’Accademia Albertina, Veduta del Canal Grande con la Dogana, la Chiesa della Salute, la Chiesa di San Gregorio, e a sinistra il Palazzo Pisani-Gritti con il traghetto di Santa Maria del Giglio. Torino, Pinacoteca dell’Accademia Albertina
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