Galleria Le Opere (vecchia sede)
Roma
vicolo della Campanella, 10
06 68136100
WEB
Patrick Alo'
dal 14/10/2009 al 30/10/2009
merc-sab 16.30-20

Segnalato da

Jacopo Mattia Alegiani




 
calendario eventi  :: 




14/10/2009

Patrick Alo'

Galleria Le Opere (vecchia sede), Roma

Personale dell'artista definito da Giorgio Di Genova uno "scultore preistorico-tecnologico che sa coniugare i tempi di quando l'uomo non era ancora nato e i tempi in cui l'uomo sta lavorando alla propria autodistruzione".


comunicato stampa

La prima volta che ho visto le sculture di Patrick Alò ho pensato ad un autoritratto collettivo, a come si riflettesse in quel metallo l’anima di una generazione rifiutata dal mercato, dalle ideologie persino, e quindi obbligata a servirsi di rifiuti per reinventarsi o riconoscersi. Ma ora, a distanza di tempo, questa lettura mi appare sempre meno convincente. C’è qualcosa in questi manufatti che trascende la loro stessa potenza comunicativa, la loro apparente facilità ermeneutica. Qualcosa persiste, resiste alla tentazione di una lettura legata ai tempi della cronaca. Così nel Deus sed ma- china in un primo momento ciò che ci colpisce è la salienza dell’immagine.

La pregnanza semantica è tale da apparentarla ad un manifesto pubblicitario. Lo schiaffo duchampiano non salva nulla: la nostra gloriosa tradizione, il cristianesimo, il classico e il moderno. Eccolo l’uomo nuovo della postmodernità – sembra venirci a dire – inchiodato a quel che resta della sua filosofia da quattro soldi, anzi da 1 €. Eppure al di là di scorciatoie sociologiste, il testo ci richiama ad una interpretazione differente. Questa crocefissione condensa, e sembra un processo onirico, i maestri del Rinascimento. Il Cristo del Michelangelo è ibridato con l’icona leonardesca, in un percorso che chiama in causa l’intera filosofia umanista occidentale, dall’antropomorfismo vitruviano all’antropocentrismo di Le Corbousier.

L’immagine è pulita, è espressione di una coerente ricerca formale. Anche la seconda opera presente in mostra, la Chimera, non vuole essere uno sfregio ad un capo- lavoro dell’arte etrusca e, certamente, non è neppure la semplice apologia del riciclaggio assunto a palingenesi collettiva, è qualcos’altro. Alò imposta un dialogo ad armi pari con l’antico; ammicca allo spettatore, però è tra gli artisti che sceglie i suoi interlocutori. Per noi inscena una depistante commedia dai toni dadaisti, ma è serissimo nella scelta dei pezzi, nello studio delle proporzioni, nel trattamento delle superfici. Patrick ha scoperto qualcosa, nelle carcasse di fabbriche abbandonate, nei luoghi della rimozione, nei territori attraversati dagli avvoltoi dell’archeologia industriale, Patrick ha scoperto, ha inventato, ha trovato dentro di sé le tracce di una specie alla quale appartiene.

Quest’umanità altra che ha scelto il fare come strumento di comunicazione, conosce le parole ma ne diffida. E allora lasciamoci alle spalle il Duchamp di L.H.O.O.Q. e della Ruota di bicicletta, per individuare i precedenti della Chimera: La testa di Toro di Picasso e le sorprendenti composizioni dell’Arcimboldo. L’ondata postindustriale ha fornito il pretesto materiale, tuttavia per cogliere l’unicità dell’itinerario di questo scultore occorre mettere tra parentesi le ragioni contestuali e attraversare le regioni del- l’arte, perché in esse sole è il senso di una ricerca che da quindici anni Alò conduce con rigore e pre- cisa individualità.

Inaugurazione 15 ottobre ore 18:30

Galleria Le Opere
Vicolo della Campanella, 10 – Roma
Orario: dal mercoledì al sabato 16.30 – 20
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [15]
Renato Fascetti
dal 27/5/2010 al 11/6/2010

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede