Fondazione Brodbeck
Catania
via Gramignani, 93
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Christian Andersson
dal 31/10/2009 al 15/1/2010
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Fondazione Brodbeck




 
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31/10/2009

Christian Andersson

Fondazione Brodbeck, Catania

Three steps to Rockefeller. L'archivio, la memoria, la perdita, il senso della storia sono i soggetti generali delle sculture dell'artista, le quali trovano grande e affascinante applicazione in tutte le opere presenti all'interno degli spazi espositivi della Fondazione.


comunicato stampa

A cura di Giovanni Iovane e Helmut Friedel

Il titolo della mostra personale di Christian Andersson, Three steps to Rockefeller, è tratto dalla enigmatica conclusione del poema Evolution (1930) del poeta svedese Nils Ferlin.

Nils Ferlin, morto nel 1961, è stato un poeta molto conosciuto in Svezia e diverse statue ne rammentano la figura, come quella decisamente modernista di Stoccolma in cui il poeta si accende la pipa. Tuttavia, il titolo scelto da Christian Andersson per la sua mostra non possiede elementi patriottici e nemmeno filologici. La scelta di questa frase, Three steps to Rockefeller - Tre gradini per Rockefeller-, esprime e ben riassume quella sorta di corto circuito estetico (nel duplice senso artistico e percettivo del termine) su cui si fonda l’esperienza artistica dell’artista svedese e, in questo caso, il complesso e ampio progetto espositivo realizzato negli spazi della Fondazione Brodbeck di Catania. Difatti, il riferimento alla frase e soprattutto al titolo del poema, Evolution, sono efficaci strumenti per rielaborare un concetto che nella contemporaneità sembra essere stato rimosso: quello di storia.

Attraverso alcuni frammenti (“tracce mnestiche” le avrebbe definite Sigmund Freud), Andersson ricostruisce, senza rinunciare ad un gusto teatrale o perfino di docu-drama, la scena della storia. La teoria dell’evoluzione, insieme al riferimento alla scala evolutiva, al Rockefeller Center, che proprio negli anni 30 vide la sua costruzione, divengono elementi di un complesso sistema di associazioni per il quale è possibile rivedere e rileggere la storia occidentale. Il presupposto e il fondamento di questa rilettura (e soprattutto re-visione) sono basati sull’uso accorto e illuminato di dettagli e frammenti, di una storia passata, che ricostruiscono una scena, fino ad ora, non vista e persino perduta.

In tal modo, frammenti come “scala evolutiva” o “Rockefeller” possiedono un potere di evocazione non solo verso i gradini del passato ma divengono strumenti di visione, e di evocazione, del nostro presente; anzi è proprio il presente, in questo caso, ad illuminare o proiettare una propria immagine in un passato spesso oscuro o immemore. In questo meccanismo di sovrimpressione ottica (l’arte ha a che vedere, in primo luogo, con il senso della vista) assume un ruolo e una funzione determinante il punto di vista dell’osservatore (o spettatore, come nella rigorosa tradizione modernista).

Uno dei contributi filosofici più rilevanti degli ultimi anni, scritto da Slavoj Žižek, s’intitola The Parallax View (2006). La parallasse è il fenomeno per cui un oggetto sembra spostarsi rispetto allo sfondo se si cambia il punto di osservazione. Tale apparente dislocazione dell’oggetto, che per il filosofo sloveno era utile per una riabilitazione del materialismo dialettico, diviene per Christian Andersson un efficacissimo “gioco di prestigio” per una lettura alternativa della storia.

L’artista svedese presenta 5 opere del 2009, tre delle quali progettate e realizzate per gli spazi espositivi della Fondazione Brodbeck.
All’interno del vasto capannone della Fondazione, suddiviso per la mostra in tre spazi, sono presenti due opere che ben riassumono questa intenzionale manipolazione del punto di vista dell’osservatore. La prima s’intitola: #3 (The 10 000 square-foot Corbis Film Preservation Facility, Iron Mountain underground storage, Pennsylvania) ed è posta a 135 cm dal suolo.

Questa scultura ha la forma di un modello (di un plastico, così come in altre sculture tipiche dell’artista svedese) del grande archivio sotterraneo “Corbis Film Preservation Facility” situato nella Pennsylvania occidentale che conserva al suo interno circa 11 milioni d’immagini storiche.
I 10.000 piedi quadrati di questo deposito sotterraneo presentano una temperatura interna di -20°C ed una umidità relativa del 35%, al fine di conservare in eterno le collezioni fotografiche.

La scultura-modello del Corbis FPF, rispetto alla collocazione sotterranea dell’archivio originale, è posta a 135 cm dal pavimento. La scultura, evidentemente, si presenta come un panoptico al contrario (è come porre i nostri occhi sulla parte “sbagliata” di un cannocchiale). Il panopticon era il carcere ideale progettato nel 1791 da Jeremy Bentham. L’idea architettonica era basata su un chiaro principio economico: assumere un solo guardiano e porlo al centro di un edificio circolare. Questa posizione avrebbe consentito al sorvegliante di vedere tutti i prigionieri rinchiusi nelle celle, mentre la posizione delle celle non avrebbe permesso ai prigionieri di vedere il sorvegliante.

Era talmente economica e proto-capitalista questa collocazione che anche l’unico sorvegliante diveniva superfluo, giacché ai detenuti sarebbe bastato sapere di essere osservati da qualcuno per essere, di fatto, e comportarsi come tali, sempre sotto osservazione (Secondo Bentham, ''il potere doveva essere visibile e inverificabile''). La scultura di Andersson sposta il punto di vista dell’osservatore e lo priva della visione circolare dell’archivio.

L’ “effetto di parallasse” determinato dall’artista, tuttavia, oltre a determinare una forma di illusionismo (simile a quella del potere) ci invita a ri-vedere tutti quegli aspetti invisibili, e spesso inverificabili, della storia; della storia in questo caso del Corbis FPF. Un archivio dove una moltitudine di immagini sono congelate sotto il controllo e, in un certo senso economico, della censura, di un potere circolare (che si manifesta anche come una corporate property). L’archivio, la memoria, la perdita, il senso della storia sono i soggetti generali delle opere di Christian Andersson i quali trovano grande e affascinante applicazione in tutte le opere presenti all’interno degli spazi espositivi della Fondazione.

Inaugurazione 1 novembre ore 10.00

Fondazione Brodbeck
via Gramignani, 93 - Catania
La mostra di Seb Koberstädt è visitabile su appuntamento telefonico
Gli uffici della Fondazione Brodbeck sono aperti dal martedì al sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.

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