In mostra vengono presentati fedeli repliche di antichi strumenti, molti dei quali conservati presso il Museo di Storia della Scienza di Firenze, oltre a importanti documenti e manoscritti. L'esposizione illustra inoltre l'evoluzione delle tecniche per produrre lenti, specchi, occhiali da vista e camere oscure. A cura di Giorgio Strano.
a cura di Giorgio Strano
Grazie a Galileo Galilei, tra l’estate e l’autunno del 1609 l’universo assume d’un tratto una fisionomia completamente nuova.
Il cannocchiale consente infatti a Galileo di confermare le rivoluzionarie teorie di Nicolò Copernico: la Terra non è immobile al centro dell’universo, ma ruota su se stessa e orbita intorno al Sole.
È l’annuncio di un’astronomia e di una visione del mondo destinate a provocare sconvolgimenti straordinari.
A 400 anni di distanza da quei giorni epocali, l’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze ha dedicato al telescopio di Galileo e alle osservazioni celesti dello scienziato toscano, una mostra spettacolare, presentata per la prima volta a Firenze (4 marzo 2008 – 31 gennaio 2009) e successivamente allestita a Pechino, Filadelfia e Stoccolma con grande successo.
L’esposizione sarà proposta al pubblico romano dal 31 ottobre 2009 al 6 gennaio 2010 nella sede di Palazzo Incontro, per iniziativa della Provincia di Roma, organizzata in collaborazione con Civita e Opera Laboratori Fiorentini.
La mostra, curata dallo storico dell’astronomia Giorgio Strano - con la collaborazione di un comitato scientifico formato da Filippo Camerota, Paolo Del Santo, Sven Dupré, Paolo Galluzzi, Pier Andrea Mandò, Giuseppe Molesini, Francesco Palla, Albert Van Helden e Marco Verità - è divisa in sei sezioni, che costituiscono un appassionante viaggio nel tempo e nell’universo, lungo un percorso che ci permette di percepire la forte integrazione di scienza, cultura e religione tra Cinquecento e Seicento.
In mostra vengono presentati fedeli repliche di antichi strumenti, molti dei quali conservati presso il Museo di Storia della Scienza di Firenze, oltre a importanti documenti e manoscritti.
La mostra illustra inoltre l’evoluzione delle tecniche per produrre lenti e specchi (anche per prestazioni ustorie), occhiali da vista e camere oscure.
Le sezioni della mostra
Come per molte scoperte decisive nella storia del progresso scientifico, anche l’invenzione del telescopio è nata dall’osservazione di fenomeni e oggetti relativamente comuni, che soltanto una mente brillante poteva comprendere appieno per poi svilupparne l’enorme potenzialità. È ciò che avvenne nel 1609, quando Galileo Galilei s’imbatté in un tubo dotato di lenti da entrambi i lati, fabbricato in Olanda: guardandovi attraverso, si aveva l’impressione che gli oggetti distanti fossero più vicini. Galileo trasformò in pochi mesi questo strumento, poco più che un giocattolo, aumentandone il potere di ingrandimento fino a trenta volte. In seguito puntò il telescopio verso il cielo, dando vita a rivoluzionarie scoperte astronomiche.
La mostra “Il Telescopio di Galileo”, grazie a una molteplicità di documenti, strumenti scientifici, modelli interattivi e animazioni multimediali, narra la storia dell’ottica antica, delle osservazioni e delle eccezionali scoperte celesti conseguite da Galileo grazie al suo telescopio e dei primi telescopi fino alla metà del Seicento. Le sei sezioni della mostra sono curate dallo storico dell’astronomia Giorgio Strano, con la collaborazione di un comitato scientifico composto di storici della scienza e della tecnologia, fisici, matematici e astronomi, di cui fanno parte Filippo Camerota, Paolo Del Santo, Sven Duprè, Paolo Galluzzi, Pier Andrea Mandò, Giuseppe Molesini, Francesco Palla, Albert Van Helden e Marco Verità. Il progetto scientifico è stato sviluppato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Fisica Nucleare (INFN), l’Istituto Italiano di Ottica Applicata (INOA), l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri e il Laboratorio Sperimentale del Vetro di Murano.
La prima sezione della mostra, “Preistoria del telescopio”, copre il lungo periodo che precede l’invenzione del telescopio e illustra come, dall’Antichità al Rinascimento, le leggi della riflessione e della rifrazione fossero conosciute attraverso lo studio di specchi metallici e dischi di vetro. Anche le componenti ottiche per costruire il telescopio esistevano già. Tuttavia, non si andò oltre la realizzazione di occhiali e specchi ustori. La produzione di vetro e la lavorazione delle superfici riflettenti e rifrattive erano di una qualità troppo povera per permettere la costruzione di strumenti più complessi.
La seconda sezione, “Il telescopio di Galileo”, si apre con i primi “occhialetti” costruiti in Olanda nel 1608, per concentrarsi poi sugli studi e le innovazioni che Galileo apportò a quegli strumenti rudimentali e che culminarono, un anno dopo, all’uso astronomico del telescopio. I dispositivi precedenti consentivano ingrandimenti di due o tre volte soltanto; Galileo perfezionò le lenti fino a ottenere ingrandimenti di oltre trenta volte, che gli permisero le prime osservazioni ravvicinate del cielo. Attraverso il telescopio Galileo poté osservare la Luna e le fasi di Venere, scoprire i quattro satelliti orbitanti intorno a Giove e le macchie solari. Queste scoperte fornirono la prova osservativa della correttezza del sistema copernicano, secondo il quale tutti i pianeti, compresa la Terra, ruotano intorno al Sole. Prima di Copernico, si credeva che l’universo fosse geocentrico, cioè che tutti i pianeti – compreso il Sole – orbitassero intorno alla Terra.
L’istituto Nazionale di Ottica Applicata e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare hanno eseguito, appositamente per la mostra, una serie di studi scientifici sulle lenti realizzate da Galileo e dai principali fabbricanti italiani di lenti della prima metà del XVII secolo. La terza sezione della mostra, “La qualità delle lenti di Galileo”, illustra i risultati di questi studi, che, grazie anche alla collaborazione della Stazione Sperimentale del Vetro di Murano, hanno dimostrato l’esistenza di elementi comuni fra il vetro utilizzato in vari manufatti e quello usato per le lenti dei primi telescopi.
Grazie alla realizzazione di una fedele replica ottica del telescopio di Galileo, montata sul “Telescopio Amici” dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, sono state riprodotte le osservazione astronomiche dello scienziato toscano: i risultati vengono presentati nella quarta sezione, “Osservare con il telescopio di Galileo”. Modelli interattivi e repliche offrono ai visitatori la possibilità di capire meglio cosa significasse osservare il cielo con i primi telescopi della storia e di scoprire gli accessori speciali adottati da Galileo, tra cui il micrometro e l’elioscopio, usati rispettivamente per studiare i satelliti di Giove e per disegnare le macchie solari.
Nella quinta sezione, “Da Galileo a Newton”, si affronta la storia dell’ottica dopo Galileo. In particolare, questa sezione descrive il nuovo modello di telescopio ideato da Johann Kepler nel 1611 e analizza le ragioni che ne ritardarono la diffusione; questo modello iniziò infatti ad affermarsi soltanto attorno al 1635 per merito di ottici italiani. L’esigenza di ridurre gli effetti indesiderati della cosiddetta “aberrazione cromatica” spinse i costruttori di telescopi ad aumentare la lunghezza degli strumenti rispetto al diametro degli obbiettivi. Fu solo il telescopio “a riflessione”, ideato nel 1668 da Isaac Newton, a offrire una soluzione alternativa a questo problema grazie alla sostituzione della lente obbiettiva con uno specchio concavo.
La sesta sezione della mostra, “Il telescopio, misurazione del tempo e longitudine”, è dedicata al contributo di Galileo alla soluzione di uno dei più importanti problemi pratici del suo tempo, la determinazione della longitudine in mare. Galileo pensò che i satelliti di Giove si prestavano a questo scopo, poiché orbitavano intorno a Giove come le lancette di un orologio visibile da tutti i luoghi della Terra. Inoltre, per facilitare le osservazioni dei marinai, ideò il celatone, uno speciale elmetto munito di visore telescopico. Studiò infine nuovi strumenti in grado di misurare il tempo con maggior precisione e arrivò a formulare la legge dell’isocronismo del pendolo (tutte le oscillazioni sono di identica durata). La sezione finale dell’esposizione illustra anche il dibattito sviluppatosi fra il XVII e il XVIII secolo tra i sostenitori dei metodi astronomici(uso di osservazioni) e dei metodi meccanici (uso di orologi) nella determinazione della longitudine.
Il catalogo, a cura di Giorgio Strano, è edito da Giunti Editore, Firenze-Milano.
Per informazioni: http://brunelleschi.imss.fi.it/telescopiogalileo/indice.html
Ufficio Stampa Provincia di Roma:
Emanuele Lanfranchi T. 06 67662289 M. ufficiostampa@provincia.roma.it
Ufficio Stampa Civita:
Barbara Izzo
T. 06 692050220 C. 348 8535647 M. izzo@civita.it
Arianna Diana T. 06 692050258 M. diana@civita.it
Anteprima stampa della mostra venerdì 30 ottobre 2009, ore 12
Inaugurazione sabato 31 ottobre 2009
Palazzo Incontro
via dei Prefetti 22, Roma
Orario 10 – 19, tutti i giorni escluso il lunedì
Ingresso gratuito