CACT Centro d'Arte Contemporanea Ticino
Mirko Aretini
Pier Giorgio De Pinto
Mark Raidpere
Veronica Tanzi
Artur Zmijewski
Mario Casanova
Mirko Aretini, Pier Giorgio De Pinto, Mark Raidpere, Veronica Tanzi, Artur Zmijewski. La mostra e' un'analisi tra pragmatismo e visione, razionalita' ed emozione, dove artisti come De Pinto, Raidpere e Zmijewski sviluppano i loro temi da un punto di vista storico e analitico.
Mirko Aretini, Pier Giorgio De Pinto, Mark Raidpere, Veronica Tanzi, Artur Zmijewski
Il CACT Centro d‘Arte Contemporanea Ticino ospita la mostra titolata SENTIMENTO e DISSACRAZIONE, altro tassello che l’istituto di Bellinzona aggiunge alla sua programmazione attorno al corpo e alle dinamiche su genere e identità, in generale. La mostra è un’analisi tra pragmatismo e visione, razionalità ed emozione, ove artisti come De Pinto, Raidpere e Zmijewski sviluppano i loro temi da un punto di vista storico e analitico.
Le cinque grandi stampe digitali su tela di PIER GIORGIO DE PINTO (Italia-Svizzera_1968) dalla serie titolata SACER (DIONYSUS’ DARKROOM) (2005) costituiscono l’incipit della mostra, in cui egli riprende la figura mitologica di Dioniso. Personaggio nel contempo sacro e sacrilego, il Dio greco irrompe oggi più che mai nella cultura e nella storia contemporanea come agente destabilizzante e dissacrante, in grado di rinnovare l’uomo verso i suoi archetipi interiori e i suoi modelli morali. Dioniso e Bacco sono entrambi metastasi di una stessa figura pagana e portatrice di turbamento, di perdizione della ragione attraverso l’ebbrezza del vino; quell’elemento in grado di affievolire la ratio riconducibile all’universo maschile per fondersi con la passione e il sentimentalismo tradizionalmente legato a quello femminile. Dioniso è l’elemento unisessuale e ambiguo della storia di ogni uomo; quella ricca e arricchente diversità e alterità pure espressa nel concetto di nomadismo, osmosi e promiscuità culturale dell’uomo entro le sue diverse esperienze. Una figura che disegna simbolicamente l’unione tra maschile e femminile, dissolutezza e stravagante superiorità, ma che già rappresenta i timori di una società perbenista.
ARTUR ZMIJEWSKI (Polonia_1966) ci pone a confronto con la storia recente, la seconda guerra mondiale, raccontando – attraverso l’opera video 80064 (2004) – la drammatica epopea di un uomo, ex-internato di un campo di concentramento nazista e sopravvissuto ad Auschwitz, che nell’odierna società dell’opulenza borghese si fa ritatuare sul braccio il suo numero di ex-prigioniero, consumato e affievolito dal tempo, a ricordarci che la storia e le storie si ripetono, che potrebbero ripetersi. Il suo severo racconto, una sorta di freddo documentario filmico, è un toccante monito che parla in profondità dell’uomo martoriato nel corpo e nello spirito e delle responsabilità sociali collettive e individuali. Come sempre Zmijewski riesce a essere lucidamente imbarazzante nel porre lo spettatore di fronte a realtà che l’uomo stesso crea e che molto spesso il decorrere della storia tende lentamente a rimuove nell’assuefazione.
L’opera ANDREY/ANDRIS (2006) è il video che MARK RAIDPERE (Estonia_1975) presenta in grande formato in una sala del CACT. Si tratta di un’intervista filmica che l’autore fa a un giovane diciottenne; Andrey. Il carattere è a tratti documentario, poiché Raidpere rappresenta di nuovo il rapporto realtà/finzione – non solo con peculiare attenzione al mezzo tecnologico che usa –, bensì anche nella scelta del personaggio da interrogare. L’artista non crea linguaggi stilistici particolari, ma utilizza la videocamera per quello che essa è: uno strumento di lavoro e di restituzione della realtà. Verace interfaccia del mondo che lo circonda, il lavoro è il racconto che l’attore casuale fa delle sue velleità di giovane uomo appena uscito dall’adolescenza.
Contraddistinte da un approccio più intimista sono le opere presentate dal giovane MIRKO ARETINI (Italia-Svizzera_1984) e da VERONICA TANZI (Svizzera_1975). Video artista, film maker, scrittore e sceneggiatore, Aretini da subito affronta l’immagine in maniera assolutamente post-tecnologica e transmediale. Appartenente a una generazione tecno-televisiva, l’artista fa osservare quanto ’essere ciò che si guarda’ sia ormai divenuto il meccanismo reattivo dell’osservatore contemporaneo spesso inibito nella sua volontà e capacità di giudizio critico per tutto ciò che gli si presenta davanti. A QUIET MOMENT (2009) è un’opera filmica, la cui narrativa non si esplica attraverso un copione e una sinopia ben precisi, bensì grazie a ritmiche audio-visive. L’immagine, statica ed esasperante, nichilista e disarmante nella restituzione al pubblico di impressioni ed emozioni, è accompagnata da una colonna sonora equivoca nel suo costruirsi su di un altalenante passaggio reiterato di due gradi armonici fondamentali.
Se VeronicaTanzi affronta temi basilari legati in particolare al mondo femminile, per questa mostra – con l’installazione contestuale MY ROOM (2009) – essa elabora tali suoi concetti da un punto di vista più intimista. Ricreando ciò che l’artista considera uno suo proprio spazio privato, essa utilizza modalità linguistiche forti attraverso a diversificazioni tecniche. Un letto, disegni, proiezioni a parete e in monitor, oggetti diversi e simbolici. Pervasa da una forza muta (l’installazione è assolutamente silente), Tanzi vuole in questo modo coinvolgere il pubblico, provocarne le reazioni intime, nella sua interazione con la simbolica di un intrinseco e complesso mondo interiore.
Mario Casanova_2009
Vernissage sabato 28 novembre 2009 alle ore 17:30
Centro d'Arte Contemporanea Ticino - CACT
Via Tamaro 3 - Bellinzona
Ven-sab-dom 14-18 (o su appuntamento); chiuso dal 24 dicembre 2009 all’8 gennaio 2010
Ingresso libero