La tela per Frassineti e' un luogo di meditazione e di costruzione, di immersione nel passato e di proiezione nel futuro. L'attenzione dell'artista e' rivolta a terre lontane, sognate, intraviste, forse persino visitate.
a cura di Eva Clausen
La galleria Sinopia Laboratori porta avanti la ricerca sulle attività artistiche artigianali. Un viaggio esplorativo nel mondo della materia cominciato con le opere tessute di Margherita Levo Rosenberg e Giovanna Zinghi, passato alle formulazioni vitree di Francesca Cataldi e alla complessità linguistica del gioiello d’arte, approda ora al laboratorio combinatorio di Mimmo Frassineti. Filo conduttore è la ri-creazione del mondo tramite la tessitura e la combinazione di elementi vari che, nell’alchimia della corrispondenza tra colore e forma, fanno emergere terre lontane. Terre che sprigionano vibrazioni che invitano lo spettatore a un viaggio esplorativo del proprio universo.
In un percorso espositivo che interagisce con l’atmosfera di un luogo in cui il suono della bellezza antica si mescola con la forza visiva del contemporaneo e la cultura del sapore. La galleria Sinopia Laboratori, partecipe della ricerca della contaminazione e della contestualizzazione dei generi, valorizza l’arte combinatoria del collage in un’atmosfera di connubio tra sapori e saperi, tra trame e tessuti, tra colori e luci volta all’esaltazione della vera esperienza estetica che richiama tutti i sensi. La filosofia dell’arte come nutrimento e del cibo come arte trova la sua valorizzazione in un percorso che si snoda dalla galleria al GLUB dove il gusto prende forma e suscita sensazioni, il luogo d’incontro che nelle sue sale del gusto, non solo inteso come palato, combina antico e moderno, eleganza ed originalità, suoni e immagini.
Terre emerse
La tela per Mimmo Frassineti è un luogo di meditazione e di costruzione, di immersione nel passato e di proiezione nel futuro. L’attenzione dell’artista è rivolta a terre lontane, sognate, intraviste, forse persino visitate. Le fa emergere come d’incanto dal nulla in una nuova luce radiosa, irreale che unisce l’alba e il tramonto, la notte e il giorno. Non è una luce crepuscolare rarefatta ma limpida, sfavillante, un notturno solare. Le tele di Frassineti avvolgono lo spettatore con un’atmosfera di dormiveglia e pure dinanzi al suo occhio si stacca nitido un mondo elaborato in modo meticoloso alla stregua di un Miniaturista medioevale. Un mondo apparentemente naif, semplice come le icone bizantine, sorretto da una fede ingenua nelle fondamenta solide, eppure evidente risultato di un lavoro scientifico, piuttosto laico, che più che nell’unità crede nella frammentazione e nella manipolazione soggetta al libero arbitrio. La creazione di mondi, nel laboratorio di Mimmo Frassineti, non ubbidisce a regole, non si cura della verosimiglianza, della prospettiva, riconosce, semmai, l’indubbia supremazia del colore, un colore forte ma non materico, luccicante ma al tempo stesso trasparente, diafano, spirituale. Una spiritualità che però più che nello spirito della fede, qualunque essa sia, crede in quello della gioiosa leggerezza e sceglie come Idolo la sconfinata allegria che spazza tra cielo e terra e li unisce in un unico orizzonte senza linea di demarcazione. Eppure, e qui ritorna l’indole del miniaturista , le linee ci sono e hanno un ruolo essenziale.
Perché quegli orizzonti sono colmi di minuscoli dettagli, di forme ben precise, riconoscibili e riconducibile a delle realtà , a dei viaggi non immaginari semmai virtuali in paesi lontani ma esistenti , rintracciabili sul mappamondo. Viaggi virtuali perché Mimmo Frassineti attinge alla realtà come fonte d’ispirazione per modificarla trasformando il macrocosmo in microcosmo e viceversa. I suoi paesaggi che di fatto sono uno curioso misto tra fantascienza e arabesco, tra audacia e radicamento in antiche tradizioni che per più di un verso e più di una trama ci portano in oriente, hanno una doppia valenza ossia un doppio punto di vista: uno da vicino, anzi da vicinissimo che ci fa entrare nel laboratorio di Frassineti fatto di colla, colori, disegni, riproduzioni, macchinari di ingrandimento e quant’altro, e l’altro da lontano, anzi da lontanissimo che ci fa sentire come il Piccolo Principe di Saint-Exupéry che dal suo minuscolo asteroide parte per scoprire l’immenso universo. Frassineti è come l’aviatore che disegna per il Piccolo Principe la pecora, si impegna a dare al viaggiatore una bussola per seguire le tracce - piccole mappe che ci rammentano le opere di Alighiero Boetti - oppure semplici trame tessute che permettono un orientamento nella vastità delle città senza frontiere né collocazione. Sono città fantasmi se si accetta una connotazione positiva della parola come apparizione luminescente, città deserte dove non compare mai la figura umana eppure intrise e vibranti di vita e di vitalità. Perché non sono terre spettrali ma terre emerse da un profondo sentire.
Un sentire che non ha nulla a che fare con il sentimento, ma piuttosto con quell’effetto sulla psiche del colore e della forma che è alla base del credo artistico di Kandinsky: il colore raggiunge l’anima. La vibrazione non è dovuta solo al colore ma anche alla forma e alla loro totale corrispondenza. Quella stessa inseparabilità tra colore e forma della teoria – e della pratica – di Kandinsky viene inseguita instancabilmente da Frassineti che ha in comune con il grande pittore russo l’attrazione per i temi fantastici e le tradizioni medievali. In certi momenti Frassineti tende più all’astrazione fantastica e fantasmagorica in altri più al figurativo ed è sorprendente il risultato quando queste due tendenze si fondono sulla tela, quando cioè Frassineti affronta il complesso tema del ritratto. Il ritratto è forse uno dei generi artistici più antichi ma anche più complessi sempre in bilico tra la riproduzione delle fattezze e la sensibilità del pittore, tra realtà oggettiva e sentire soggettivo.
E anche Frassineti conosce questo spartiacque e si diverte ad accarezzarlo come un filo di rasoio con il passo leggero del funambulo sulla fune. Sceglie di personaggi famosi - e non a caso per esempio l’autore del Piccolo Principe, Antoine de Saint-Exupéry, o l’eroina del Medioevo francese Giovanna d’Arco, - che fanno parte della memoria collettiva , un immagine pre- esistente che garantisce , per così dire, l’adempimento della richiesta della realtà o comunque della verosimiglianza e poi mette in moto la macchina combinatoria che prima frammenta, poi mescola, poi ricuce per rappresentare alla fine un immagine che certamente è riconducibile a un modello ma non più per i tratti somiglianti ma quelli esaltati, cioè portati al loro estremo, a una specie di quintessenza, grazie alla esemplificazione. Esemplificazione che si basa ancora una volta sul semplicissimo concetto della massima corrispondenza tra forma e colore. Così che la stessa leggerezza che fa volare i paesaggi di Frassineti si annida e traspare dai volti umani che lui ritrae seguendo sempre una sola strada : quella del libero arbitrio.
Mimmo Frassineti, fotografo e giornalista free-lance, pubblica su numerosi quotidiani e periodici italiani e stranieri. Dal 1987 collabora con il Venerdì di Repubblica realizzando reportages da Irak, Siria, Israele, Libano, Yemen, Turchia, Tunisia, Etiopia, Russia, Romania, Polonia, Bangladesh, Cina, Stati Uniti, e da quasi tutte le nazioni dell'Europa occidentale. Nel 1976 fonda con altri colleghi l'A.G.F. che si afferma come agenzia fotogiornalistica d’importanza nazionale. Autore di mostre e libri fotografici, svolge attività didattiche e di promozione culturale nel campo della comunicazione visiva. Ha pubblicato “Cronache del basso Nilo”, un romanzo ambientato in Egitto durante la campagna napoleonica. Ha tradotto una raccolta di leggende afgane.
Inaugurazione 29 Novembre 2009, alle 17
Galleria Sinopia
Via dei Banchi Nuovi, 21 A - 21 C Roma
dal martedi al sabato 10,30 -13,30 / 15,30 -19,30 domenica e lunedì chiuso
ingresso libero