Vincenzo Agnetti
Art & Language
Robert Barry
Gianfranco Baruchello
Mel Bochner
Alighiero Boetti
Sophie Calle
Giuseppe Chiari
Philip Corner
Hanne Darboven
Robert Filliou
Pierluigi Fresia
Joseph Kosuth
Hans Haacke
Jenny Holzer
Emilio Isgro'
Ketty La Rocca
Mario Merz
Maurizio Nannucci
Bruce Nauman
Giulio Paolini
Gianni Pettena
Ed Ruscha
Salvo
Paolo Scheggi
Ben Vautier
Bernar Venet
Andrea Alibrandi
Mauro Panzera
Enrico Pedrini
Una sintetica rassegna che tende a indagare l'utilizzo della parola nell'arte quale fattore significativo. Vengono avvicinate opere dalla meta' degli anni '60 alla meta' degli anni '80 realizzate da Vincenzo Agnetti, Joseph Kosuth, Hans Haacke, Jenny Holzer, Emilio Isgro', Ed Ruscha, Bruce Nauman e molti altri ancora.
a cura di Andrea Alibrandi, Mauro Panzera, Enrico Pedrini
Vincenzo Agnetti, Art & Language, Robert Barry, Gianfranco Baruchello, Mel Bochner, Alighiero Boetti, Sophie Calle, Giuseppe Chiari, Philip Corner, Hanne Darboven, Robert Filliou, Pierluigi Fresia, Joseph Kosuth, Hans Haacke, Jenny Holzer, Emilio Isgrò, Ketty La Rocca, Mario Merz, Maurizio Nannucci, Bruce Nauman, Giulio Paolini, Gianni Pettena, Ed Ruscha, Salvo, Paolo Scheggi, Ben Vautier, Bernar Venet
La Galleria Il Ponte presenta una sintetica rassegna che tende a indagare l’utilizzo della parola nell’arte quale fattore significativo. Vengono avvicinate opere dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’80, realizzate da artisti che hanno riflettuto sul potere visivo ed espressivo del linguaggio come nuovo medium del fare artistico.
“[…] una particolare opera d’arte è arte, il che significa che è una definizione dell’arte”. Così Joseph Kosuth in Art after philosophy (1969) sottolinea la necessità di considerare l’arte prima di tutto un linguaggio: essa é costituita da significanti che veicolano significati o idee che possono essere compresi da tutti coloro che condividono con l’artista lo stesso codice linguistico.
Dalla seconda metà degli anni Sessanta infatti, l’obiettivo dell’arte si sposta dalla forma del linguaggio al contenuto di quest’ultimo, da un problema di morfologia a uno di funzione, dalla forma alla concezione. Da cui il termine “arte concettuale” che denota il movimento che più di ogni altro si è interessato a tale argomento.
Se l’uso della parola nell’arte era già presente nei collages cubisti e futuristi, nei dadaisti, in Magritte e in Duchamp, è soltanto a partire dagli anni Sessanta e con l’arte concettuale appunto, che si ha una riflessione sulla struttura stessa della lingua. L’arte come linguaggio inizia quindi ad analizzare visivamente anche le problematiche che da sempre sono connesse all’utilizzo di quest’ultimo: dai giochi e combinazioni di parole indagati da Boetti, alle differenze tra segno iconico e linguistico presenti in Kosuth, dalla potenza evocatrice e visiva di parole cancellate messe in luce da Isgrò, agli enunciati utilizzati come mezzi per sovvertire e decostruire i parametri del linguaggio da Vincenzo Agnetti.
La mostra si propone di fornire un breve excursus di questa tendenza giunta fino ai giorni nostri che, se a prima vista sembra spostare l’attenzione dall’arte al linguaggio, in realtà concentra tutta la sua riflessione sullo statuto dell’arte sostenendo che l’arte esiste solo per se stessa, o meglio, l’arte è una definizione dell’arte, “l’arte è una parola” (citazione tratta dall’opera di Ben Vautier, l’arte è una parola, 2007).
Inaugurazione 12 dicembre ore 18.30
Galleria Il Ponte
via di Mezzo, 42/b - Firenze
16-19.30, chiuso sabato e festivi
ingresso libero