Spazio Tadini
Milano
via Jommelli, 24
02 26829749 FAX 02 26829749
WEB
Due mostre
dal 14/12/2009 al 14/1/2010
mat-sab 15.30-19

Segnalato da

Spazio Tadini




 
calendario eventi  :: 




14/12/2009

Due mostre

Spazio Tadini, Milano

La dimensione ludica, giocosa e ironica e' il filo conduttore di tutto il percorso artistico di Maria Amalia Cangiano. Cecilia Capuana, invece, nel suo percorso artistico gioca da sempre sul corpo e sugli oggetti che diventano sostitutivi del se'.


comunicato stampa

Maria Amalia Cangiano - Elogio al mondo delle Fate

Quando abbiamo incontrato Maria Amalia Cangiano e conosciuto il suo lavoro, abbiamo scoperto un’ironica capacità di rilettura dell’universo simbolico femminile legato alla rappresentazione dei sentimenti. Cuori, merletti, fuochi, passamanerie, nidi, seduttivi serpenti, orsacchiotti, gabbie dorate e così via diventano opere che sembrano appartenere a una specie di circo del sentimento.
Amalia reinterpreta questi simboli in modo grottesco, caricaturale, fino a sfiorare il kitsch. Si prende gioco di tutta quella simbologia femminile che appartiene alle favole, al Paese dei Principi Azzurri, alle Eve seduttrici, alle bambole coi vestitini di pizzo, agli animali antropizzati.

Cuori in tutte le salse, dunque e pizzi e paillettes di tutti i colori a sottolineare un mondo fantastico che è appartenuto a tutte le donne, anche quelle che non si ricordano, o preferiscono non ricordare, di essere state bambine. Un universo femminile dal quale comunque dipendono e dal quale, col tempo, ci si sente tradite e ci si allontana: i Principi Azzurri a volte si rivelano Orchi o Nani e le donne si trasformano in Acrobate, Matrigne o Streghe.

Il mondo dorato di Maria Amalia Cangiano è un elogio al mondo delle Fate al quale si rimane ancorate intrise di malinconia, ma dal quale ci si deve allontanare per non diventare vittime, per non essere solo bambole. Un mondo fatto di “tira e molla”, un universo giocoso che è rappresentato in particolare nei dischi dorati con spirali che Amalia compone con variopinte piccole “barbie” o balocchi attraverso la tecnica del collage.

L’effetto quasi ipnotico di questi lavori imprigiona lo sguardo dell’osservatore, ma non angoscia, non c’è paura di rimanerne imprigionati. E’ un percorso lineare dal centro verso fuori e dal fuori verso il centro, un fulcro magnetico o propulsivo che allude agli oppposti: da una parte la seduzione e dall’altra la razionalità, da una parte la femmina, dall’altro la donna, da una parte il mondo incantato dall’altro la realtà con le sue regole.

La dimensione ludica, giocosa e ironica è un filo conduttore di tutto il percorso artistico di Maria Amalia Cangiano. Un aspetto intrinseco al suo carattere, al suo modo di essere, forse alle sue radici partenopee, dove la ritualità della magia si mischia con la sacralità di un cuore votivo. Una vita comunque a colori dove dominano i rossi della passione, gli ori dei rituali alchemici, i luccichii delle paillettes e, nella quale, le favole si ripropongono, restando a portata di mano per sognare anche da grandi. Perché, in fondo, nessuno dovrebbe dimenticarsi di essere stato bambino. Melina Scalise

Nasce a Taurasi (AV) nel 1960 dopo iniziali studi artistici si interessa di progettazione e realizzazione di gioielli attivando un laboratorio artigianale a Firenze, attivo dal 1979 al 1989. Nel 1990 si trasferisce a Milano dove approfondisce lo studio della pittura e dell'incisione nella Scuola degli Artefici, presso l'Accademia di Belle Arti di Brera.

In contemporanea s'interessa alla pratica della scultura ed ad una serie di sperimentazioni su materiali diversi.Lavora in diversi campi dell'arte, dall'installazione all'arte visiva, fino al fashion design. Il fine della sua ricerca è di offrire un punto di vista positivo sulla vita in relazione ai sentimenti ed alle emozioni. Nelle sue opere usa diversi materiali, come il metallo, la carta, il legno, la stoffa ed il poliuterano, per creare una metamorfosi tra gli elementi e per descrivere i moti interiori dell'essere umano. Alcune opere si ispirano ad esperienze autobiografiche, reinterpretate in modo ironico e lirico. Ha partecipato a diverse mostre nazionali e internazionali.

In galleria catalogo con testi di Ada Celico, Stefanella Sposito, Filippo de Gasperi, Savina da Rios, Gabriella Anedi

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Cecilia Capuana “La camera segreta”

Cecilia Capuana nel suo percorso artistico, di notevole abilità tecnica, gioca da sempre sul corpo, su parte del corpo e sugli oggetti che diventano sostitutivi del sé. Feticci? Guanti di lattice e tacchi a spillo, ciotole e caffettiere. Nel suo studio si trovano dal ritratto di Gandhi raccontato anche attraverso gli oggetti che appartengono alla sua vita, fino al nudo femmilile che alimenta l’immaginario feticista. “Dattilografi gangsters, poeti, poliziotti, torturatori e vittime, sognatori, tramvieri, tutti possono entrare e uscire liberamente da questa bella casa dalle stanze multiple….e da qualche parte, alla curva di un corridoio, la camera segreta chiamata Cecilia” scrisse di lei Moebius.

Mentre Emilio Tadini le scrisse: “Sembra quasi che ciascuna di queste parti  del corpo si mostri nello spazio della pittura – e nello spazio del nostro immaginario – ostentando una separazione. Ostentando la propria riduzione a frammento. In qualche modo, ostentando addirittura la propria autonomia. E’ quasi come se in ogni parte di questo corpo dipinto fosse costretto a mostrarsi ‘nell’atto’ di ignorare la presenza di tutte le altre. Figura di un corpo che la pittura ha smembrato. Figura di un corpo che nel nostro immaginario e nel nostro simbolico, non sta più ‘insieme’. Ma anche figura di una vita che si dà, risorgendo, nonostante tutto, in ogni frammento. Che cos’è che tiene in vita questi frammenti che gli impedisce di disperdersi nel vuoto dell’insensatezza? Forse, è la forza della pittura. O forse, a tenere in vita questi frammenti è, paradossalmente, la violenza di quella stessa pittura che questo corpo sembra averlo smembrato, diviso, fatto a pezzi. A proposito. (A proposito di quella parola ‘violenza’, voglio dire). Forse a tenere in vita questi frammenti è il desiderio che sospinge la pittura. E allora: corpo della pittura. (Nei due sensi della preposizione, naturalmente. Nel senso di “corpo in cui si manifesta lei, la pittura”. E, insieme, nel senso di “corpo dato in possesso alla pittura, corpo posseduto dalla pittura”).

Nella mostra milanese saranno esposte circa 20 opere e alcune tavole dei fumetti che hanno reso celebre Cecilia Capuana.

Una mostra di un’artista italiana che vive a Parigi, nota, anche a livello internazione, come fumettista. Ha pubblicato sulle riviste francesi Metal Hurlant e Ah! Nana. Italiane Vampirella, Alter, Comic Art, Totem, Strix. Spagnola, Vibora, Totem. Negli Stati Uniti per Wimmens Comics. Ha lavorato fra gli altri per i settimanali L'Espresso, Panorama, Mondo Operaio, Technology Review. Per i quotidiani Il Manifesto, Repubblica, Corriere della Sera. Per i quotidiani Il Manifesto, Repubblica, Corriere della Sera. Inoltre ha lavorato presso vari studi pubblicitari tra cui McCann-Erickson e Buffetti e illustrato libri per Giunti e Fiabesca. Autrice di spettacoli "Cannoni sparaimmagini" per la Regione Lazio. Video e sigle televisive per Videomusic. Hanno scritto sul suo lavoro fra gli altri B.Zapponi, W.Eletti, Moebius, E.Tadini, Vincenzo Mollica.

Immagine: Maria Amalia Cangiano

Per ulteriori informazioni
Melina Scalise
Cell. 3664584532
ms@spaziotadini.it

Inaugurazione mardedì 15 dicembre alle 18.30 alla presenza dell’artista

Spazio Tadini
via Jommelli 24, Milano
apertura da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19
ingresso libero

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