Terme di Diocleziano
Roma
via Enrico de Nicola, 79
06 39967700 FAX 06 6787689
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I Colori dell'Archeologia
dal 16/12/2009 al 27/2/2010
tutti i giorni 9-19.45, 24 e 31 dicembre 9-17, chiuso lunedi', 1 gennaio e 25 dicembre. La biglietteria chiude un'ora prima
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Ufficio stampa Electa




 
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16/12/2009

I Colori dell'Archeologia

Terme di Diocleziano, Roma

La mostra racconta, attraverso piu' di cento disegni e acquerelli, la storia della formazione della documentazione dei ritrovamenti archeologici dell'Urbe a partire dal 1703 fino al 1948. L'esposizione illustra le fasi della nascita del documento grafico a colori come parte integrante dell'atto pubblico presso l'amministrazione pontificia. A cura dell'Archivio Storico della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.


comunicato stampa

a cura di Luigia Attilia, Fedora Filippi

La mostra I Colori dell’Archeologia racconta, attraverso più di cento disegni e acquerelli, la storia della formazione della documentazione dei ritrovamenti archeologici dell’Urbe a partire dal 1703 fino al 1948.

L’esposizione, aperta dal 18 dicembre 2009 al 28 febbraio 2010, è curata dall’Archivio Storico della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma che si è avvalsa di prestiti e di collaborazioni scientifiche dell’Archivio di Stato di Roma, del Deutsches Archäologisches Institut in Rom e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio.

La registrazione del dato archeologico al momento della sua scoperta e la sua successiva elaborazione costituiscono una fase fondamentale per la conoscenza dei resti antichi: il disegno e, attraverso di esso, la ricomposizione e la comprensione del manufatto antico, in un periodo nel quale non vi era altro mezzo per documentare “i colori dell’archeologia”, è protagonista assoluto nella trasmissione della conoscenza. Spesso quel foglio di cartoncino disegnato e acquerellato resterà l’unica testimonianza di un patrimonio archeologico destinato a perdersi.

Molti dei disegni a colori esposti erano portati dagli studiosi alle riunioni scientifiche e accademiche per illustrare e confrontare i ritrovamenti, quali antesignani degli odierni Power Point. A quel tempo, poi, gli stessi viaggiatori amavano fissare in schizzi, spesso anche in acquerelli, i paesaggi e le rovine, come oggi noi facciamo con le fotografie.

La formazione di questi disegnatori appartiene a due filoni fondamentali: l’uno tecnico, espresso da architetti/ingegneri o da agrimensori che applicavano codici rappresentativi propri di altri ambiti disciplinari; l’altro accademico, composto da disegnatori di ornato e acquerellisti che mutuavano nell’archeologia tecniche appartenenti agli ambiti artistici e decorativi, che si fonderanno fino alla formazione di una prassi autonoma del disegno archeologico.

La mostra illustra le fasi della nascita del documento grafico a colori come parte integrante dell’atto pubblico presso l’amministrazione pontificia; valga per tutti citare il documento più antico, prezioso prestito dell’Archivio di Stato di Roma, denso di significato per questo anno segnato dalla tragedia de L’Aquila, costituito dal rilievo dei danni subiti dai resti di un ninfeo romano all’indomani dell’ennesima scossa di terremoto la mattina dell’ 8 maggio del 1703.

È nel corso della seconda metà del ‘700 che si diffonde in Europa, sviluppandosi a grande velocità, l’interesse per l’autenticità del rilievo archeologico come copia della realtà, ad esempio in Italia attraverso l’operato dei pensionnaires dell’Accademia di Francia a Roma nell’ambito delle grandi scoperte pompeiane, del Piranesi, soprattutto per i monumenti romani, con l’attività della Society of “Dilettanti” in Grecia o, infine, con le esperienze in ambito protostorico nei paesi scandinavi. Il colore diventa parte dell’esigenza di autenticità in un discorso che è scientifico, ma nello stesso tempo strumento per la rappresentazione della realtà, una sorta di mediazione che, infine, aiuta la visione naturale delle cose.

Centro della mostra risulta anche il fervore delle attività che presiedono alla vita di Roma dal 1870 ai primi decenni del ‘900, con l’esposizione della documentazione dell’immenso patrimonio archeologico che emergeva in quel periodo, ad esempio con la costruzione dei muraglioni del Tevere fino alla creazione della nuova Stazione Termini, negli anni quaranta del Novecento.

Lontana dalla fretta degli scavi urbani risulta, invece, l’esperienza di inizio Novecento degli scavi nell’area archeologica del Foro romano. Una foto in bianco e nero di una tomba infantile con corredo risalente al VII sec. a.C. venne ritoccata con acquerello in una scrupolosa ricerca dell’aderenza alla realtà, ciò che ritroviamo anche per una fotografia di un corredo funerario protostorico o per una bellissima veduta del foro verso il Campidoglio. Si esperimenta in archeologia ciò che avveniva in quel periodo per i ritratti e i paesaggi.

La mostra si conclude con una riflessione sul rapporto tra il rilievo moderno informatizzato e quello manuale tradizionale, con l’auspicio che si trovi un punto di equilibrio tra i due mezzi. Ci si interroga, infatti, sul perché il rilievo CAD di un manufatto archeologico contenga in sé una rigidità che non può soddisfare la qualità della documentazione. Trattandosi spesso di un soggetto incompleto (un pezzo di muratura, la parte di una pittura), solo quella mediazione verso una visione naturalistica, nella quale grande parte ha il colore, può condurre alla sua comprensione, così come viene documentato all’inizio di questo percorso intorno al tema del rilievo archeologico a colori.

Paradigmatico il confronto, presente in mostra, tra differenti elaborazioni del volto e dell’acconciatura di Aebutia, fanciulla di cui si è ritrovata la sepoltura a Grottaferrata, eseguite oggi da una disegnatrice della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio.

La mostra racconta, dunque, un aspetto della storia dell’archeologia romana attraverso i suoi documenti d’archivio e riflette sulla formazione di una cultura scientifica, interessandosi anche alla vita di coloro che ne furono protagonisti, quei rilevatori, architetti, ingegneri, pittori che lavorarono accanto agli archeologi.

La mostra è allestita nel complesso monumentale delle Terme di Diocleziano di Roma, una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano, e ne occupa l’Aula X di recente restaurata e riaperta al pubblico. Si tratta di un grandioso ambiente antico appartenente alle terme romane all’interno del quale si trovano esposti alcuni sepolcri ritrovati nel territorio della città, essi stessi testimonianza diretta del patrimonio archeologico e pittorico in particolare, rappresentato dai disegni esposti in mostra.

Catalogo Edizioni Quasar 36 €, a cura di Luigia Attilia e Fedora Filippi

Immagine: Disegno a matita e acquerello su cartoncino di Edoardo Gatti (1900). Pavimento in lastre di marmo colorato a schema geometrico. Archivio Storico Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.

Ufficio stampa Electa
tel 02 21563433, fax 02 21563314 elestamp@mondadori.it

Inaugurazione giovedì 17 dicembre ore 17.30

Terme di Diocleziano
via Enrico De Nicola, 79 Roma
Orario: ore 9 - 19,45
Lunedì chiuso. Chiuso 25 dicembre e 1 gennaio. La biglietteria chiude un'ora prima
Ingresso: Intero 7 €, ridotto 3.50 €, gratuito sotto i 18 e sopra i 65 anni
Il biglietto consente l’accesso a tutte le sedi del Museo Nazionale Romano (Palazzo Massimo alle Terme - Crypta Balbi – Palazzo Altemps) ed è valido per 3 giorni

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