L'artista ha realizzato per la mostra una serie di piastrelle a forma di stella simili a quelle dedicate ai divi e alle dive di Hollywood, ma realizzati con i nocivi 'fanghi rossi', sterili minerari ottenuti dalla lavorazione elettrolitica degli ossidati dello zinco.
Nei lavori precedenti Riccardo Oi si era interessato
all'approfondimento del ruolo che lo star system ricopre
nella quotidianità omologata di una parte della società.
In questa nuova occasione espositiva, il giovanissimo
artista iglesiente (1990) ha realizzato una serie di
piastrelle simili a quelle dedicate ai divi e alle dive ad
Hollywood, di quelle che pavimentano la famosa strada delle
stars. Ma tali omaggi all'arte cinematografica ma anche alla
notorietà e al glamour sono trasformati dall'artista in
qualcos'altro perchè da lui realizzati con i nocivi fanghi
Rossi. I fanghi Rossi, qualcosa di terribilmente familiare
alla popolazione sarda, sono sterili minerari della
lavorazione elettrolitica degli ossidati dello zinco e,
oltre a definire un paesaggio spettacolare della miniera di
Monteponi ad Iglesias, costituiscono una pericolosa fonte di
inquinamento per il territorio circostante. Tale
pericolosità deriva principalmente dai processi di
ossidazione dei solfuri, come la galena e la blenda, che
producono una forte acidificazione del substrato rilasciando
zinco e piombo liberi; in questo materiale sono spesso
presenti altri velenosi inquinanti come mercurio, arsenico,
cadmio, cromo etc.
L’intento di Oi è quello di mettere in relazione
l'emblema d’immortalità della stella-star con la
mortalità del materiale utilizzato, richiamando anche il
fatto che i fanghi Rossi sono oggi anche un luogo della
Sardegna - anzi il luogo - e tra i più fotografati ad
Iglesias diventando pertanto il simbolo con cui si riconosce
la cittadina mineraria; ciò nonostante la pericolosità
del contenuto con il quale questo luogo è fatto e il
considerevole patrimonio storico, architettonico, artistico
e culturale della città. Infatti, visitando Iglesias si
può scoprire un Centro ben conservato e una grande
ricchezza di manifestazioni tradizionali, medievali e
barocche, il tutto circondato da un incredibile paesaggio
caratterizzato oltre che dalla natura esuberante e
selvaggia, marina e montana, da siti minerari che
necessitano di urgenti bonifiche, in cui i buoni propositi
collettivi si trasformano in una bomba ambientale che frena
lo sviluppo turistico del luogo.
La stessa mentalità,
radicatasi nei tanti anni di attività della miniera, e con
un superato sentimento del lavoro importato e prodotto da
grandi multinazionali incuranti degli impatti ambientali,
sembra ancora oggi sopravvivere nella difficoltà di
costruire nuovi scenari. Riccardo Oi, portando all’interno
della galleria i fanghi Rossi rende pericolosa e
impraticabile la galleria indicando a quanti si illudono che
l’aria dello spazio chiuso sia più dannosa di quello
aperto delle enormi montagne di inerti all’ingresso della
città. In realtà i fanghi Rossi sono pericolosi proprio
perché sono esposti all'esterno, al vento ed alle
intemperie, mentre trasformati in queste particolari
piastrelle annullano la loro tossicità: hanno, cioè, lo
stesso grado di pericolosità di un dipinto ad olio
realizzato con pigmenti cromatici al cadmio e al ferrossido
di cianuro - cioè il rosso ed il blu - che servirono a
realizzare colori molto cari ai sardi. Prelevare una
porzione di questi fanghi che sono all’interno di un parco
geominerario patrimonio dell’umanità e mettere in atto
una forma di riciclo estremo, parcellizzando la dimensione
di ogni singola raccolta ( 20 x 20 cm), costituiscono il
limite della legalità e della legittimità
dell’intervento, rischiando di sollevare un polverone
ancor più pericoloso di quello sollevato dal vento che
quotidianamente trasporta i fanghi sui tetti e nei polmoni
della popolazione.
Riccardo Oi nasce ad Iglesias, nel 1990, vive e lavora tra
Iglesias e Milano, dove studia all’Accademia di Belle Arti
di Brera. Principali mostre collettive: 2009 GiuseppeFrau
Gallery, Est’Arte Iglesiente, ex scuola materna Bindua,
Iglesias (CI); 2009 GiuseppeFrau Gallery, Distretto
Culturale Evoluto, Baradili (OR); 2009 Workshop con Zarina
Bhimji e Bartolomeo Pietromarchi.
La GiuseppeFrau Gallery è la prima, e l’unica, galleria
d’arte contemporanea operante nel Sulcis Iglesiente.
Interessata principalmente a sostenere e promuovere
giovanissimi artisti, nati od operanti in Sardegna, è
decisamente orientata verso un ambito della ricerca
artistica più recente, la sperimentazione di nuovi
linguaggi e un rapporto tra locale e internazionale e tra
rete e territorio.
La programmazione della galleria, infatti, cerca di mettere
a fuoco la maturazione di alcuni artisti locali che, nel
periodo estivo, hanno collaborato con artisti e curatori
internazionali, dal progetto Cherimus (Jorge Orta, Zarina
Bhimji, Matteo Rubbi, con Bartolomeo Pietromarchi e a cura
di Emiliana Sabiu ecc.) all’Imaginary Museum (Cuoghi
Corsello, Giuseppe Stampone, Gioacchino Pontrelli, Andrea
Aquilanti, Daniela Perego, Andrea Fogli, Flavio Favelli,
Donatella Spaziani etc. http://www.imaginarymuseumofcontemporaryart.blogspot.com/, a
cura di Barbara Martusciello e Pino Giampà).
Inaugurazione 13 gennaio 2010, ore 18
GiuseppeFrau Gallery / Associazione Remo Branca
via Roma, 68 (Ex Scuole Maschili) - Iglesias (CI)
orario: ore 18-20
ingresso libero