La Rivoluzione Silenziosa.
.........................english below
a cura di Elena Agudio e Paz Guevara
Animali imbalsamati in un deposito fatiscente del Museo Nazionale di Storia Naturale di Santiago del Cile. Questo il contesto scelto dall’artista Demian Schopf per mettere in scena e fotografare un serie di scene allegoriche. Al centro un personaggio con una maschera, alcune volte sostituito da un manichino per riprodurre più propriamente le deformazioni barocche del corpo. La figura sta in piedi, con ali spiegate, costumi esuberanti e guanti in lattice da medico, e tiene tra le mani – in posizione combattiva – a volte un fucile, altre volte una mitragliatrice, una falce o un forcone. Angeliche e bellicose allo stesso tempo, queste immagini enigmatiche incarnano ed invocano la tradizione sovversiva dell’America Latina dei tempi coloniali.
Nella serie fotografica l’artista cita le pitture di angeli e arcangeli del XVII e XVIII secolo che vennero dipinte secondo i dettami dell’ideologia dell’evangelizzazione dagli indigeni e dai meticci della scuola d’arte di Cuzco, in Perù. La gerarchia ecclesiastica spagnola aveva infatti programmato un piano di educazione basato sui modelli europei che venne impartito direttamente dai professori d’oltreoceano agli artigiani locali. I discepoli non si limitarono però a copiare fedelmente i modelli dai loro maestri, ma – silenziosamente – estesero il canone biblico degli angeli (incorporando angeli apocrifi e traducendo i loro nomi), rimossero la prospettiva e lo scenario biblico e modificarono gli elementi mescolando i barocchismi e i manierismi ai segni precolombiani, realizzando così un’azione di sincretismo anonimo. Anonimo perchè i dipinti non vennero firmati. Questa è una delle ragioni per cui il titolo della serie allude a una “rivoluzione silenziosa”. I titoli delle fotografie Asiel timor Dei, Timor Dei e Uriel lumen Dei si riferiscono agli angeli apocrifi.
Schopf riattualizza questa dinamica di produzione, trasformazione e recezione culturale dell’America Latina, ritoccando l’iconografia e le scene di violenza coloniale con la sostituzione e l’aggiunta di elementi contemporanei. Il medium moderno della fotografia sostituisce il dipinto, la figura del manichino dall’espressione ieratica sostituisce l’arcangelo, la pistole moderne, la falce o il forcone sostituiscono l’arma dell’archibugio. Gli animali imbalsamati prendono il posto dei fiori decorativi che facevano da sfondo ornamentale, e le mani degli angeli sono coperte da freddi guanti chirurgici di lattice.
Il lavoro di Demian Schopf rivela un presente composto da macerie della memoriae ed elementi contemporanei, nel quale la storia ci appare come una mobilità drammatica e un flusso di scontri culturali: un teatro della morte, come definì Walter Benjamin1 l’allegoria barocca. Ma anche una parodia e una critica che manifesta, seguendo la teoria neo-barocca dello scrittore cubano Severo Sarduy, il doloroso processo di identità dell’America Latina, espresso in modo emblematico con la maschera schopfiana. Come antidoto l’artista offre l’allegoria distruttiva del neobarocco. Contro ogni mito di gloria non solo delle origini, ma anche della Repubblica moderna. Strappando qualsiasi facciata armoniosa dal mondo dell’America Latina.
La mostra sarà accompagnata da due lectures (opening e finissage della mostra):
_23 gennaio 2010: “Demian Schopf. From Antropofagia Cultural to Postmodern Neobaroque", Elena Agudio e Paz Guevara, curatrici della mostra e fondatrici del progetto curatoriale Sur Station, introducono il lavoro dell’artista cileno attraverso un percorso storico-artistico nella storia e nella cultura latino-americana.
_19 febbraio 2010: “Missed Bodies”. Guilherme Bueno, direttore del museo MAC di arte contemporanea di Nitéroi, Rio de Janeiro, racconterà il significato del corpo nella cultura moderna brasiliana, analizzando il lavoro di artisti degli anni Sessanta e Settanta, come Cildo Meireles, Artur Barrio, Antonio Manuel, Carlos Zilio.
.......................english
curated by Elena Agudio, Paz A. Guevara
Embalmed animals in a ruinous storage of a National Museum of Natural History is the context selected by the artist Demian Schopf
to stage and photograph a series of allegoric scenes. The central character is an actor with a mannequin mask, sometimes replaced by
a mannequin model in order to reproduce the baroque body deformations properly. With wings, exuberant baroque costumes and
medic latex gloves on hands, the figure stands combatively holding sometimes a rifle, a submachine gun, or a sickle and rake. Angelic
and bellicose, these enigmatic pictures embody and invoke a subversive Latin American tradition from the colonial times.
In this photographic series the artist quotes paintings of angels and archangels from the 17th and 18th centuries’ Latin-American
colonial period, often made at the School of Art in Cuzco, Perú. The quoted paintings were made in workshops by natives and
“mestizos” of Latin America and were the result of the evangelist ideology that held a guided plan of education based on European
models and taught by European professors.
Nevertheless, the disciples didn’t copy the theological models faithfully from their masters, rather they extended the Biblical canon of
angels, incorporating apocryphal angels and translating their names; they removed the Biblical perspective and scenery and mixed
baroque, mannerist, Flemish and pre-Columbian elements, realizing an act of anonymous syncretism; anonymous because the
paintings weren’t signed. This is one of the reasons why the title of this series alludes to a silent revolution. The photograph titles, Asiel
timor Dei; Timor Dei; and Uriel lumen Dei, refer to apocryphal angels.
Schopf updates this dynamic of cultural production, transference and reception in Latin America, re-touching the iconography of
archangels and the scenes of colonial violence by substituting and adding contemporary elements: the modern media of
photography replaces the painting; the mannequin figure substitutes the archangel; modern guns or a sickle and a rake replace the
colonial harquebus weapon; embalmed animals take the place of the decorative flowers as an ornamental background; and the angel
hands receive cold latex gloves.
Demian Schopf’s work reveals a present composed from fragments of cultural debris and contemporary imagery in which history
appears to us as a dramatic mobility and discontinuous flow of cultural clashes: a “theatre of death”, as Walter Benjamin defined the
baroque allegory. But also a parody and criticism, which ultimately addresses, following the neo baroque theory of the Cuban writer
Severo Sarduy the painful and failed identity process of Latin America, emblematically expressed in the Schopfian mask. As an antidote,
the artist offers the destructive neo baroque allegory against any glorious myth of the origin, not only of the colonial period, but also
of the modern Republic, ripping away any harmonious façade from the Latin American world.
* A catalogue was published on occasion of the exhibition, with essays of Paz A. Guevara, Mauro Zanchi and an interview by
Elena Agudio.
* A series of Lectures accompanied the exhibition: http://www.ici-berlin.org/events/
Demian Schopf (Frankfurt am Main, Germany, 1975) Lives and works in Santiago, Chile. B.A. in Fine Arts, Universitad Arcis, Santiago,
Chile. Masters in Visual Arts, Universidad de Chile, Santiago, Chile. Studies in the Academy of Media Arts with Jürgen Klauke and
Siegfried Zielinski, Cologne, Germany (2002-2004).
Elena Agudio (Bergamo, Italia, 1979) Lives and works in Berlin and Milano. Art historian and independent curator.
Paz A. Guevara (Santiago, Chile, 1976) Lives and works in Berlin and South America. Independent curator and writer.
ICI Institute for Cultural Inquiry in cooperation with SUR Station and Galleria del Tasso, Bergamo.
ICI Kulturlabor Berlin - Institute for Cultural Inquiry
Christinenstrasse, 18, Berlin
Opening hours: Monday 10 am - 3 pm, Tuesday, Wednesday, Thursday 1 pm - 6 pm
free admission