De/Scrivere il Segno. "Dappertutto abita il segno che si fa parola, che scivola ad enigma della rappresentazione, a sacrilegio della parvenza. Il segno come traccia, graffio, orma e poi indizio, sintomo, limite, cifra, mistero..." (Gianni-Emilio Simonetti)
Dappertutto abita il segno che si fa parola, che scivola ad enigma della rappresentazione, a sacrilegio della parvenza. Il segno come traccia, graffio, orma e poi indizio, sintomo, limite, cifra, mistero che guida alla poesia delle coincidenze, si muta in scarabocchio, diviene rarefatta coscienza dell’esserci e, ancora, congegno di connessione tra il linguaggio e la cultura, tra il germogliare e l’appassire.
Il segno, elemento sensibile e immateriale, che strazia il tempo, nobilita la trasgressione, appuntamento alla fine della notte, potere insperato ed esclamativo, utensile contro ciò che è già, protesta contro ciò che non è ancora. Il segno, movimento che genera la festa, il gioco, l’intenzione magica, limite di quell’oscuro lavorio del desiderio, presenza.
Non c’è poetica, nell’arte moderna, che non si risolva nel segno e che non svanisca nel tempo, che non sogni la figurazione dell’essere e l’insperabile, perché il destino del segno è l’illusione, esso vive della sua morte e, morendo, scioglie l’opposizione tra coscienza e mondo. Per questo la storia dell’arte è un lungo ritorno al segno e non c’è avanguardia, deposta l’illusione militante, che non aneli a tornare là dove è nata, a Lascaux.
Dietro il segno ci sono scritture ancora da inventare, suoni che nessuno ha ancora ascoltato, c’è il dolore della parola che spera in nuove dimensioni del qui-ora. L’ipotesi di questa piccola esposizione germoglia da qui per appassire nel divenire, intanto essa è al servizio degli ultimi battifredi della speranza là dove la poesia è ancora azione e sui quali si è rifugiato il senso di un mondo che ha scelto lo spettacolo osceno dei simulacri, la copia al posto dell’originale, la ripetizione alla storia.
(Tratto da una conversazione tra Sergio Bianchi e Gianni-Emilio Simonetti, ottobre 2009)
Sergio Bianchi (1957). Si è occupato di cinema e televisione. È stato tra i fondatori della casa editrice DeriveApprodi. Ha curato i saggi: L’Orda d’oro. La grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale (Feltrinelli); La sinistra populista (Castelvecchi); Settantasette. La rivoluzione che viene e Gli autonomi. Le storie, le lotte, le teorie, volumi I, II, III. (DeriveApprodi). È inoltre autore del romanzo La gamba del felice (Sellerio). Nel gennaio 2008 con Nanni Balestrini ha esposto le sue opere nella mostra Calendario, presso la galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea a Roma.
Inaugurazione Domenica 7 febbraio 2010, ore 19
MODO infoshop
Via Mascarella 24/b e 26/a, Interno 4 Bologna
orari: Dal Lunedì al Venerdì 10 - 13 / 16 - 24
Sabato e Domenica 18 - 24
ingresso libero