I capitoli della mostra prevedono l'esposizione di dieci libri fatti a mano a copia unica, disposti in linea orizzontale e tutti con una data futura (24180 - 25168 - 26510 - 27500 - 27600 - 27650 - 28000) quasi una scommessa sulla tenuta antropologica del nostro linguaggio, mentre tutto potrebbe farci temere la totale scomparsa di noi e delle nostre cose. Mafonso pensa e realizza le sue opere come una polizza assicurativa contro la nostra morte totale. A cura di Francesco Gallo.
Fondazione Istituto di Alta Cultura Orestiadi
Curata da Francesco Gallo, autore del testo di presentazione in catalogo, edito
da Prearo, contenente tutte le opere esposte, un vasto regesto critico, una
selezione antologica di tutto il suo lavoro degli anni novanta, la mostra di
Mafonso intitolata Tempi Anni Deserti, si caratterizza per il suo ampio registro
espressivo, che prende a pretesto la contaminazione disciplinare dei linguaggi
artistici, per elevare il suo segno in una forte, materializzazione di una
gestualità complessa e articolata, ad una simbologia che ha un cuore antico, ma
è proiettata nelle sterminate temporalità del futuro, ipotizzando forme e colori
dell'invisibile, dell'impossibile.
I capitoli della mostra prevedono l'esposizione di dieci libri fatti a mano a
copia unica, disposti in linea orizzontale e tutti con una data futura (24180 -
25168 - 26510 - 27500 - 27600 - 27650 - 28000) quasi una scommessa sulla tenuta
antropologica del nostro linguaggio, mentre tutto potrebbe farci temere la
totale scomparsa di noi e delle nostre cose.
Mafonso pensa e realizza le sue opere come una polizza assicurativa contro la
nostra morte totale.
Ci sono fra quaranta piccole tele, cm. 35 x 25 (ognuna delle quali porta anche
una data futura) a formare un mega schermo di piccoli impulsi, componenti
autonomi ma fondamentali della complessità . E ancora, trenta opere su carta
pergamena, cm. 51 x 71 una data e un'immagine da mass media del 2000, che
s'imperniano ad un polittico di cinque tele al cui centro sta una di cm. 250 x
160 che tutte le sostiene: quadro chiave di tutta la mostra.
Francesco Gallo, già curatore di Racconti Simbad Lune (con catalogo Electa, del
1989) analizza puntualmente questo decennio dell'opera di Mafonso, rilevando
tutte le analogie che lo legano al nomadismo della stirpe campana e tutta la
peculiarità che ne fanno un solitario, un attento indagatore e partecipatore del
proprio tempo, un originale.
MAFONSO
Scheda biografica
Nasce a Frattaminore (NA) nel 1948.
Autodidatta inizia l’attività artistica nei primi anni 70 (72/74) vivendo tra la
Svizzera (Altdorf) e l’Italia (Roma-Milano). Sono gli anni in cui realizza una
serie di lavori (quadri) dove fondamentale è il recupero del manufatto artistico
attraverso l’utilizzo del pennello e colori mediante una pittura di taglio
istintivista-lirico-primitivista (ciclo di opere dal titolo "Alla maniera degli
altri") secondo un’ideologia di estetica post-moderna. Si riferisce a Leonardo
quando afferma che la Pittura è COSA MENTALE e guarda a Picasso, de Chirico,
Campigli e Mondrian (prima maniera).
Fine anni 70 (77/78) a Roma è tra i fondatori del gruppo COSA MENTALE presentato
alla galleria romana Agenzia Arte Moderna di via Del Vantaggio da Maurizio
Fagiolo dell’Arco. Nel ’79 si trasferisce definitivamente nell’Urbe dove
frequenta gli artisti della cosiddetta Pop-Italiana (Festa-Angeli-Schifano) con
i quali stabilisce oltre che un rapporto di amicizia (in particolare con Tano
Festa) anche uno stimolante 'confronto' intellettuale. Sono gli anni dei cicli:
La Dea Racconto, Le Grandi Strade Piene, I racconti Solari, Le Prime Nevi del
dopo 2000. Dal 1985 è a Caserta dove lavora ai cicli: Simbad, KraKatoa e Le Lune
di Arqa. Nell’88/89, a Parigi, lavora al ciclo di opere Make-Make e realizza il
libro dal medesimo titolo, per le edizioni New Art International, presentato
dall’editore al Centro Pompidou. Seguono i cicli: Tribù in Esodo (92/93),
Contano solo i Cieli (93/94), Nevicate Acide (95), Vanno Tutti verso il Nulla
(97/98) e Deserti (95/2002). Ha esposto, con personali, nelle maggiori città e
capitali europee: Roma, Milano, Parigi, Basilea, Londra, Napoli, Barcellona. Nel
dicembre 2001, su invito della Città di Caserta, realizza ed istalla al centro
della monumentale piazza Carlo III antistante la Reggia Vanvitelliana l’opera
PLUS ULTRA ( m. 15x18x18 ) quale 'indice' di riflessione ma anche di reazione
dell’ARTISTA all’emotiva incertezza e senso di 'paura inconscia' che hanno
attanagliato l’umanità a seguito degli attentati in USA dell’11 settembre 2001.
(30 dicembre 2001-15 febbraio 2002). Coerente con l’idea mentale del fare
pittura ha sempre proceduto attraverso cicli di progetti estetici in cui l’opera
resta, comunque e soprattutto, cifra aurea del mondo attraverso cui si realizza
l’epifania dell’immagine. Nell’81, in un’intervista, alla domanda se si sentisse
post-moderno rispondeva:
" Postmoderno sarai Tu; Io sono Mafonso "
Dal 20 Giugno al 30 luglio 2002
Fondazione Orestiadi, Baglio di Stefano Museo d’Arte Contemporanea 91024 Gibellina (TP)