Artista, scultore, performer, fotografo, curatore e da alcuni anni fondatore di un movimento politico per la salvaguardia dell'ambiente e delle specie animali, Kulik e' riconosciuto per essere uno degli artisti piu' profondamente radicali del panorama artistico russo e internazionale. Per 'Deep into Russia' l'artista presenta un percorso installativo che si sviluppata come una vera e propria retrospettiva della sua opera.
Galleria Pack ha il piacere di presentare Deep into Russia di Oleg Kulik. L’uomo-cane, che ha spiazzato
con le sue performance al limite del tribale il pubblico del mondo dell’arte internazionale, realizzerà un
progetto appositamente ideato per gli spazi della galleria.
Artista, scultore, performer, fotografo, curatore e da alcuni anni fondatore di un movimento politico per la
salvaguardia dell’ambiente e delle specie animali, Oleg Kulik (Kiev, 1961), è riconosciuto per essere uno
degli artisti più profondamente radicali del panorama artistico russo e internazionale.
“Nihil inhumanum a me alienum puto”, Kulik si è appropriato modificandola di una citazione di Terenzio
(Humani nihil a me alienum puto) come statement di una sua monografia, dichiarando di non ritenersi
estraneo a tutto ciò che non è umano. È questo l’assunto che può essere preso come uno dei corollari
della sua ricerca e attraverso il quale si possono definire le caratteristiche peculiari della sua opera che
affonda le proprie radici nel contesto sociale e culturale della Russia sovietica e post-sovietica. L’universalità
del suo messaggio risiede nel riconoscimento del conflitto tra cultura e natura provocato dal processo di
civilizzazione che ha investito l’uomo moderno.
Attraverso la sua opera, l’artista russo richiama l’atteggiamento dionisiaco di identificazione tra uomo e
animale, un ritorno alle origini animali dell’uomo. Per far fronte a questa esigenza, Kulik ha creato nel corso
dello sviluppo della propria poetica una sorta di alter-ego rappresentato appunto dalla figura del cane.
Le sue performance più celebri e spettacolari sono quelle che lo ritraggono nudo, mentre abbaia contro
la folla (Fourth Dimension, Secessione di Vienna, 1997), oppure mentre viene condotto nudo, al guinzaglio
per le strade di Rotterdam (Pavlov’s Dog, Manifesta I, Rotterdam, 1996). O ancora, in I bite America and
America bites me (Deitch Projects, New York, 1997), Kulik, rifacendosi alla celebre performance di Joseph
Beuys I Love America, America Loves Me, si fa rinchiudere per due settimane in una finta cella nell’intenzione
di denunciare la crisi della società americana contemporanea.
Per Deep into Russia Oleg Kulik presenterà un unico intero percorso installativo attorno al quale sarà
sviluppata una vera e propria retrospettiva della sua opera. Il cammino della conoscenza non è mai un
sentiero limpido e privo di ostacoli ma piuttosto, difficoltoso e arduo da percorrere. È questo il motivo per
cui lo spazio della galleria è stato immaginato dall’artista come una sorta di labirinto, fatto di cunicoli, scale,
visioni celestiali e meandri bui in cui lo spettatore viene condotto, senza alcuna possibilità di uscita, in un
sentiero obbligato, nel quale l’artista, come un moderno Virgilio nell’inferno dantesco, o come uno shamano
nel percoso di iniziazione, ci trasmette la propria visione conducendoci nelle viscere della Russia
contemporanea.
Oleg Kulik nasce a Kiev nel 1961, dove frequenta la scuola d’arte e il Geological Survey College. Alla fine degli anni Ottanta si
trasferisce a Mosca, dove ancora oggi vive e lavora. La sua produzione più copiosa è quella degli anni Novanta, in cui realizza le
sue performance più note: Deep into Russia, Villaggio di Dubrovky, Tver’ region, 1993; Reservoir Dog, Kunsthaus di Zurigo, 1995;
I Bite America and America Bites Me, Deitch Projects, New York, 1997; White Man, Black Dog, Museo di Arte Contemporanea
di Zagabria, 1999; Kuliks, Hamburger Bahnhof, Berlino, 2000; Armadillo for your Show, Tate Modern, Londra, 2003. L’ultimo
decennio lo vede impegnato in diverse mostre personali e collettive tra cui ricordiamo: Russia!, presso il Solomon R. Guggenheim
Museum di New York, 2006; STARZ, progetto speciale per la prima Biennale di Arte Contemporanea a Mosca, presso il Museo
di Arte Contemporanea di Mosca, 2005; Always a little further, 51° Biennale di Venezia, Arsenale, Venezia; House and Windows,
Padiglione Jugoslavo, 49° Biennale di Venezia, 2001.
Inaugurazione Martedì 16 Febbraio 2010, dalle ore 18 alle 21
Galleria Pack
Foro Buonaparte 60, Milano
Orari: dal Martedì al Sabato - dalle 13.00 alle 19.30
ingresso libero