Opere 1984- 2010. L'esperienza della guerra, lo sterminio di massa, l'atomica di Hiroshima, le lotte dei popoli: tutto questo viene documentato nel corpus dell'opera pittorica dell'artista.
a cura di Piero Del Giudice
L’esistenza è sempre per ciascuno di noi un interrogativo. Ogni artista fa la sua personale operazione intorno a questo interrogativo. Sembra una affermazione ovvia, mentre invece non lo è.
C’è infatti una discreta possibilità di differenziazione. Almeno quanta ne ammette il punto di vedetta. Chi si concentra prioritariamente sulla forma è più elusivo e per questo, probabilmente, la portata della sua opera, risulterà, a distanza, poco o nulla significativa. Per Liberio Reggiani, l’analisi esistenziale è sempre stata tutt’uno col suo fare artistico e lo stato di crisi il suo stato normale e fervido. La filosofia della crisi, già, quella dei Camus, dei Sartre, dei Merleau-Ponty, è ancora oggi la sua filosofia. Perché la crisi non si è mai risolta, le contraddizioni hanno generato altre contraddizioni, gli interrogativi sono sempre più angoscianti.
Della crisi si può stilare una cartella clinica. Ed egli lo fa effettivamente, non da storico, ma da artista che, analizzandola, la rappresenta cruda, senza finzioni, nei modi di un realismo necessariamente deformante, che si avvale di sezioni e di toposcopie, quanto più possibile spinte ed interne. L’esperienza della guerra, lo sterminio di massa, l’atomica di Hiroshima, le lotte dei popoli; le tragedie del mondo del lavoro e delle repressioni poliziesche; il mancato riscatto delle classi subalterne e la breve stagione dell’utopia; la disillusione e infine l’isolamento nella metropoli: tutto questo si riscontra e viene documentato, nel corpus della sua opera, in modo esplicito e talora per metafora.
In ciò egli rimane fedele all’assunto poetico del Realismo Esistenziale di cui ha condiviso soprattutto la declinazione civile: collegare l’essere e le sue percezioni alla realtà quotidiana, sullo sfondo degli avvenimenti politici e sociali. Scrive efficacemente il curatore Piero Del Giudice nel testo in catalogo: “…nella esperienza di Reggiani i corpi e le fisionomie vengono sottoposti a prove e insulti progressivi e variati…destini avversi, insulti alla figura, dentro le quinte replicate del reale riproducibile, del corpo che si ribella alla sua riproducibilità tecnica, nell’orizzonte urbano…”
Dorino Iemmi
Inaugurazione:
Giovedi 18 Febbraio ore 18 – OSTRAKON GALLERIA - Via Pastrengo 15, Milano
Venerdì 19 Febbraio ore 18 – OSTRAKON STUDIO - Via Moscova 66, Milano (Ang. Via Pinamonte)
Due sedi
Via Pastrengo 15, Milano
Orario: mart-sab 15.30-19.30
Via Moscova 66, Milano
Ingresso libero