Museo Civico Giovanni Fattori
Livorno
via San Jacopo Acquaviva, 65 (Villa Mimbelli)
0586 808001
WEB
Pittura dei campi
dal 19/6/2002 al 1/9/2002
0586 808001 FAX 0586 806118

Segnalato da

Rosi Fontana



approfondimenti

Egisto Ferroni



 
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19/6/2002

Pittura dei campi

Museo Civico Giovanni Fattori, Livorno

I temi della mostra rappresentano le tre parti di questo progetto culturale che, partendo da Egisto Ferroni, uno dei principali protagonisti del Naturalismo italiano, compie un vero e proprio percorso nell’ambito del movimento naturalista che verra' trattato in sezioni specifiche.


comunicato stampa

Egisto Ferroni e il Naturalismo europeo

a cura di: Vincenzo Farinella e Andrea Baldinotti

21 giugno - 1° settembre 2002

A distanza di sessantasei anni dall’ultima antologica, il Comune di Livorno dedica ad Egisto Ferroni una mostra dal titolo: "Pittura dei campi. Egisto Ferroni e il naturalismo Europeo". La rassegna sarà a cura di Vincenzo Farinella ed Andrea Baldinotti, coadiuvati da Paul Nicholls e Laura Lombardi e sarà allestita nelle sale di Villa Mimbelli a Livorno dal 21 di giugno al 1° di settembre 2002.

I temi della mostra: la pittura dei campi, l’opera di Egisto Ferroni e il movimento naturalista europeo, rappresentano le tre parti di questo progetto culturale che, partendo da Egisto Ferroni, uno dei principali protagonisti del Naturalismo italiano, compie un vero e proprio percorso nell’ambito del movimento naturalista che verrà trattato in sezioni specifiche quali: il naturalismo in Europa, con opere di Millet, Van Gogh, Breton, Courbet, Pissarro, Clausen, Israels; il naturalismo in Italia, con opere di Delleani, Fontanesi, Nono, Leto, Spreafico, Bruzzi, Michetti, Pollonera, Patini, Bazzaro; il naturalismo in Toscana, con opere di Fattori, Signorini, Banti, Cannicci, i Tommasi, i Gioli, Corsos, Nomellini, Focardi ecc. Complessivamente la rassegna sarà composta da ottantaquattro opere, di cui ventiquattro del toscano Ferroni.

Altra peculiarità della mostra sarà quella di poter esporre al pubblico per l’ultima volta le otto tele di Egisto Ferroni, di proprietà dei Marchesi Antinori, che compongono il cosiddetto "Ciclo di Frassineto" e che, alla fine della mostra verranno collocate definitivamente in una delle proprietà della nobile famiglia toscana. Queste opere, che si distinguono per la raffinata bellezza dei soggetti figurati, sorprendono anche per via di formati verticalissimi che danno un taglio del tutto singolare alla superficie pittorica.

LA MOSTRA
A partire dagli anni Ottanta di questo secolo, nell’ottica della drastica revisione storico-critica sulle origini dell’arte contemporanea, una serie di mostre, convegni e pubblicazioni internazionali ha nuovamente attirato l’ interesse sul movimento naturalista europeo: un complesso ed articolato fenomeno artistico che ha costituito, negli stessi decenni in cui si svolsero le lotte degli Impressionisti e dei Macchiaioli, un momento di decisa opposizione rispetto alla tradizione accademica di fine Ottocento, fondato tuttavia su diverse premesse rispetto a quelle della pittura d’ avanguardia.

Sono stati soprattutto gli studi di G.P. Weisberg, a partire dalla fondamentale esposizione organizzata nel 1980 al Cleveland Museum of Art e poi transitata per vari musei americani The Realist Tradition, French Painting and Drawing 1830-1900, e culminati nel 1992 in un ampio volume di sintesi Beyond Impressionism, The Naturalist Impulse in European Art 1860-1905, a mettere a fuoco l’esistenza e l’importanza di un coerente movimento naturalista nell’arte europea dei decenni finali del secolo scorso. A partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento, infatti, un vero e proprio movimento naturalista viene a distinguersi dal grande filone realista, costituendo un convincente parallelo figurativo rispetto alle ricerche condotte in campo letterario da Emile Zola e dai suoi seguaci.

L’interesse si appunta soprattutto sull’esistenza quotidiana delle classi subalterne nelle campagne e nelle periferie urbane, fondandosi su un mezzo di documentazione visiva apparentemente oggettivo come la fotografia e giungendo alla realizzazione di tele di grande formato che, pur spesso prive di quegli intenti di denuncia politica che avevano caratterizzato la generazione realista degli anni Cinquanta e che torneranno alla ribalta nella pittura socialmente impegnata di fine secolo, non nascondono notevoli ambizioni nel proporre un approccio innovativo ai temi della vita contemporanea.

Non sorprende che la situazione italiana, pur presentando molti punti di contatto, come dimostrano anche i paralleli sviluppi in campo letterario, con quella francese e degli altri paesi europei coinvolti nella diffusione del movimento naturalista, sia rimasta quasi del tutto ignorata dagli studiosi stranieri e appena sfiorata nelle principali ricognizioni di sintesi tentate da ricercatori nostrani. Nell’arte toscana, ad esempio, l’emergere di una corrente naturalista parallela a quanto andava accadendo in Francia è stato sacrificato a favore di una contrapposizione troppo radicale tra ricerche macchiaiole e tradizione accademica: tutta una serie di artisti che, pur non appartenendo alla gloriosa schiera dei Macchiaioli, si contrapposero all’arte ufficiale, raffigurando in grandi tele e con scrupolosa oggettività la vita dei campi, i suoi ritmi secolari, le opere e i giorni dei contadini costellati di gioie e dolori, è stata marginalizzata perché il loro modo di dipingere, accurato nei dettagli fino quasi ad apparire fotografico, sembrava poco in linea con la linea "moderna" della sintesi macchiaiola.

Caso esemplare della radicale semplificazione che è stata operata su un panorama artistico tanto variegato e complesso è costituito dalla rimozione della figura di Egisto Ferroni (1835-1915), uno dei principali protagonisti del Naturalismo italiano a partire dagli anni Sessanta: un pittore che, pur molto apprezzato dai critici e dagli altri artisti contemporanei (Diego Martelli, Ferdinando Martini, Cecioni, Signorini, Fattori), risulta spesso dimenticato nelle ricostruzioni di sintesi e quasi sempre gravemente diminuito nel suo reale significato e valore. Si pensi che l’ultima mostra monografica su Ferroni risale al 1936, mentre l’ultimo studio monografico è del 1939. Da oltre sessant’anni nessun intervento critico è stato dedicato alla ricostruzione di questo artista affascinante, molto spesso capace di dipingere opere di notevole qualità e di indiscutibile originalità, in grado di influenzare un’intera generazione di pittori non solo toscani, ma di difficile classificazione: dopo una formazione accademica e degli inizi svolti in parallelo alla pittura di macchia degli anni Sessanta (con tangenze e rapporti che lo avvicinano soprattutto al percorso di Lega), la cifra di Ferroni si caratterizza in tele monumentali rivolte a dare un’ interpretazione classica ed armonica della vita nelle campagne toscane, in parallelo agli sviluppi internazionali del movimento naturalista.

Il nucleo di opere di Ferroni che verrà presentato al pubblico livornese in questa mostra, per essere compreso nel suo reale significato sarà preceduto da una sintetica ricostruzione del movimento naturalista europeo. La sequenza cronologica di una serie di significativi dipinti di Ferroni, per la maggior parte di grande formato, verrà quindi accompagnata da una scelta mirata di opere di pittori e scultori toscani degli ultimi decenni dell’Ottocento come Fattori, Signorini, Banti, Cecioni, Kienerk, Cannicci, Adolfo e Angiolo Tommasi, Francesco e Luigi Gioli, Gambogi, Corcos, Nomellini, Cecconi, Simi, Focardi, Faldi, capace di testimoniare l’ affermarsi in questa regione del naturalismo internazionale di tema agreste e l’importanza dei precoci modelli ferroniani per molti pittori nati negli anni Quaranta e Cinquanta. Il dilagare, anche in altre regioni d’Italia, della pittura naturalista verrà quindi mostrato mediante una scelta di opere di molti artisti che rivelano il contributo delle diverse tradizioni regionali.

Infine, Per chiudere la mostra con un’opera capace di sottolineare l’ampio raggio di influenza del Naturalismo europeo di fine Ottocento e l’interesse per i temi agresti riscontrabile anche nei protagonisti della rivoluzione moderna, un’opera tarda di Van Gogh, tratta da una celebre composizione di Millet, potrà sottolineare la persistente passione naturalista evidente anche nell’attività di questo padre fondatore dell’arte contemporanea.

INAUGURAZIONE 20 giugno ore 18

Orario: 10.00 - 13.00 / 17.00 - 23.00 chiuso il lunedì

Ingresso: intero Euro 6,50; ridotto di legge Euro 4,50; gruppi organizzati e scuole, minimo 15 persone Euro 2,50; ridotto prometeo Euro 1,50.

Ufficio Stampa: Rosi Fontana, Tel. 050-9711343 / fax 050-9711317

Villa Mimbelli, Museo Civico Giovanni Fattori
Via S. Jacopo in Acquaviva 65, Livorno
info museo 0586-808001 - Fax : 0586-806118
Prenotazioni: 0586-820500

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