Sala Anselmi
Viterbo
via Saffi, 49
0761 313347

Gino Bernardini
dal 28/2/2010 al 6/3/2010
tutti i giorni 10-13 e 17-20

Segnalato da

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Gino Bernardini



 
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28/2/2010

Gino Bernardini

Sala Anselmi, Viterbo

Le vibrazioni dell'anima. "La pittura dell'artista attinge al tema dell'acqua e lo rende immediatamente archetipo, lavacro di nascite passate e future".


comunicato stampa

Lunedì primo Marzo a Viterbo inaugura la Mostra personale “Le Vibrazioni dell'Anima” dell'artista Gino Bernardini, originario di Tuscania (Sala Anselmi della Provincia, Via Saffi, ore 17.00. La mostra rimarrà poi aperta sino a domenica 7 Marzo).

Alla personale di Gino Bernardini del prossimo primo Marzo sono state invitate ad intervenire numerose Autorità locali: Prefetto, Questore, Sindaco, Presidente della Provincia, il Presidente della Camera di Commercio. La Provincia di Viterbo nell'occasione consegnerà a questo figlio della Tuscia una targa per essersi recentemente distinto alla settima edizione della Biennale d'Arte Contemporanea di Firenze. Nel capoluogo toscano, infatti, Bernardini si è aggiudicato il quarto posto della Giuria internazionale. Primo classificato fra i pittori italiani. Particolare non insignificante: tra 800 artisti provenienti da 80 Nazioni, per un totale di oltre 2.500 opere. Niente male per un “autodidatta”, come non si stanca di autodefinirsi Gino Bernardini, che a Marzo sarà anche impegnato con un'altra personale a VITARTE (7a Mostra Mercato d'Arte Moderna e Contemporanea, dal 13 al 15, sempre a Viterbo) per poi esporre ad Arte Accessibile Milano 2010, presso gli spazi di Eventiquattro e PwC Experience, in via Monte Rosa 91 a Milano, nell'edificio ideato da Renzo Piano come innovativa e trasparente sede del Gruppo 24 ORE (dal 26 al 28 Marzo 2010).

La sua arte sarà “accessibile” perché presentata in modo facilmente fruibile (il pubblico non paga biglietto d'ingresso e può intrattenersi direttamente con gli artisti) ed economicamente ragionevole, considerato il tetto massimo di valutazione delle opere di tutti i partecipanti fissato a 7.000 euro. Tratti quasi innati nella naturale predisposizione al contatto umano e all'attenzione per i valori veri di Bernardini, tanto che gli organizzatori l'hanno già invitato anche all'edizione di Arte Accessibile Roma e Arte Accessibile Miami. Sì, quella in Florida, Usa.

Niente male come calendario, per chi ha iniziato quasi per scherzo negli anni '90 frequentando i pittori naturalistici di Grosseto (e già si aggiudicava, scherzando scherzando, premi e riconoscimenti come un'intera settimana d'esposizione a Torino...) e si cimentava in campi di papaveri, girasoli e gabbiani. Verrebbe da tirar fuori la sempreverde espressione “felice traiettoria artistica”, o il canonico “percorso”... Già, ma quando lo chiedi al diretto interessato, la risposta è disarmante: “Io non lo so che percorso fa la mia arte. So solo che arriva. È la Storia di uno Sguardo. Si materializza, si palesa, se ne va. Quando torna, è ogni volta diversa”.

Per Gino Bernardini, classe '66, è così da quando una decina d'anni fa ha smesso di cercare di apprendere l'arte ed ha iniziato a pensarla, a leggerla negli insegnamenti dei Maestri, alcuni autodidatti come lui, Renoir, Degas, Monet. Da quando ha iniziato a vederla. Con mani e cuore, prima che con occhi e testa. Da quando il suo pensare l'arte trascende a livelli più profondi e nasce qualcosa che va oltre la tecnica pittorica, un connubio di istinto e gesto che è techne: quell'arte che per i greci non poteva andar disgiunta dalla poiesis, dal fare.

È la Storia di uno Sguardo con il quale su una tela, dietro a un campo di papaveri da lui stesso appena dipinto, Bernardini vede brillare il mare, tanto da farsi strada tra i colori ancora freschi con le dita, con gli stracci, con quello che gli capita a portata di mano, col tappo di una bottiglia, fino a fare emergere una marina dai riflessi rossi, in cui le onde travolgono i fiori, li disciolgono in un'immagine nuova, viva, con un'anima propria.

Storia di abbandoni e ritrovamenti: Bernardini lascia i pennelli e si impasta il colore direttamente sulle mani, sulla stoffa, sui materiali più disparati; abbandona la riproduzione di paesaggi e cose esistenti e ritrova i luoghi dei sogni, della memoria più profonda; rompe la razionalità più fredda e accede ad una dimensione nuova, calda, forte e antica insieme che chiamerei “energia medianica”. “Fuoco dell'Anima”, come l'Artista stesso intitola una sua opera d'enorme suggestione.

Dipinge le tele fissandole fortemente alla parete: sul cavalletto cadrebbero sotto l'impeto a volte furioso dei colpi che ricevono. Non ripete sempre gli stessi gesti, anzi a dire il vero a volte non ha contezza piena di quel che accade, tanto che una volta ha voluto dipingere alla presenza della sua intera famiglia, quasi a chiamarli a testimoni del fenomeno che gli occorreva. L'opera l'ha poi intitolata “Tutti Insieme”. Non c'è ordine apparente, non un disegno, non un abbozzo. A passi di danza che vanno dal tavolo dei colori, alle bianche superfici, dalle mani a tutto il corpo, dal caricare colore all'asportarlo con stracci, lana, carta, unghie, Bernardini è al centro d'un vortice d'energia creativa. Le mani: sanno dove andare. Lui: così vicino all'opera che a stento ne indovina i confini. Ne fa fisicamente parte integrante finché non si ferma e compie un gesto che è il segnale che l'opera è conclusa. In ogni dettaglio.

Sì: dettaglio. Le opere di Gino Bernardini posso esser lette fin in profondità. I risultati finali della sua danza creativa non hanno gli stilemi del tachisme o dell'action painting. T'aspetteresti che dal caos di gesto e colore nascessero esplosioni astratte, invece ne scaturiscono profonde impressioni(stiche) che rimandano all'essenza della natura. La pittura di Gino Bernardini si lascia accarezzare in superficie, ma è pronta a deflagrare in profondità. Sorprende e mozza il fiato. Picchia duro, tenera com'è. Narra di natura, di campagna, di profumi e di piccoli angoli di paesaggio che resterebbero anonimi se Gino non li elevasse agli onori della tela. Sembrano fotografati, ma l'Artista non li ha mai visti nella realtà, vi ha posato sopra solo lo sguardo del sogno, della memoria profonda. Ha spesso per soggetto dei canneti, piccoli microcosmi intricati di vita e di morte, di germogli che nascono sull'humus del fogliame decomposto. E il soggetto rimanda al mistero, a giochi d'infanzia, a nascondigli rimasti impressi nei ricordi.

Regala dettagli degni d'una pubblicazione di botanica. Ma i dettagli sono figli del gesto meno meticoloso possibile. Dello straccio, non del pennellino e della china. E scaturiscono dallo stesso movimento che porta con se sulla tela anche figure non previste, ammiccamenti amichevoli, ghigni inaspettati. La pittura di Gino Bernardini attinge al tema dell'acqua e lo rende immediatamente archetipo, lavacro di nascite passate e future. È con l'acqua che l'Artista si lava le mani quando sente che l'opera è completata: questo il gesto-segnale. È nell'acqua che le piante dei suoi quadri affondano le radici, esili come vene. Da lì si genera un ”Intreccio” (altra opera cui l'artista è particolarmente legato) che emerge dall'oscurità verso la luce. Dall'acqua la forza.

Chi ha visitato lo studio dell'Artista, sa che si trova in una porzione della casa di famiglia alle porte di Tuscania. Ha sentito quella forza sprigionarsi dai quadri e pervadere i piani superiori, diventare un profumo delle stanze, un carattere dei familiari, un tratto del sorriso della moglie e delle figlie. Ha intuito cosa intende Gino Bernardini quando dice che “le sue opere lo ringraziano tutte per essere state aiutate a venire alla luce e ciascuna per essere unica”.

C'è una voce intima da ascoltare, nelle “Vibrazioni dell'Anima”. È la voce che sussurrava emozioni agli avventori della vecchia tabaccheria di Gino Bernardini, il nonno omonimo dell'Artista, che miravano i disegni che il piccolo Gino faceva sul retro delle stecche di sigarette, scompaginate a formare un foglio. La stessa voce che oggi richiama la nostra attenzione sulla forza che scaturisce dai quadri del pittore di Tuscania, su un loro particolare, su quello che a volte appare solo di sfuggita.
Sull'elemento che siamo disposti a lasciar colpire il nostro sguardo.
Perché c'è una Storia in uno Sguardo.

Agenzia di Comunicazione, Ufficio Stampa, PR:
AndEventi
Roma - Giovanni Serra tel.339.53.18.769 giovanni@andeventi.it
http://www.andeventi.it

Inaugurazione 1 marzo ore 17

Sala Anselmi
via Saffi, 49 - Viterbo
Tutti i giorni 10-13 e 17-20
Ingresso libero

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