L'incontro tra Greta Garbo e Salvatore Ferragamo e' un piccolo romanzo nella vita sorprendente di questi due personaggi. Nasce cosi' l'idea di una mostra che analizzi il mito della Garbo oltre il cinema e ne metta in evidenza la contemporaneita', il minimalismo e l'essenzialita' nello stile. In mostra il guardaroba privato dell'attrice insieme ai piu' famosi costumi di scena realizzati per lei dal designer di Hollywood, Gilbert Adrian, oltre a numerose fotografie.
Mostra e catalogo a cura di Stefania Ricci
GRETA GARBO. IL MISTERO DELLO STILE
L’incontro tra Greta Garbo, la Divina, e Salvatore Ferragamo; Il Calzolaio dei Sogni, come si
intitola la sua autobiografia, è un piccolo romanzo nella vita sorprendente di questi due personaggi.
La prima volta si sfiorano, giusto il tempo per creare un paio di scarpe su misura, nel 1927 a
Hollywood, prima che Salvatore rientrasse a Firenze per avviare l’azienda in Italia. Poi, finché
l’Hollywood Boot Shop, il negozio nella capitale del cinema, rimase proprietà di Ferragamo, la
diva si recò ad acquistarle lì, quindi da Saks Fifth Avenue a New York. Finché nell’agosto del
1949 i due si rividero a Firenze. "Sempre giovane come quando l’aveva incontrata la prima
volta", Greta entra in negozio calzando un paio di sandali dalle suole di corda. "Non ho scarpe"
dice "e voglio camminare". In cinque riprese, Ferragamo crea per lei una serie di scarpe a tacco
basso, tra cui un sandalo allacciato alla caviglia in vitello rosso che le piacque particolarmente.
Dalla boutique uscì con 70 paia di scarpe, per la maggior parte diverse soltanto nel colore.
Due anni fa, di passaggio a Firenze, è il pronipote della Garbo, Craig Reisfield, a fare visita a
Ferragamo e al suo affascinante museo dedicato alla storia del fondatore e alle sue rivoluzionarie
calzature, allestito all’interno dello storico Palazzo Spini Feroni, sede dell’azienda fin dal 1938.
Conversando con la direttrice del museo Stefania Ricci, Craig (discendente in linea diretta in
quanto figlio dell’unica nipote, Gray Reisfield) accenna al ricchissimo archivio di abiti, cappelli,
foulard, guanti, innumerevoli pantaloni e camicette della diva conservati dai discendenti con
rispettosa cura. L’intero guardaroba personale della Divina, come mai nessuno l’ha visto
e studiato.
LO STILE DELL’ANTICONFORMISMO
Nasce così, come un meraviglioso colpo di fulmine, l’idea di una mostra che analizza il mito della
Garbo oltre il cinema, del quale fu uno dei simboli più inarrivabili nel momento in cui questa arte
nuova sperimentava la sua capacità di seduzione e formazione delle masse. Fu la relazione di
fiducia con il costumista Adrian (Adolph Greenberg) che la Metro Goldwin Mayer le affiancò
fin dal 1929, a creare quello stile inconfondibile che rispettava, anche sulla scena, il suo gusto
personale, pratico e disinvolto, che concentrava l’attenzione soprattutto sul bellissimo viso.
Cappucci drappeggiati, colletti scostati, scollature a V poco profonde o tonde e molto accollate
diventano il segno distintivo di Garbo/Adrian, riscuotendo un successo immenso. Ovunque le
sue fans si coprivano invece di scoprirsi, misteriose Mata Hari in trench stretto in vita. Anche
se l’opera paziente di Adrian era riservata ai film, con magnifici interventi per quelli in costume
come La Regina Cristina e Anna Karenina, il reciproco scambio di influenze si poteva leggere
anche nel guardaroba personale della Divina, che infatti mutò sottilmente quando l’attrice
decise di ritirarsi dopo Two faced woman (Non tradirmi con me, 1941) dove l’annunciato
cambio di stile si rivelò un disastro, a cominciare dagli abiti per finire con la permanente imposta
dal regista George Cukor e dal parrucchiere Sydney Guilaroff.
Abbandonato Adrian (che chiuse così la sua lunga carriera perché "se la Garbo non è più
glamour, non lo sono più nemmeno io" ) Greta Garbo si affidò a Valentina, la famosa stilista di
New York che, pur condividendo le severe regole di design della diva, le interpretò in modo
fresco e originale, lavorando su forme ampie e sofisticate e privilegiando il bianco, il beige, il
nero, il blu scuro. Ma questa inflessibile signora adorava anche le gemme calde del rosa fino al
bouganville e del verde-azzurro mediterraneo, come si potrà notare dagli abiti messi a disposizione
con grande entusiasmo dalla pronipote Gray Horan, che firma anche l’introduzione del
libro-catalogo.
GRETA GARBO. IL MISTERO DELLO STILE propone un’immagine dell’attrice secondo un punto
di vista che, a partire dal cinema, riflette la Garbo privata. La donna del mistero, fotografata
fortunosamente dai paparazzi appostati mentre stretta nell’impermeabile, cappello abbassato
sulla fronte e occhiali scuri, cammina per strada, indimenticata anche se volontariamente estranea
ai riti del successo. E proprio nel suo abbigliamento, che ieri veniva ritenuto spoglio fino alla
noncuranza e che oggi definiremmo minimal, si legge quella personalità forte e originale che la
rende così contemporanea.
LA MOSTRA
Apre l’esposizione una scelta di costumi da film, recuperati da istituzioni, musei e collezionisti
privati, dopo la dispersione dei magazzini MGM. Tra i pezzi ritrovati, il magnifico abito con scollo
ricamato di Inspiration (La modella), su prestito della Drexel University di Philadelphia, il modello
della Regina Cristina (dal Museum at Fit).
Una sezione è dedicata al volto della Garbo, che Roland Barthes indicava come uno dei Miti
d’oggi: ritratto tra gli altri da Clarence Sinclair Bull, senza dimenticare la snobbissima foto per
il passaporto scattata da Cecil Beaton.
L’eleganza del quotidiano raccoglie gli abiti e gli accessori, fino a oggi mai visti, della star. Dalle
valigie di Louis Vuitton, una delle quali interamente dedicata alle scarpe, ai modelli di Valentina,
Pucci, Givenchy. Fino alle scarpe di Ferragamo che battezzò proprio Zita una delle sue
creazioni, con tomaia senza cucitura, punta morbida e una semplice fibbia. Tra i modelli si
distinguono un sandalo semplicissimo ma di grande glamour con piccolo tacco rotondo, una
ballerina in velluto da sera e splendide scarpe allacciate che da piccoli dettagli, la leggera punta
all’ insù di una e la particolare chiusura dell’altra, indicano la creatività di Ferragamo al servizio
di una delle sue clienti preferite. Tra disinvoltura e scioltezza, la sintesi perfetta del glamour
alla Garbo.
Progetto architettonico di Maurizio Balò
Catalogo Skira
Ulteriori informazioni:
http://www.museoferragamo.it
Ufficio Stampa Milano +39 02 77111444
La Triennale di Milano
viale Alemagna, 6
Orario 10.30 - 20.30, chiuso il lunedì
giovedì e venerdì 10.30 - 23.00
Ingresso gratuito