L'artista presenta una selezione di lavori svolti negli ultimi due anni con un linguaggio pittorico vicino all'iperrealismo, rivisitato e rivissuto con tematiche contemporanee.
Sabato 6 marzo alle ore 18.00, la Galleria dell’Aref inaugura la mostra di Alessandro Gabbia Ritratti, presentazione di Silvia Iacobelli. L’artista bresciano presenta una selezione di lavori svolti negli ultimi due anni con un linguaggio pittorico vicino all’iperrealismo, rivisitato e rivissuto con tematiche contemporanee. L’esposizione è composta da un ritratto di grandi dimensioni a cui ruotano attorno ritratti in miniatura e squarci di centri storici degradati.
Alessandro Gabbia nasce a Brescia nel 76’. Figlio d’arte, si avvicina alla pittura ancora da bambino, e sotto la guida del padre Domenico comincia a muovere i primi passi nel mondo dell’arte. Le prime esposizioni risalgono nel 1999, alla galleria A.A.B., seguono numerose collettive in gallerie private milanesi, fra quali la “Renzo Cortina” e “Il Torchio”, con la quale parteciperà a fiere d’arte nazionali.La prima mostra personale risale nel 2006, alla galleria “ Bertolt Brecht” di Milano, curata da Lorenzo Argentino e presentata dal critico Vera Maria Carminati. Nel 2008 il museo “Heritage” di Malta, organizza la sua fortunata personale dal titolo “Mirror of Life”. Attualmente continua a svolgere come unica attività il mestiere d’artista, collaborando con diverse gallerie nazionali.
“Educare ciò che è interiore a divenire esteriore. Trasmutarlo in materia. Estrarlo dal silenzio chiassoso in cui giace, da cui si staglia e prende le mosse. Domarlo, dargli senso, musicalità, forma, sino a circuirlo da un silenzio compiuto, prima di congedarlo, in direzione dell’Altro. Mi pare sia questo il lavoro di Alessandro Gabbia.Mettere in mostra la propria arte equivale a sciorinare se stessi. Ci vuole coraggio, determinazione, spudoratezza. Richiede di brandire la propria responsabilità a fronte di ciò che si è, svelandosi, al cospetto degli altri. Ecco perché è oneroso quanto inevitabile per un artista, essere artista: perché il gesto artistico richiede la necessità di donarsi, denudandosi. A patto che la pratica artistica sia vissuta come ineludibile e estrema. Propria.
L’autore lo sa bene, l’arte nasce dall’autenticità di uno scompenso, dal trauma delle emozioni. Senza scompensi, senza traumi, senza il fardello della propria emotività, l’artista non ha ragione di esistere, non ha possibilità di concepire, poiché scevro di quella peculiare disposizione d’animo che lo connota in una situazione di assoluta astrazione dalla realtà circostante, laddove ristretto in se stesso, si dilata, si dispiega, esplicando la propria libertà, mediante l’utilizzo di un idioma creativo. Ciò che allora mi pare di decifrare all’interno di questi ritratti, è la facoltà di ritrarsi, ritraendosi sotto la superficie interscambiabile d’altri, è la perpetua raffigurazione di lacerti di personalità sacrificati su tela, è l’individualità multipla dell’artista stesso reiterata all’infinito mediante il ventaglio di tacite fissità. Mai mute, mai univoche. Un lavoro lento, minuzioso, teso a concretizzare una oggettività pittorica rarefatta eppure materica, veridica. Estirpata dai sensi ma ben definita. Finalizzata a intridere di stupore sobillante, il corpo di chi guarda.”
Inaugurazione sabato 6 marzo 2010, ore 18
Galleria dell’Aref
Piazza Loggia 11/f
dal giovedì alla domenica, dalle ore 16 alle ore 19.30
Ingresso libero