Studioventicinque
Milano
via Col di Lana, 14
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Anacoluto
dal 23/6/2002 al 5/7/2002
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Segnalato da

Lucia Uni



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Lucia Uni



 
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23/6/2002

Anacoluto

Studioventicinque, Milano

In questa sua prima mostra personale milanese Lucia Uni presenta un’installazione composta da venti anacoluti semplicemente scritti sul piu' comune formato di fogli per macchina da scrivere: il formato UNI A4. Quattro fotografie, inframmezzate ai testi, mostrano una sequenza di mele che vengono mangiate. Inaugurazione ore 18.


comunicato stampa

Lucia Uni

inaugurazione: lunedì 24 giugno 2002, ore 18.00

la mostra resterà aperta fino al 5 luglio
dal martedì al venerdì dalle ore 16.30 alle 19.00 o su appuntamento (tel. 02 89420303)

In questa sua prima mostra personale milanese Lucia Uni presenta un’installazione composta da venti “anacoluti” semplicemente scritti sul più comune formato di fogli per macchina da scrivere: il formato UNI A4. Quattro fotografie, inframmezzate ai testi, mostrano una sequenza di mele che vengono mangiate.

“io, quelli che lasciano le frasi a metà.. lasciamo perdere”

La figura sintattica dell’anacoluto “consiste nel cominciare la costruzione del periodo in un modo per poi terminarlo in un altro” (Nuovo Palazzi, Dizionario della lingua italiana) ed è una forma retorica tipica del linguaggio parlato (dove capita di usarla anche inconsapevolmente), spesso ripresa nel linguaggio letterario o nelle comunicazioni di massa per sottolineare gli aspetti colloquiali o passionali di un enunciato.
Non è quindi, propriamente, un errore di sintassi, come c’insegnano a scuola, l’hanno usato anche Manzoni e Dante. Può essere, a volte, una scelta stilistica, ma Lucia Uni ne coglie soprattutto il valore di scarto da una norma convenzionale, con tutta la capacità di aprire uno spazio diverso oltre la superficie delle parole e il loro impiego razionale: “L’anacoluto è una figura retorica ambigua, tra l’errore e la poesia, che in questa occasione mi serve per dire cose più o meno importanti con l’istintività del linguaggio parlato”.
Il linguaggio così non è più un semplice e meccanico veicolo di contenuti, come spesso siamo portati a ritenere, ma è a sua volta presenza e forma e la parola può assumere la stessa plasticità dell’immagine che l’accompagna.
I titoli dei lavori fotografici sono essi stessi degli anacoluti: Tutti c’è bisogno d’amore e Le mele, fa bene anche la buccia. L’immagine della mela bucata da chiodi di ferro e poi mangiata (rimedio tradizionale per l’anemia) allude ad una più grave e più profonda anemia caratteristica della nostra società: “La mancanza del ferro, l’elemento marziano, è in rapporto con una generale mancanza di azione nello stile di vita a cui siamo abituati e più in generale si riferisce al bisogno d’amore”. Che non è poi, soltanto, “bisogno” psicologico e soggettivo, ma una tensione fisica che richiama il flusso stesso del sangue, un affrancamento dalla componente razionale e un “abbandono”..
Giorgio Zanchetti

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