TREKKING 45°26'47"N, 9°8'12"E con Matteo Guarnaccia

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2 TREKKING 45°26'47"N, 9°8'12"E con Matteo Guarnaccia

3 Quasicristallo - TRAMA21 Research Group for Contemporary Art





ORE 11:00
PIAZZA NAPOLI_l'incontro e la partenza

Iniziamo a capire la toponomastica, i nomi, i legami.
Perché Giambellino? Ci interroghiamo mai sul nome di un luogo che attraversiamo?
Può essere un indizio, un frammento, un punto d'origine.
Il gruppo si raccoglie, ascoltiamo la storia raccontata da Matteo Guarnaccia, di questa arteria periferica milanese. Tra i clacson e i semafori iniziamo il nostro attraversamento immaginifico e fisico del Giambellino.
E' curioso che Piazza Napoli si chiami piazza, è più semplicemente un grande incrocio stradale dove passa la circonvallazione.
Ci raccogliamo sotto l'ingresso del Cinema Ducale e facciamo conoscenza con Giovanni Giambellino, meglio noto come come Giovanni Bellini, pittore italiano rinascimentale, da cui il quartiere prende il nome. Ascoltiamo storie di operai e fabbriche che fino a metà del secolo scorso costituivano un diverso paesaggio del Giambellino, un paesaggio di cui non rimangono tracce evidenti se non nella sua memoria.


ORE 11:45
VIA GIAMBELLINO_una zona piena di nebbia

Scendiamo lungo Via Giambellino e con noi vengono anche i racconti di Matteo. Racconti di una città industriale, di un quartiere, quello del Giambellino, pensato non per la costruzione della vita sociale di chi ci si muoveva attraverso, ma esclusivamente pensato per un movimento bidirezionale abitazione-lavoro di operai e manovali.
"Ancora negli anni '60 questa era una zona piena di nebbia, con quattro alberi rachitici e questo vialone (via giambellino) che era il deserto."


ORE 12:00_un giro della memoria

Proseguiamo il nostro trekking lungo una via dal nome importante: via Leone Tolstoj. Matteo mentre raggiungiamo la prossima sosta continua a farci notare le stratificazioni architettoniche e urbanistiche.
I palazzi, gli edifici raccontano come libri aperti la storia di un luogo.
Quanto poco dedichiamo loro la giusta attenzione?
Sappiamo ancora interpretare i cambiamenti del tempo attraverso la struttura dei palazzi?
Quello che vediamo, ci ricorda Matteo, è un accumulo di emozioni, di storie, di gente che ha cambiato abitazioni. Non dimentichiamoci che la zona del Giambellino è stata fortemente colpita dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Ciò che vediamo è un paesaggio parlante, un giro della memoria di un luogo.


ORE 12:20
VIA TOLSTOJ_stratificazioni e incontri

Ci raduniamo per una pausa un po' più lunga.
Destra, sinistra, davanti, dietro. Ci guardiamo attorno girando su noi stessi e non c'è un edificio uguale all'altro. Nuovo e moderno si scontrano, si spingono l'un l'altro in un immaginario braccio di ferro tra colossi. Chi sopravviverà? Il minaccioso e affascinante edificio nero o ciò che rimane di alcune case popolari? O magari, con un colpo di scena, la spunterà la nuova e stridente piazza senza alberi?
Si beh..certo che almeno c'è un po' di spazio.


ORE 12:45_ecco gli alberi

E' possibile pensare a una quarantena per il verde?
Le recinzioni che contraddistinguono sempre di più pubblico e privato, il mio dal tuo, nel quale il concetto di nostro, di tutti è sempre lo scarto, non lasciano altra possibilità che lasciarci contemplare la nuova idea di spazio verde che aspetta le nostre città: dei rendering nel quale le nostre relazioni possibili vengono pixelizzare da linee parallele e geometriche che rivendichino sempre di più il diritto all'isolamento e all'alienazione.


ORE 13:15
CANOTTIERI SAN CRISTOFORO_son parvenu questi qua!

Camminiamo verso la sede dei canottieri di San Cristoforo passando per la chiesetta omonima. E' incredibile la gentrificazione, e così girando un angolo, in mezzo al nulla, ci troviamo impreparati davanti a un nuovissimo centro di ristorazione, palestra e noleggio canoe. (Abbiamo un po' di cose di cui discutere davanti alla sua insegna). Si riflette sui concetti di bellezza e degrado, sappiamo ancora riconoscerli? Siamo forse assuefatti al degrado?
E anche la competenza di un mestiere, cos'è, come si fa?
E' possibile amare ancora il lavoro oggi?


ORE 13:30
NAVIGLIO GRANDE_decentramenti

Arriviamo alla sede dei canottieri, occhi ben aperti sui dettagli, non manca molto all'arrivo alla stazione ferroviaria fantasma, luogo in cui faremo il pic nic.
Lungo il tragitto, un rettilineo pedonale e ciclabile che costeggia il Naviglio, ci fermiamo spesso.
Si discute sul fatto che Milano ha un centro e si rifiuta di creare nuovi centri. Può questo rappresentare una condizione di possibilità? E' possibile costruire nuovi canali di passaggio umano oltre che urbano che mettano in dialogo il centro con il resto della città?
Certo esistono altri centri spontanei e temporanei, ma manca la rete che vi fa accedere e quindi sono centri che rimangono periferie poiché perchè non accessibili altrove se non che dalla periferia stessa.
Come suggerisce Isabella Bordoni "bisogna rivendicare la libertà di movimento al di fuori degli spazi prestabiliti". Siamo capaci di immaginare deragliamenti dello spazio già esistente?


ORE 14:00
STAZIONE FERROVIARIA FANTASMA_fine?

Arriviamo infine al capolinea. Troviamo un buon punto di sosta in una ex-osteria ormai abbandonata che ci si offre come base d'appoggio dove riposarci, e concludere il nostro trekking urbano, dei tavoli esterni fatti di assi di legno senza sedute, ma anche per terra va bene.
In questo non luogo, affacciato sullo scheletro di una stazione ferroviaria mai conclusa (ora rinata come dimora temporanea per una comunità rom), condividiamo il cibo e tiriamo le somme di questo viaggio lungo i perimetri di una città e di un quartiere. Abbiamo attraversato i bordi, esplorato le relazioni interstiziali che si creano tra il territorio, il corpo, l'urbano e l'umano al fine di tracciare una nuova mappa che partisse dal racconto e dall'osservazione dei luoghi.
Le domande sono molte, ci vorrà del tempo per sedimentarle e magari costruire delle risposte, o semplicemente lasciare delle tracce per il percorso di qualcun altro. Non conosciamo la prossima tappa di questo trekking, ma per ora è bello anche solo pensare che è proprio buono questo pane.