Comunicato dei Lavoratori dell'Arte (pubblicato il 25/09/2011)

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25.9.2011

I Lavoratori dell’Arte intendono dare una risposta alle adesioni ricevute da parte di molti artisti e operatori culturali.
Il Documento dei Lavoratori dell'Arte esprime la convinzione che sia necessario conquistare all’arte e alla cultura lo status di beni comuni e vuole rappresentare un punto di partenza per sviluppare pratiche e discussioni intorno alla necessità di costruire un nuovo welfare culturale.

Per questo motivo, noi Lavoratori dell'Arte, dobbiamo cercare di esplicitare con chiarezza le condizioni di precarietà in cui ci troviamo ad operare. Specialmente laddove il termine precarietà appare ormai inflazionato, è necessario invece riconoscerne le dinamiche, l’ambivalenza, l’estensione e le forme. Del resto, in un momento in cui la crisi ha acuito la gravità delle nostre condizioni, dobbiamo partire da una diagnosi lucida per mettere in campo contromisure efficaci.

Cerchiamo di chiarire alcuni aspetti, per punti.
- Questo non è un manifesto
- Non siamo né vogliamo diventare un sindacato.
- Non ci interessa rappresentare qualcuno, ma vogliamo costruire un mezzo di auto rappresentazione.
- Non lottiamo per l’establishment italiano dell’arte contemporanea.
- Rifiutiamo l’estetizzazione delle lotte e l’idea di avanguardia, in arte come in politica.
- Conseguentemente vogliamo attraversare le lotte reali, aperte anche su terreni diversi ma affini a quello delle arti visive, come quelle dei lavoratori dello spettacolo, della conoscenza e degli studenti.
- Non ci interessa riconfermare la distribuzione istituzionale di ruoli: l’artista, il curatore, il pubblico, ecc. Usiamo questi termini senza imbarazzo, ma preferiamo rompere questi confini indicando nell’operatore del contemporaneo quella figura che ricompone la nostra frammentazione esistenziale, professionale, sociale, culturale e politica. L’operatore del contemporaneo è artistacuratorecriticodesignerdanzatoreautorepubblicocreativoguardasalastudentericercatorestagistascrittoreattoretecnicocopywritermaschera e molto altro ancora.
- Non ci interessa far funzionare questo sistema. Denunciamo le ingerenze politiche in campo artistico e la vergognosa governance pubblica della cultura, non per affermare lo status quo dell’istituzione arte in Italia, ma perché pensiamo che da questa inadeguatezza si debba partire per inventare nuove forme istituzionali.
- Diciamo che reddito e welfare sono due temi che devono entrare nel dibattito critico intorno alle arti visive. Senza, non troviamo punti di aggancio con le lotte reali, ma ci limitiamo a ri-affermare il nostro piccolo posto nel sistema quali critici dello stesso. Non siamo gli utili idioti complici.
- Noi non chiediamo assistenza, vogliamo ciò che ci spetta. Laddove i discorsi e le pratiche artistiche istituzionali hanno già individuato la natura relazionale, sociale, cooperante e reticolare della produzione artistica contemporanea, ciò che manca è una distribuzione equa del valore che viene socialmente prodotto. Esso è concentrato nelle mani di pochi a discapito di molti (quei molti senza cui oggi l’arte non potrebbe funzionare se non nella ripetizione di modelli ormai esausti). Siamo dunque catturati all’interno di una parodia della dimensione comune dell’arte. A noi spetta il compito di prendere sul serio questo comune, ri-catturandolo attraverso un’inchiesta seria delle nostre condizioni di vita/lavoro, attraverso la messa in campo di forme di lotta adeguate e allo stesso tempo, attraverso pratiche critiche e artistiche che sappiano articolare i nessi tra arte, politica e lavoro.
- Diciamo che i linguaggi artistici sono un fatto politico e diciamo che la precarietà è un freno alla sperimentazione, all’ambizione, all’intelligenza, alla radicalità e al respiro globale dell’arte.


Questi pochi spunti generali dovranno, fin da subito, essere messi in pratica su due livelli paralleli. Il primo sarà quello delle mobilitazioni dell’autunno prossimo in cui gli operatori del contemporaneo possono ritagliarsi un ruolo di primo piano. Queste mobilitazioni avranno come bersaglio le politiche di austerity che, tra i molti effetti negativi, conteranno il risultato di porre un freno ulteriore alle pratiche artistiche indipendenti.
In secondo luogo dobbiamo elaborare degli strumenti legali e giuridici che possano iniziare a regolare i nostri diritti. Ad esempio un corpus di contratti che possa meglio tutelare la nostra produzione, ma anche ad una bozza di carta di responsabilità sociale applicabile al lavoro in ambito artistico.

Aderiamo alla “Giornata di stati generali di lavoratori della conoscenza” che si terrà al Teatro Valle Occupato a Roma il 30 settembre 2011, riconoscendola come un importante appuntamento nazionale di coordinamento di tutte le organizzazioni che fanno parte di questo movimento.

A partire da chi ha aderito al Documento dei lavoratori dell’arte, siamo particolarmente interessati a coordinare le forze con gruppi di lavoro che stanno già elaborando strumenti e ricerche inerenti all'agenda politica che stiamo promuovendo.

Vi preghiamo di far riferimento all'email lavoratoridellarte@gmail.com per comunicare contributi e suggerimenti.


Documento dei Lavoratori dell'Arte (22/07/2011)
http://www.undo.net/it/my/d903714347694af092af40046b9d45b2/54/117