Foro Boario
Roma
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Concorso di idee
dal 21/6/2000 al 31/7/2000
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laboratorioboario



 
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21/6/2000

Concorso di idee

Foro Boario, Roma

Laboratorio Internazionale per la trasformazione degli spazi di confine. Si invita a partecipare a redigere un progetto che preveda una riflessione sul complesso dell’ex mattatoio di Roma come spazio pubblico della città aperto alle culture e ai popoli del mondo, incoraggiando lo studio e lo scambio tra professionisti, operatori e studenti di arte, architettura, ingegneria, urbanistica e paesaggio, di tutte le nazionalità.


comunicato stampa

Laboratorio Internazionale per la trasformazione degli spazi di confine

Si invita a partecipare a redigere un progetto che preveda una riflessione sul complesso dell’ex mattatoio di Roma come spazio pubblico della città aperto alle culture e ai popoli del mondo, incoraggiando lo studio e lo scambio tra professionisti, operatori e studenti di arte, architettura, ingegneria, urbanistica e paesaggio, di tutte le nazionalità.

Il concorso è promosso dal Laboratorioboario con il patrocinio della Fondazione Adriano Olivetti e l’Accademia di Francia. L’obiettivo è quello di sollecitare un contributo sui temi della convivenza tra culture e su di un’area estremamente strategica e complessa per la città di Roma, quale l’ex mattatoio. L’iscrizione è gratuita, è sufficiente compilare il modulo sul sito web. Si può partecipare individualmente o in gruppi. E’ auspicata la partecipazione di gruppi interdisciplinari. I progetti selezionati da una giuria aperta, saranno in mostra sul sito internet e saranno inseriti nel catalogo che raccoglierà i contributi del workshop che si svolge contestualmente al concorso, a luglio nel Foro Boario.

La documentazione per partecipare al concorso si può avere gratuitamente presso il sito web. La consegna consiste in 4 pagine formato A3. La consegna dovrà avvenire per mezzo posta e pervenire entro il termine stabilito.

Termine per le adesioni al concorso 31 luglio 2000
Termine per l'invio delle domande di chiarimenti 4 agosto 2000
Termine per l'invio degli elaborati 4 settembre 2000
Termine lavori della giuria e tavola rotonda 12 settembre 2000
Mostra dei progetti 6 al 30 settembre 2000

Un'estate al Campo Boario
Giugno - Settembre 2000

Esistono ovunque nelle grandi città, ma soprattutto nelle città del mediterraneo, delle strane pieghe dove la ripetuta sovrapposizione di margini consente al corso del tempo di sedimentare lì frammenti eterogenei di spazi e di tempi diversi da quelli che la città stessa vorrebbe riuscire ad affermare, frammenti di altrove che col tempo diventano humus, si territorializzano, garantiti dalla marginalità e dallo scarso controllo, danno vita a forme congenite di diversità. Si tratta spesso di aree di scarto, prossime alle porte della città, ai porti per le città di mare, e alle stazioni in tempi più recenti. In una città come Roma dove è la mano del tempo piuttosto che quella dell'urbanista a disegnare lo spazio un territorio di questa natura riesce a sopravvivere ancora oggi nel cuore della città. Sotto il Monte Testaccio - monte di scarto, meticcio, frutto del sedimentare dei resti delle anfore con cui i romani trasportavano mercanzie in tutto il Mediterraneo - si distende il Mattatoio, complesso edilizio d'inizio secolo dismesso nel 1975. Il complesso è diviso in due grandi aree, il Mattatoio vero e proprio e il Campo Boario. Il Mattatoio, solo recentemente aperto ad uso pubblico, è stata per decenni ermeticamente chiuso e isolato dal contesto. D'altro canto il Campo Boario, pur recintato, ma con le porte aperte, ha visto succedersi una quantità infinita di eventi, di usi e di appropriazioni dello spazio. Lì occupano alcune stalle per i cavalli i conducenti delle carrozzelle che fanno servizio turistico nel centro storico, da anni è usata come area di transito dai Calderasha, nomadi italiani che lavorano il metallo, alcune realtà sociali e culturali, il Villaggio Globale, l'Ararat, La Casa della Pace, il Vecchio Mattatoio, nonché una piccola comunità di senegalesi, e alcuni altri immigrati in ordine sparso. Così mentre il Mattatoio è pieno di strutture vuote, prive di uso, il Campo Boario è una enorme area vuota, ricca di usi diversi. Riusare uno spazio implica una presa di coscienza delle sue potenzialità e il coraggio di confrontare i propri bisogni con il patrimonio ereditato. Per avere il diritto di riusare, in una società democratica, bisognerebbe dimostrare di essere in grado di immaginare un progetto che non solo sia utile alla collettività, ma che si configuri come un incremento di valore di ciò che si vuole sottrarre al cosiddetto degrado. Il riuso è innanzi tutto un processo che coinvolge la collettività. La motivazione per il riuso di una struttura così importante va ricercata nei fenomeni realmente nuovi che hanno investito negli ultimi anni la nostra città: il più eclatante è senz'altro quello dell'immigrazione, così come quello del nuovo protagonismo dei giovani che più di altri sanno cogliere la ricchezza di questi cambiamenti. Il Campo Boario è, quindi, espressione caotica, ma anche estremamente complessa delle contraddizioni della città contemporanea, un luogo che non ha bisogno di una tabula rasa per essere reinventato, ma di una attenta operazione di ascolto e di interazione creativa, affinché la marginalità che lo connota si possa emancipare e dar luogo ad un laboratorio unico nel suo genere, dove l'arte e la solidarietà civile possano contribuire, calandosi al centro delle contraddizioni, a elaborare nuovi modelli di convivenza, ovvero a trasformare quel luogo di confine in uno spazio pubblico. Il Campo Boario è il luogo ideale per realizzare un laboratorio interculturale, uno spazio pubblico sperimentale che diventi polo di riferimento su scala internazionale di un modo nuovo di fare cultura nella città del futuro.

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