52 titoli, tra preview europee o internazionali, e 8 giorni di fittissimo calendario, tra proiezioni e incontri: il festival griffato dal Centro Espressioni Cinematografiche taglia il traguardo del quinto anno e si conferma la piu' grande vetrina mondiale dedicata al cinema asiatico!
The Largest Annual Showcase of Asian Cinema
L’Oriente è vicino. Anzi: è vicinissimo. E FAR EAST FILM, ancora una
volta, documenterà puntualmente questa preziosa vicinanza! 52 titoli, tra
preview europee o internazionali, e 8 giorni di fittissimo calendario, tra
proiezioni e incontri: l’atteso festival griffato dal Centro Espressioni
Cinematografiche di Udine taglia il traguardo del quinto anno e si conferma
la più grande vetrina mondiale dedicata al cinema asiatico!
Dal 24 aprile al 1 maggio, al Teatro Nuovo “Giovanni da Udineâ€, gli
spettatori potranno dunque apprezzare non solo i blockbuster che hanno fatto
scintille dall’altra parte del pianeta (Cina, Hong Kong, Corea del Sud,
Giappone, Thailandia, Filippine, Singapore, Taiwan), ma anche importanti
retrospettive e approfondimenti tematici quotidiani. In particolare, per
quanto riguarda le retrospettive, FAR EAST FILM 5 presenterà una monografia
riservata alla Golden Age del cinema coreano (cioè la gloriosa produzione
degli anni Sessanta), un tributo a “The King of Kult†(cioè il regista
giapponese Ishii Teruo) e una sezione informativa per conoscere, attraverso
la visione di tre pellicole (Turn, Laughing Frog e Out, straordinaria dark
comedy tutta al femminile), l’astro nascente giapponese Hirayama Hideyuki.
Il 29 aprile, poi, come tradizione vuole, si consumerà fin dalle prime ore
del mattino un ricco «Horror Day»: saranno ben 7 le opere proposte, tra cui
Dark Water (del grande Hideo Nakata, papà storico di The Ring) e The Grudge
(sanguinario cult-movie che Sam Raimi ha già opzionato per un remake
americano)…
Una moderna favola coreana e un nostalgico ritratto generazionale: al via la
quinta edizione di «Far East Film»!
Un’inedita Seoul, notturna, sfavillante di luci al neon e strade luccicanti,
è l’ambientazione di Saving My Hubby, il film coreano - diretto dall’
esordiente Hyun Nam-sup - che aprirà giovedì 24 aprile il festival udinese.
Ricchissimo di invenzioni registiche, fotografato magistralmente con i
colori caldi della sera metropolitana, la storia del film si svolge tutta in
una notte. Una notte movimentata, imprevedibile, capace, con i suoi colpi di
scena, di rompere drasticamente gli equilibri familiari di una tranquilla e
buffa coppia di cittadini coreani. Utilizzando il registro della commedia,
grazie alla straordinaria interpretazione dell’attrice protagonista Bae
Doona, Saving My Hubby diverte come un film comico, crea suspense come un
film d’azione, commuove e appassiona come un melò o un’opera tragica capace
di smussare i toni più acuti in farsa. Espressione della straordinaria e
proficua stagione che il cinema coreano sta vivendo in questi anni (in Corea
del Sud i film nazionali hanno ottenuto nel 2002 il 47 % del totale degli
incassi, battendo al box office anche i colossi americani), Saving My Hubby
sarà il primo titolo della sezione coreana contemporanea. Sezione che
presenterà , complessivamente, 11 lavori, tra cui film di fantascienza
(Yesterday), noir (quello violento e notturno di Sympathy for Mr Vengeance e
quello pulp di No Blood No Tears, quasi una nuova versione di “Thelma e
Louise†), horror (The Phone) e, ovviamente, le più importanti commedie
della stagione, da Bet On My Disco, eccentrico e affettuoso ritratto della
Corea anni Ottanta, a Jail Breakers, folle racconto di due detenuti che si
scavano un tunnel per evadere dalla prigione, fino ad arrivare a Sex is Zero
(nuovo Animal House), tra i migliori esempi della variante sexy che sta
facendo capolino con insistenza nel panorama dei film coreani di oggi…
Sempre il 24 aprile, dopo l’accelerazione di Saving My Hubby, la macchina di
FAR EAST sarà guidata nel cuore della notte dalla mano delicata di Riley Ip.
Autore di un film mai dimenticato, Metade Fumaca (visto a Udine quattro anni
fa), il regista di Hong Kong si lascia qui trascinare dalla nostalgia,
scrivendo e dirigendo una tenera storia di amori giovanili sullo sfondo
rigoglioso e tropicale dell’isola di Cheung Chao, a ovest di Hong Kong. Just
One Look è un tuffo negli anni Settanta, ma è anche un omaggio dichiarato al
modo di andare al cinema di allora, in chiave truffautiana. I giovani e
giovanissimi protagonisti della storia frequentano quotidianamente una sala
cinematografica che ha il sapore pop degli antichi classici del cinema
hongkonghese, dei film di kung fu del passato, degli wuxia di King Hu. Il
film possiede i colori, la luce, il calore del Sud, ed è infarcito di
affettuose citazioni cinematografiche inserite nel contesto della storia con
estrema eleganza e continuità narrativa. Just One Look è interpretato dalle
Twins (Charlene Choi e Gilliam Chung), che oltre ad essere delle note
cantanti della scena musicale pop di Hong Kong hanno raggiunto il loro
massimo livello di notorietà grazie alle loro interpretazioni in molti film
di successo. Ma la sezione di Hong Kong presenterà , oltre alle commedie,
(Frugal Game di Derek Chiu, una sorta di “grande fratello†e Summer Breeze
of Love di Joe Ma), ai thriller (Visibile Secret 2 di Abe Kwong) e agli
horror (New Blood di Soi Cheung), anche due polizieschi assolutamente da non
perdere: Infernal Affairs e PTU, scelto per chiudere il 1 maggio la
manifestazione.
Gangster, poliziotti e… idee che Hollywood è pronta a clonare!
Fermiamoci, per un istante, proprio ai due polizieschi: Infernal Affairs di
Andrew Lau e Alan Mak, campione assoluto ai box office asiatici e capace di
risollevare le sorti di un’intera cinematografia votata per ragioni
economiche soltanto alle commedie, e l’ultimo capolavoro firmato dal grande
Johnnie To, PTU, un thriller notturno segnato da un inconfondibile umorismo
d’autore…
Infernal Affairs è un film ad altissima tensione e racconta, parallelamente,
di un malvivente infiltrato nella polizia (il bellissimo Andy Lau) e di un
poliziotto onesto infiltrato in un gruppo di trafficanti di droga (Tony
Leung, In The Mood For Love). Tra violenze, imboscate e inseguimenti,
nessuno conosce l’identità delle due spie: il bene e il male si confondono
fino a giungere ambiguamente ad un finale aperto. Ad Hong Kong la Media
Asia, una delle compagnie più importanti della città , ha già previsto un
prequel e un sequel. Nel frattempo la Warner Brothers si è già aggiudicata i
diritti per un remake americano che dovrebbe essere interpretato da Brad
Pitt. Ma il festival, come abbiamo già detto, si chiuderà con la firma dell’
inimitabile Johnnie To. Amico da sempre del Festival di Udine, To presenta a
FAR EAST 5 - in contemporanea con l’uscita nelle sale hongkonghesi - il suo
nuovissimo film, una delle sue opere più personali e meditate dal tempo di
The Mission: suggestivo, magnetico ed estremo, PTU si svolge in una Hong
Kong notturna, priva di luci al neon, deserta, terreno per poliziotti che
inseguono un proprio codice d’onore, messo in dubbio da debolezze e
compromessi…
Uno sguardo al passato: la Corea dei Sessanta e il cinema di Ishii Teruo.
Se finora il festival si era concentrato solo - o quasi esclusivamente -
sulla più recente produzione, riuscendo in alcuni casi a presentare film in
contemporanea con l’uscita nelle sale asiatiche (o, addirittura, in
anteprima mondiale), l’edizione del 2003 mostra subito una diversa
attitudine. Attitudine che, tuttavia, non andrà certo a scapito del
divertimento o della godibilità complessiva.... Non si parlerà , infatti,
solo di nuovo cinema, ma anche del grande cinema del passato, dove i
capolavori sono ancora da riscoprire e i registi ancora da studiare. Per
iniziare a colmare un vuoto di conoscenze e di visioni (riscontrabile,
soprattutto, in Italia), FAR EAST 5 inaugurerà quindi un percorso
retrospettivo sul cinema della Corea del Sud, dedicando anche un tributo a
un regista giapponese di culto, Ishii Teruo, dalla cui arte anche un
personaggio come Kitano non poteva non essere influenzato…
L’età d’oro del cinema coreano: sette opere per sette registi…
La Corea del Sud, cioè la nazione asiatica che gode oggi della più brillante
produzione cinematografica e di un seguito di pubblico senza eguali, ha
vissuto negli anni Sessanta un analogo periodo di prosperità . Attraverso la
visione di 7 film diretti da altrettanti maestri dell’epoca, da Kim
Soo-young a Jeong Jin-woo (che nel 1960 presentò al festival del cinema di
Venezia il suo “The Student Boarder†immerso da allora nell’oblio), si
cercherà di raccontare l’entusiasmo, l’abbondanza di stili e di forme, la
straordinaria forza ed energia di allora… Energia che si rifletteva nell’
ampia produzione di film di diversi generi, nella volontà di superamento del
tradizionale linguaggio cinematografico per orientarsi verso nuovi modelli
di sperimentazione sia nel campo della forma che dei contenuti. Quelli che
vedremo saranno tutti film in cinemascope, spesso in un bianco e nero pulito
e suggestivo, altamente spettacolari, ma soprattutto dalla incredibile
modernità . Esempi, rimasti sommersi dalla storia, di una produzione
numericamente ricchissima nonostante la distruzione che la Guerra di Corea
aveva portato nel paese solo un decennio prima. I titoli della sezione
comprendono Barefooted Youth di Kim Ki-deok, quasi una sorta di Gioventù
bruciata; The Public Cemetery Under The Moon di Kwon Cheol-hwi, un horror
con effetti speciali primitivi ma considerato l’archetipo di tutti i
successivi locali film del terrore; l’hitchcockiano The Evils Stairs; il
melò Mist; il sentimentale Guests Who Came By Last Train†di Yu Hyun-mok; e,
per finire, il noto The Housemaid di Kim Ki-young, spettacolare thriller…
Signore e signori, ecco a voi “The King of Cultâ€!
Dal Giappone, il regista Ishii Teruo ha già confermato il suo arrivo a
Udine: sarà la sua prima partecipazione ad un festival cinematografico
internazionale! Autore di decine e decine di film dagli anni Cinquanta fino
al 1999, Teruo, classe 1920 (in realtà la sua data di nascita rimane un
mistero), è considerato senza mezzi termini “The King of Cultâ€, uno dei
principali maestri della sua generazione. E, nella sua cinquantennale
carriera, si è davvero confrontato con tutti i generi: dal film d’arti
marziali, alla fantascienza, dall’erotico all’horror, ma è diventato famoso
per i suoi Yakuza Movies e per gli “ero-guro†(“erotico e grottescoâ€) degli
anni 60 e primi anni 70. I sei film della retrospettiva copriranno sia gli
anni degli esordi, che quelli delle conferme, i Sessanta e i Settanta, fino
ad arrivare ai suoi film più spirituali degli anni Novanta.
La Cina? È donna.
Paese in movimento, in continuo e frenetico sviluppo e radicale cambiamento,
la Cina quest’anno sarà rappresentata da sei film e da alcuni giovani nuovi
talenti che, pur operando all’interno delle regole stabilite dal governo
cinese, riescono a mostrare una propria e precisa visione registica. Finora
assolutamente sconosciuta alla cinematografia cinese... L’aspetto più
eclatante è che, a condurre questo svecchiamento della forme e dei
contenuti, siano soprattutto le donne! Giovani e agguerrite, le donne sono
registe (come la debuttante MA Xiaoying, autrice di Gone Is The One Who Held
Me Dearest In The World, a Udine in anteprima europea), attrici di rilievo
che si cimentano con successo alla macchina da presa (come la famosa diva Xu
Jinglei, di cui il Festival presenterà in anteprima mondiale il suo esordio
Me and Dad) oppure diventano soggetti di opere importanti come Life Show di
Huo Jianqi. L'ambientazione di quest’ultimo film nella enorme città di
Chongqing, costruita tutta in salita sulle rive del Fiume Azzurro, sembra
quasi una metafora della fatica esistenziale della donna nella Cina di oggi…
La presenza delle due giovani registe si affiancherà a quella di due nuovi
talenti cinesi: Chen Daming, autore di Man Hole (scintillante black comedy),
e Gao Xiaosong, regista di Where All the Flowers Gone (storia romantica di
un amore adolescenziale a tre girata con un raffinato stile da videoclip). A
chiudere la sezione cinese anche il film d’azione Red Snow di Zhang Jianya,
made in Shanghai e ricchissimo di effetti speciali, talmente dinamico e
irreale da risultare un imprescindibile spettacolo trash!
E ancora…
…da Taiwan vedremo Better than Sex di Su Chao-pin, già sceneggiatore di
Double Vision e di The Cabbie, qui alle prese con un film che sembra essere
la versione taiwanese di American Pie. Dalle Filippine, invece, una storia
di sesso e di amori passionali e dalla Thailandia, infine, un horror in
perfetto stile The ring ricco di scene splatter d’assoluto godimento!
L’ultimo spettacolo
L’ultimo film proiettato a FAR EAST 5 sarà un classico del maestro Chang
Cheh, uno spettacolare wuxiapian datato 1967, The One-Armed Swordsman, che
verrà mostrato nella sua copia recentemente restaurata dalla Celestial
Pictures (l’artefice del salvataggio digitale dell’intera library dei mitici
studi della Shaw Brothers di Hong Kong). Citato anche dall’iniziale Just One
Look di Riley Ip, il film chiude idealmente un cerchio che dalla
contemporaneità si sposta inevitabilmente ai classici del passato e
viceversa. Incredibile saggio di regia, The One-Armed Swordsman è incentrato
sull’eroe solitario votato al sacrificio; violento e “maschileâ€, il film usa
il rallentatore per esprimere il sentimento della morte capace di
trasformarsi in una dinamica ed elegante bellezza tragica… «Uso la danza per
esprimere, l’emozione, il dolore, la morte. Il mondo è immerso nella
violenza, come può evitarla un film?», diceva Chang Cheh, con sconcertante
attualità in una raccolta di memorie. Tutto deriva da qui.
L’edizione 2003 in cifre
Hong Kong 10 titoli
Corea del Sud 11 titoli
Mainland China 6 titoli
Giappone 8 titoli
Filippine 1 titolo
Thailandia 1 titolo
Taiwan 1 titolo
Singapore 1 titolo
Tribute to Ishii Teruo: The King of Cult 6 titoli
The Golden Age of Korean Cinema: Seven Directors 7 titoli
Immagine tratta da:
Saving My Hubby by HYUN Nam-sup, Korea 2002 (film d'apertura)
Ufficio Stampa/Far East Film 5
Gianmatteo Pellizzari e Max Mestroni
CEC
Centro Espressioni Cinematografiche
Via Villalta 24
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tel.0432/299545
fax.0432/229815