Archivio Immagini Cinema
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Cidade De Deus, City of God, Citta' di Dio
dal 26/4/2003 al 1/4/2003
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26/4/2003

Cidade De Deus, City of God, Citta' di Dio

Archivio Immagini Cinema, Roma

Un film girato coinvolgendo veramente i ragazzi della favella, un film vero che nella realtà nasce e lacera. E nella realtà più vera e nera vuole intervenire a cambiarla davvero.


comunicato stampa

Erano anni che non uscivamo da un cinema con un vero nodo alla gola e non sono state le scene di sangue di Cidade De Deus, ma i volti dei ragazzi a sconvolgerci, ma i loro corpi e gli sguardi nella corsa per la guerra tra bande di giovanissimi.

La corsa furiosa , fatta di colpi di pistola, dietro ad una gallina che percorre tutta la Favella e gira sotto le ruote di un ennesima macchina scassata, quasi a voler per forza sopravvivere. La corsa che si ferma sul crepitio di colpi esplosi in faccia e cortellate allo stomaco. E la fotografia che fissa le immagini e diviene alternativa alla violenza, fotografia quindi cinema e arte come via d'uscita. Si perchè il protagonista è la macchina fotografica (che potrebbe oggi diventare la cinepresa) di uno dei ragazzi (Buscapé), il più sensibile, che è subito il più sensibile ma è proprio attraverso l'amore per la macchina fotografica riesce a staccarsi e diviene il narratore della storia della Favella, della Città di Dio insomma.

Si, un film girato coinvolgendo veramente i ragazzi della favella, un film vero che nella realtà nasce e lacera. E nella realtà più vera e nera vuole intervenire a cambiarla davvero. Il regista ha lavorato benissimo facendo per mesi lezioni di Cinema nella favella, con i protagonisti della strada, portandoli via dalla strada sino ad aprirgli una possibilità di diventare attori, forse una nuova generazione di attori per il cinema sudamericano che diviene mondiale e traccia un discorso sulla violenza che ci pare universale. Scuola di cinema che esce dalle aule e dai santuari preposti sino a raccogliere per strada e creare dalla strada E cinema e realtà si intrecciano come rivelazione e superamento, riscatto e violenta necessità di vivere e rappresentare la vita.

Mi ricordo il nostro film Mery per sempre, in cui tutti gli attori presi dalla strada, credo proprio più o meno tutti, sono poi morti in maniera violenta,testimoniando che la violenza in italia non è poi molto diversa, nella sostanza, da quella dell'america del sud : è sempre morte permatura e assurda. Morte di droga, di fuoco, di polizia, di potere. Vorrei vedere gli attori di questo film non morire nella realtà e recitare in altri film ancora, magari cosi belli e ridare al cinema senso e partecipazione, impegno e arte, arte vera. Quella che nasce dal bisogno di capire, penetrare e magari tentare di ribaltare la quotidianeità violenta.

Si vi potrà sembrare assurdo ma il film è un messaggio che dalla cruda favella manda un messaggio di speranza, una speranza vera perchè non nega il drammatico e crudo susseguirsi di omicidi efferati e violenze oltre l'immaginabile per noi europei, dall'adultera sepolta viva alla prova di iniziazione di dover scegliere quale ragazzino uccidere tra due amici terrorizzati, Evidenzia l'intrecciarsi della guerra per bande con droga e polizia, quindi non violenza in assenza di potere ma coltivata dal potere perchè'' dove c'è un arma c'è chi la fornisce'' e pistole e fucili non possono che arrivare dal potere sia quello dei produttori di armi che dei poliziotti.

Città di Dio, Cidade de Deus , City of good.
Un film in cui l'atmosferà è la fotografia stessa e l'incalzare delle inquadrature diviene ritmo delle tue sensazioni. Diretto in maniera magistrale da un regista che intensamente ha partecipato e vissuto assieme agli attori la storia del film, Anzi arriverei a dire che è il film che è la storia stessa del regista con tutto l'amore e la voglia di vedere vivere i ragazzi di tutte le americhe del sud.
Il regista, Fernando Meirelles alla fine della proiezione era appena arrivato dal Brasile e ci ha chiesto di parlare bene del film se ci era piaciuto , di evitare di parlarne se non ci era piaciuto. Be dopo averlo visto e sentito in lingua originale con i sottotitoli in Italiano devo dire cheper me quella era diventata la dimensione normale e mi sono accorto dell'altra lingua dei dialoghi, solo alla fine quando sono tornato a sentire vicino a me parlare un linguaggio per me diventato meno violento ,l'italiano appunto.
Ultima nota: il titolo della versione in lingua italiana che girerà per le sale: per non sbagliare ce li metterei tutti e tre. Anche per sottolineare l'internazionalità del senso del film

Cidade De Deus, City of God, Città di Dio
sottolinendo che solo il primo è quello vero.

Marco Capitelli

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