Piazza San Secondo
Asti

Spazi Siderali
dal 26/6/2003 al 27/6/2003

Segnalato da

MEVTD2002



 
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26/6/2003

Spazi Siderali

Piazza San Secondo, Asti

Video-teatro-danza e musica composta dal vivo. Il progetto nasce dall'Intervento nello spazio con uno spettacolo multimediale e interattivo fra uno spazio interno 'chiuso' e uno spazio esterno, rappresentato dalla piazza.


comunicato stampa

Video-teatro-danza e musica composta dal vivo

Una presentazione ASTITEATRO 2003
Dr. Architetto e Regista Beppe Varlotta


In collaborazione con D.ssa Paola Cabianca e Dott. Francesco Sung-Il Bechis
e Associazione Culturale Kabiria


27 giugno ore 23.15

Il progetto nasce dall’Intervento nello spazio con uno spettacolo multimediale e interattivo fra uno spazio interno “chiuso” e uno spazio esterno, rappresentato dalla piazza.
Il luogo in cui si svolgerà la performance è all’aperto, in Piazza San Secondo ad Asti, uno dei siti più belli e suggestivi del centro storico; qui verrà impiegato un complesso di elementi che permetterà al pubblico di essere dentro e fuori allo stesso momento e di vivere in una sorta di attimo cristallizzato tra due dimensioni. Gli spettatori infatti, potranno vedere lo spettacolo teatrale restando al di fuori della struttura cubica, e allo stesso tempo potranno compartecipare a ciò che avviene all’interno di tale struttura, per mezzo della proiezione delle immagini sulla facciata di uno dei palazzi storici adiacenti a piazza S. Secondo, provocando in questo modo, uno sbilanciamento della visuale e della percezione dello spazio dell’individuo.
All’esterno le pareti sono di colore scuro, quasi a voler rappresentare la difficoltà nel percepire la profondità reale delle cose da parte dell’uomo, ma è diretta anche ad esprimere i problemi esistenziali che caratterizzano l’uomo occidentale moderno, oppresso dalla solitudine che serpeggia in un mondo tecnologico, fatto di realtà virtuali e di una comunicazione tanto esasperata da non riuscire a trasmettere nulla.

L’interno della struttura cubica verrà caratterizzato al contrario, da pareti color bianco (qui si vuole giocare con il cromatismo per poter distinguere il dentro e il fuori, invertendo gli stereotipi dei colori per cui il bianco rappresenta il fuori e il nero il dentro). Le pareti bianche in questo caso raffigurano l’anima, la piccola stanza privata del cuore, dove ciascuno di noi proietta le proprie paure, i propri sogni e le aspettative di un futuro migliore.
Come già accennato, in questo modo si intende far vivere allo spettatore il senso della bi-dimensionalità (dentro-fuori) ma allo stesso tempo ce ne sarà una terza, in cui il sogno e l’anima saranno mostrati con le loro molteplici sfaccettature dirette a richiamare nel pubblico, sensazioni e sentimenti forse sopiti, forse dimenticati, racchiusi dall’ego come difesa, come ultimo baluardo verso tutto ciò che di pericoloso circonda l’indivuiduo.
Il filo conduttore è rappresentato quindi, dalla divisione tra il dentro e il fuori, non solo come separazione fisica tra quello che sta all’interno di una struttura e quello che sta all’esterno, ma anche come rappresentazione dell’anima, delle idee e dei desideri dell’uomo contrapposti a tutto quello che lo influenza e lo devasta all’esterno della sua fisicità.
Lo spettacolo si svolgerà mediante la proiezione di immagini oniriche all’interno del cubo accompagnate da musiche ricche di ritmo (tum-tum del cuore) e di suoni particolari; all’esterno il pubblico ascolterà le stesse musiche e potrà vedere le performances degli attori che entrano ed escono dalla struttura a ritmi quasi esasperati.
Nella prima parte dello spettacolo la struttura rappresenta il cuore pulsante, il momento esatto della creazione di un pensiero, l’attimo infinito dell’idee: gli attori, con una serie di movimenti veloci, rappresentano il fluire quasi furioso del sangue racchiuso nelle arterie, il quale è portatore di vita e di idee e rendono reale tutte le paure e le possibili angosce.

La parte iniziale si prefigge lo scopo di rappresentare il passaggio dal fuori (la realtà fisica e quotidiana) al dentro (l’anima, il sogno e il pensiero) e di esprimere quanto la dimensione esteriore della realtà riesca a influenzare indelebilmente il nostro percorso interiore, dando un preciso indirizzo all’uomo-anima.
L’uomo viene descritto come spirito, impiegando simboli molto reali e concreti come il cuore e il sangue, ma allo stesso tempo non si vuole dimenticare il rapporto fondamentale tra il cuore come carne e l’anima come sogno, come scintilla vivificatrice dell’intelletto umano.
La seconda parte infatti ha come fulcro l’anima-uomo, cioè l’elemento totale di espressività, il momento assoluto di esplicazione del rapporto tra la dimensione interiore e quella esteriore.
Non si parla più della passività umana di fronte alla realtà, ma della capacità dell’uomo di crearsi un percorso e uno spazio nella realtà che lo circonda.

Il pubblico, in questa seconda parte, potrà vedere l’animale-uomo desideroso di trascendere il proprio lato animalesco al fine di raggiungere il livello superiore di angelo. Ma l’angelo non rappresenta solo la classica icona religiosa, rappresenta anche il profondo desiderio che ogni individuo porta con sé, di essere qualcosa di più grande e assoluto.
Gli attori rappresenteranno questo anelito impiegando movimenti animaleschi: strisciano sul pavimento, hanno movenze feline ed entrano ed escono in modo concitato dalla struttura centrale. Ogni movimento avrà il fine di coinvolgere il pubblico in una sorta di storia evolutiva dell’uomo, il quale da primate diventa soggetto senziente. Ma proprio il raggiungimento di questa intelligenza ha portato l’uomo a sviluppare una sorta di attesa, il desiderio profondo di operare attivamente per ottenere quello che si desidera, oppure il desiderio profondo di essere passivi aspettando che qualcosa accada.
Questa parte dello spettacolo si prefigge, quindi, di rappresentare l’uomo come crisalide (dentro) che diventa farfalla (fuori) e vuole spiccare il volo verso oceani di libertà,: quest’ultimo momento dell’anima sarà rappresentato da un attore che volerà sul pubblico, grazie all’impiego di una gru.
Musica e movimento assorbono completamente lo spettatore, il quale viene scosso dall’apparizione di una donna (che da’ l’impressione di essere venuta dal nulla e dal tutto), che esprime tutta la passionalità e la dolorosa conflittualità generate dal rapporto vissuto con la propria madre, che convivono e palpitano dentro il suo corpo e la sua mente, condizionando la sua esistenza di donna adulta.

Con quest’ultima parte ci si vuole collegare direttamente alla realtà e alla quotidianità utilizzando un monologo di una figlia dedicato alla madre. In questo caso i due personaggi (madre e figlia) rappresentano la reciproca realtà esteriore che ha influenzato ciascuna delle due donne nella propria interiorità e nei loro rapporti.
La scena si svolgerà con una attrice, la quale reciterà il monologo all’interno della chiesa di P.zza S. Secondo; la controparte, la madre, sarà rappresentata da un manichino.
Il manichino rappresenta la cristallizzazione dell’immagine della madre nella mente della figlia, ma dovrà rappresentare anche l’incapacità di comunicare tra due realtà distinte, tra due diverse generazioni unite da un forte legame di sangue, ma separate dall’incomprensione, dal mutismo del manichino che distrugge ogni impeto di amore della figlia, con i silenzi e il muro altissimo dell’incomunicabilità.
Al termine del monologo, il manichino della madre cadrà a terra bruciante, e l’attrice-figlia, contemporaneamente avverrà il cedimento delle pareti della struttura centrale, posta in mezzo alla piazza, riesce a conseguire la liberazione dell’uomo dai propri limiti e a raggiungere la dimensione di volatile che può finalmente librarsi nell’aria.
L’anima, racchiusa nella gabbia della propria psiche, può finalmente trascendere la sua prigione e diventare ala di gabbiano alla ricerca del luogo ideale in cui vivere.



RASSEGNA INTERNAZIONALE TEATRALE
ASTITEATRO 2003
SPAZI SIDERALI

SINOSSI DELLO SPETTACOLO
Lo spettacolo Spazi Siderali si incentra sul rapporto psicologico che lega una giovane donna ad una madre. Lo stato emotivo che ne scaturisce, nella performance si esprime per mezzo della contrapposizione di due figure simboliche ancestrali: l’uccello e il serpente. La prima raffigurazione rappresenta l’ansia di libertà della giovane donna, la quale si trova intrappolata in una relazione asfittica che le porta sofferenza. Il secondo elemento simboleggia le paure e le insidie insite in un rapporto retto dal silenzio e dalla solitudine. Nello spettacolo, la contrapposizione di queste due forze viene rappresentata da una lotta danzata a ritmo di tempi musicali contrastanti, atti ad esprimere lo scontro emotivo e psicologico in evoluzione.
Il titolo Spazi Siderali rappresenta, nell’animo della protagonista, uno spazio a sé stante, in cui la donna-figlia sente di avere la possibilità di poter osservare dalla giusta distanza il legame conflittuale che lega alla madre.
Difatti, per esprimere questo spazio intimo nella psiche della figlia, l’attrice-protagonista interpreta il monologo poetico all’interno di una chiesa, luogo preposto per l’incontro delle emozioni più profonde e misteriose dell’animo umano.
I quattro elementi – terra, aria, acqua e fuoco – interpretati dagli attori del “Living Theatre”, nutrono e sostengono la mente della protagonista; in particolar modo il fuoco svolge, sia nello spettacolo che nella psiche della giovane donna, una funzione catartica che la aiuterà a lasciare il passato dietro di sé e ad andare incontro alla sua vita di donna adulta.


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