Accademia Belle Arti di Bologna
L'artista propone un incontro con il pubblico e un workshop che esamina i diversi media usati nelle sue installazioni: disegno, scultura, video, fotografia e performance.
L’essenza del mio lavoro risiede nell’esercizio della protesta e della domanda critica. Non punto solo ad ottenere un effetto estetico. Un artista deve denunciare, prendere posizione, sfidare il pubblico a svegliarsi”. Parola di Barthélémy Toguo, una star dell’arte africana contemporanea: dal Camerun arriva a Bologna uno dei personaggi di punta del panorama internazionale delle arti visive, selezionato dal direttore Okwui Enwezor per la Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia del 2015.
Toguo è stato invitato dall’Accademia di Belle Arti di Bologna l’8 e il 9 aprile, per una conferenza pubblica (mercoledì 8/4, ore 12 in Aula Magna, via Belle Arti 54) e per un workshop riservato agli studenti (mercoledì 8/4 ore 15-19, giovedì 9/4 ore 9-13), entrambi dal titolo “Words and Forms”. L’incontro con Toguo, invitato dalla prof. Carmen Lorenzetti, rientra nel ciclo di conferenze “Confronti 2015”, promosso dal Dipartimento arti visive e coordinato dalla docente Carmen Lorenzetti in collaborazione con Valerio Dehò, Rinaldo Novali, Simone Pellegrini, Stefano Scheda.
Nato in Camerun, con studi in Costa d’Avorio, Francia e Germania, Toguo è artista portatore di diverse esperienze e mette al centro della sua opera i temi dell’identità, della migrazione e dell’esilio, dell’asilo, dei confini. Ma punta il dito anche sulle paure che dominano il paesaggio sociale e politico contemporaneo, su etica ed ecologia, su sessualità e relazioni. Un’arte sociale, perché – ha detto l’artista in un’intervista - “l’arte non può essere un piacere solitario. Il suo scopo è offrire un’immagine delle sofferenze e delle gioie comuni a tutti noi, per muovere le coscienze del maggior numero possibile di esseri umani”.
Toguo lo fa attraverso diversi media che convivono nelle sue installazioni: disegni, sculture, video, fotografie, performance e loro documentazione. L’installazione è la cornice in cui vengono articolate esperienze e interagiscono storie come in un grande teatro della realtà. L’artista crea uno “spazio drammatizzato” di cui è lo sceneggiatore. Lo spettatore in questo tableau/assemblage viene continuamente chiamato in causa, portato ad interrogarsi sulla propria identità in relazione con i problemi proposti dall’opera. Cifra frequente del lavoro di Toguo, insieme alla difesa dei diritti delle minoranze, è l’ironia dello sguardo sul potere: un’ironia usata per decostruire i discorsi dominanti e le verità stereotipate condivise dal “senso comune” occidentale. Celebre tra le altre, a questo proposito, la sua performance “Transit 6”. Un viaggio in prima classe sul treno ad alta velocità Colonia-Parigi, fatto però indossando un’uniforme nuova fiammante da spazzino: cosa che suscitò le proteste degli altri passeggeri e l’intervento dei controllori. Toguo è impegnato anche nel campo dell’arte pubblica: con il progetto Bandjoun Station ha creato con i propri fondi personali una scuola per lo sviluppo e la promozione dell’arte in Camerun.
Barthélémy Toguo: biografia
Nato in Camerun nel 1967, Barthélémy Toguo ha tenuto mostre personali a partire dal 1994 in Francia, Africa, Germania, Usa, Belgio, Austria, Italia, Svizzera, Gran Bretagna, Portogallo, vari Paesi africani e Corea del Sud. Solo l’anno scorso (2014) ha esposto le sue opere a: La Chaufferie HEAR di Strasburgo, Francia; la Nousbaum Gallery del Lussemburgo; First Solo Show a Città del Capo, Sud Africa; Uppsala Art Museum, Svezia; Galleria Lelong di Parigi.
Mostre collettive: ha partecipato a varie Biennali (Dakar 2014 e precedenti; Casablanca, 2014; Avana 2012 e precedenti; Canada 2014 (Biennale di Scultura del Quebec), Lulea Rovaniemi Severomorsk, Svezia, 2013; Porto Alegre, Brasile 2011; Lione, 2011; Sydney 2010; Biennale d’Architettura di Venezia, 2010), Cina (Guangshou), 2008; all’ultima Triennale di Parigi curata da Enwezor (2012) e alla prossima Biennale di Venezia (2015). Collettive a San Paolo del Brasile, Usa, Francia, Germania, Danimarca, Portogallo, Spagna, Corea del Sud, per citare solo i luoghi delle esposizioni collettive degli ultimi due anni.
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