Triennale di Milano
Milano
viale Alemagna, 6
02 724341 FAX 02 72434239
WEB
Greta Garbo
dal 27/2/2010 al 3/4/2010
10.30-20.30, giovedi' e venerdi' 10.30-23, chiuso lunedi'

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Triennale di Milano




 
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27/2/2010

Greta Garbo

Triennale di Milano, Milano

L'incontro tra Greta Garbo e Salvatore Ferragamo e' un piccolo romanzo nella vita sorprendente di questi due personaggi. Nasce cosi' l'idea di una mostra che analizzi il mito della Garbo oltre il cinema e ne metta in evidenza la contemporaneita', il minimalismo e l'essenzialita' nello stile. In mostra il guardaroba privato dell'attrice insieme ai piu' famosi costumi di scena realizzati per lei dal designer di Hollywood, Gilbert Adrian, oltre a numerose fotografie.


comunicato stampa

Mostra e catalogo a cura di Stefania Ricci

GRETA GARBO. IL MISTERO DELLO STILE
L’incontro tra Greta Garbo, la Divina, e Salvatore Ferragamo; Il Calzolaio dei Sogni, come si intitola la sua autobiografia, è un piccolo romanzo nella vita sorprendente di questi due personaggi. La prima volta si sfiorano, giusto il tempo per creare un paio di scarpe su misura, nel 1927 a Hollywood, prima che Salvatore rientrasse a Firenze per avviare l’azienda in Italia. Poi, finché l’Hollywood Boot Shop, il negozio nella capitale del cinema, rimase proprietà di Ferragamo, la diva si recò ad acquistarle lì, quindi da Saks Fifth Avenue a New York. Finché nell’agosto del 1949 i due si rividero a Firenze. "Sempre giovane come quando l’aveva incontrata la prima volta", Greta entra in negozio calzando un paio di sandali dalle suole di corda. "Non ho scarpe" dice "e voglio camminare". In cinque riprese, Ferragamo crea per lei una serie di scarpe a tacco basso, tra cui un sandalo allacciato alla caviglia in vitello rosso che le piacque particolarmente. Dalla boutique uscì con 70 paia di scarpe, per la maggior parte diverse soltanto nel colore. Due anni fa, di passaggio a Firenze, è il pronipote della Garbo, Craig Reisfield, a fare visita a Ferragamo e al suo affascinante museo dedicato alla storia del fondatore e alle sue rivoluzionarie calzature, allestito all’interno dello storico Palazzo Spini Feroni, sede dell’azienda fin dal 1938. Conversando con la direttrice del museo Stefania Ricci, Craig (discendente in linea diretta in quanto figlio dell’unica nipote, Gray Reisfield) accenna al ricchissimo archivio di abiti, cappelli, foulard, guanti, innumerevoli pantaloni e camicette della diva conservati dai discendenti con rispettosa cura. L’intero guardaroba personale della Divina, come mai nessuno l’ha visto e studiato.

LO STILE DELL’ANTICONFORMISMO
Nasce così, come un meraviglioso colpo di fulmine, l’idea di una mostra che analizza il mito della Garbo oltre il cinema, del quale fu uno dei simboli più inarrivabili nel momento in cui questa arte nuova sperimentava la sua capacità di seduzione e formazione delle masse. Fu la relazione di fiducia con il costumista Adrian (Adolph Greenberg) che la Metro Goldwin Mayer le affiancò fin dal 1929, a creare quello stile inconfondibile che rispettava, anche sulla scena, il suo gusto personale, pratico e disinvolto, che concentrava l’attenzione soprattutto sul bellissimo viso. Cappucci drappeggiati, colletti scostati, scollature a V poco profonde o tonde e molto accollate diventano il segno distintivo di Garbo/Adrian, riscuotendo un successo immenso. Ovunque le sue fans si coprivano invece di scoprirsi, misteriose Mata Hari in trench stretto in vita. Anche se l’opera paziente di Adrian era riservata ai film, con magnifici interventi per quelli in costume come La Regina Cristina e Anna Karenina, il reciproco scambio di influenze si poteva leggere anche nel guardaroba personale della Divina, che infatti mutò sottilmente quando l’attrice decise di ritirarsi dopo Two faced woman (Non tradirmi con me, 1941) dove l’annunciato cambio di stile si rivelò un disastro, a cominciare dagli abiti per finire con la permanente imposta dal regista George Cukor e dal parrucchiere Sydney Guilaroff.
Abbandonato Adrian (che chiuse così la sua lunga carriera perché "se la Garbo non è più glamour, non lo sono più nemmeno io" ) Greta Garbo si affidò a Valentina, la famosa stilista di New York che, pur condividendo le severe regole di design della diva, le interpretò in modo fresco e originale, lavorando su forme ampie e sofisticate e privilegiando il bianco, il beige, il nero, il blu scuro. Ma questa inflessibile signora adorava anche le gemme calde del rosa fino al bouganville e del verde-azzurro mediterraneo, come si potrà notare dagli abiti messi a disposizione con grande entusiasmo dalla pronipote Gray Horan, che firma anche l’introduzione del libro-catalogo.

GRETA GARBO. IL MISTERO DELLO STILE propone un’immagine dell’attrice secondo un punto di vista che, a partire dal cinema, riflette la Garbo privata. La donna del mistero, fotografata fortunosamente dai paparazzi appostati mentre stretta nell’impermeabile, cappello abbassato sulla fronte e occhiali scuri, cammina per strada, indimenticata anche se volontariamente estranea ai riti del successo. E proprio nel suo abbigliamento, che ieri veniva ritenuto spoglio fino alla noncuranza e che oggi definiremmo minimal, si legge quella personalità forte e originale che la rende così contemporanea.

LA MOSTRA
Apre l’esposizione una scelta di costumi da film, recuperati da istituzioni, musei e collezionisti privati, dopo la dispersione dei magazzini MGM. Tra i pezzi ritrovati, il magnifico abito con scollo ricamato di Inspiration (La modella), su prestito della Drexel University di Philadelphia, il modello della Regina Cristina (dal Museum at Fit).
Una sezione è dedicata al volto della Garbo, che Roland Barthes indicava come uno dei Miti d’oggi: ritratto tra gli altri da Clarence Sinclair Bull, senza dimenticare la snobbissima foto per il passaporto scattata da Cecil Beaton.
L’eleganza del quotidiano raccoglie gli abiti e gli accessori, fino a oggi mai visti, della star. Dalle valigie di Louis Vuitton, una delle quali interamente dedicata alle scarpe, ai modelli di Valentina, Pucci, Givenchy. Fino alle scarpe di Ferragamo che battezzò proprio Zita una delle sue creazioni, con tomaia senza cucitura, punta morbida e una semplice fibbia. Tra i modelli si distinguono un sandalo semplicissimo ma di grande glamour con piccolo tacco rotondo, una ballerina in velluto da sera e splendide scarpe allacciate che da piccoli dettagli, la leggera punta all’ insù di una e la particolare chiusura dell’altra, indicano la creatività di Ferragamo al servizio di una delle sue clienti preferite. Tra disinvoltura e scioltezza, la sintesi perfetta del glamour alla Garbo.

Progetto architettonico di Maurizio Balò

Catalogo Skira

Ulteriori informazioni:
http://www.museoferragamo.it
Ufficio Stampa Milano +39 02 77111444

La Triennale di Milano
viale Alemagna, 6
Orario 10.30 - 20.30, chiuso il lunedì
giovedì e venerdì 10.30 - 23.00
Ingresso gratuito

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Rosanna Bianchi Piccoli
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