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Cut up (2001-2004) Anno 3 Numero 4 ottobre 2001



Maschere 1990/2001

Andrea Campanella

Dodici anni di supereroismo USA



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Hanno ancora senso i fumetti supereroistici?
Come leggerete nell'intervista Jason Lutes sostiene di no.
Eppure sembra che in questo momento si stiano tentando tutte le strade per tenere in vita queste maschere gloriose che tanto hanno entusiasmato schiere di lettori. Ma facciamo un passo indietro. Dopo Watchmen e il revisionismo degli anni ottanta dei vari Moore, Miller, Morrison, Milligan etc etc compresa l'iconoclastia di prodotti come The One, Bratpack o The Maximortal(tutti del grandissimo Rick Veitch già collaboratore di Moore)questo genere ha conosciuto nei primi anni novanta un momento di oblio per non dire di totale revanchismo denunciando una totale mancanza di idee: il solo Jim Shooter transfuga dalla Marvel tentava qualcosa di strutturalmente valido con l'etichetta Valiant caratterizzando un solido universo di stampo classico, sia per quanto riguarda le storie che la grafica(ricordo Solar e Magnus robot fighter per esempio) ed un autore del calibro di Barry Windsor Smith alle dipendenze. Fu poi la volta della Defiant (sempre di Shooter) e della buona serie Plasm, nella quale esordì David Lapham( Stray bullets). Tutto ciò nei primi anni novanta appunto, quando impazzava la Image di Larsen, McFarlane, Silvestri, Liefeld, Lee e Valentino: sappiamo tutti com'è andata a finire. Il supergruppo di autori svincolati dalla Marvel e a caccia di soldi diede vita ad una miriade di gruppi, sottogruppi, eroi solitari privi del ben che minimo carico di personalità e spina dorsale: era il momento delle copertine luccicanti, in serie limitata, delle cards, insomma la celebrazione del vuoto totale. Era anche il tempo del sogno indipendentista quando gli autori e disegnatori fuggivano dalle major per avere il pieno controllo delle proprie creature (compreso lo sfruttamento economico degli stessi). Quasi contemporaneamente cominciavano però ad uscire autori maturi che gettavano i semi per qualcosa di diverso e senza dubbio di maggiore spessore. Per esempio un progetto riuscito è stato quello di Kurt Busiek e la sua Astro City che continuava l'ideologia di Marvels: una sorta di neorealismo, umanesimo applicato alle maschere. L'altro protagonista dell'esperienza Marvels, Alex Ross si dedicava alla rilettura dell'american dream con US rientrando nel supereroismo in compagnia di Mark Waid (Cap, Flash) nel corposo Kingdome Come una variante in salsa DC di Marvels. Restando in campo DC etichetta storica in perenne fase di cambiamento, di tutta l'operazione Ora Zero l'unico a uscirne bene è stato James Robinson (e Tony Harris) con Starman antieroe(o eroe per forza) con l'hobby del modernariato. Nascono poi sull'onda del Batman milleriano le Legends of the dark knight e gli Elseworlds sorta di palestra autorale per cicli di storie pensate e disegnate dai talenti dell'intero comicdom: ricordiamo con piacere il lavoro di Matt Wagner (Volti), Bryan Talbot (Maschere), Grant Morrison (Gothic), Mike Mignola (Gotham by Gaslight). Altra iniziativa legata al pipistrello più amato è stato Batman: black & white mini di 4 numeri con short stories e pin up da leccarsi i baffi. Si arriva a tempi più vicini a noi (per non dire contemporanei) con il duo Loeb-Sale che, alle prese prima con Batman (The long Halloween) e poi con Superman (Le stagioni di Superman) hanno saputo creare atmosfere torbide e noir legate ad un umanesimo di fondo, che hanno incontrato il gradimento del pubblico. Per la Marvel non sono stati anni così felici: un'icona come l'Uomo Ragno ha agonizzato per anni cercando di rinnovarsi senza riuscirci (ricordate l'atroce saga del clone?) ed ha rappresentato il vero fallimento di un certo modo ormai superato di intendere i supereroi( che altresì perdura). Stesso discorso per gli X Men in netto calo qualitativo dopo l'abbandono di Lobdell. Le operazioni come La rinascita degli eroi et similia (c'era di mezzo mister Jim Lee) si sono rivelate addirittura agghiaccianti, segnando il grado zero per la casa delle idee.

Tra gli indipendenti grandissimo fallimento fu l'Ultraverse della Malibu ed i suoi personaggi sgangherati (chi ricorda Plasm o Freex?) e disegnatori incensati dallo showbiz wizardiano e ben presto spariti. Ora la Marvel si affida a Quesada ed ai film tratti da X Men e Uomo Ragno per vedere di risalire la china, ma il supereroe non è più il divertimento dei giovanissimi, tuttalpiù degli overtrenta che denunciano sindrome di Peter Pan(almeno in Italia). Un approccio differente è stato quello di Paul Jenkins con Inumani e Sentry (qualcuno che ama le categorie lo ha chiamato "stile Vertigo") un oscuro personaggio creato da Stan Lee e ben presto dimenticato. Jenkins, che si avvale ancora del lavoro grafico dello straordinario Jae Lee, incentra tutto proprio sulla latenza, la mancanza. Manca la memoria di questo eroe e anche quelli che lo ricordano non hanno memoria di come sia scomparso. Jenkins procede lavorando su tempi lunghi, sulle didascalie e sull'assenza di memoria appunto: si intuisce da veloci flashback in stile sixties il passato dell'eroe e della sua nemesi The Void ; manca volutamente l'azione. Per pagine e pagine non succede nulla, solo considerazioni, dialoghi: sorprendente per un albo di supereroi.
Bob Reynolds(questo il nome del supereroe) è un uomo disturbato, in parabola discendente che piano piano capisce che qualcosa sta succedendo
attorno a lui, qualcosa che necessita di rispolverare il suo costume, la sua maschera. Ma nessuno ha memoria di lui, non Reed Richards, non Spider man, solo Hulk sembra ricordare qualcosa di lui, il mostro senza cervello (da sempre uno dei personaggi Marvel più riusciti con Devil e il dottor Strange). Molto presto Jenkins lo ritroveremo al lavoro su John Constantine per i tipi della Magic Press.

Altro ottimo lavoro ma di tutt'altro registro è quello del Marvel boy di Grant Morrison, veloce e acido come nel migliore spirito morrisoniano mescola mondi paralleli e intelligenza artificiale, un re mida con le fattezze di Iron Man prima maniera, virus e contagio, incesto, finzione che è realtà e viceversa, anarchia e mitologia cyberpunk. Un lavoro di divertissement per l'autore di alcuni titoli cult come Doom Patrol, Animal Man e The Invisibles. Di questi tempi è il coinvolgimento nelle serie X di autori quantomai improbabili quali Mike "Madman"Allred o lo stesso Morrison, vedremo.