Arte e Critica Anno 13 Numero 47 luglio-settembre 2006
L’esperienza dell’emigrazione, il nomadismo, l’identità, il privato e la dimensione collettiva sono le tematiche affrontate da Adrian Paci.
MLT Come il tema dell’emigrazione ha influenzato il tuo lavoro di artista?
AP È stata sicuramente una mia esperienza di vita.
La mia scelta non è stata comunque di decidere quale dovesse essere il tema dei miei lavori, quanto se la mia esperienza poteva interagire con la mia arte o meno. Ho deciso di mescolare la mia esperienza con la mia arte, non tanto per descrivere la mia vita, quanto per rendere più vivo quello che faccio quando creo un quadro o una scultura.
MLT Esiste a tuo parere un’arte nomade?
AP Non saprei. Sono diffidente verso le definizioni che chiudono ed escludono. Nella sua vitalità l’arte sicuramente può cogliere l’esperienza del nomadismo, ma in fin dei conti un’opera rimane una realtà complessa dove convivono tematiche e idee completamente diverse tra loro.
MLT Guardando la scultura di Home to go, penso a come l’artista comunque non abbia un luogo teorico dove stare: è forzatamente un nomade del concetto...
AP Se vuoi, questo stato nomadico, che dalla sfera personale slitta in quella artistica e viceversa, ha trovato espressione in quest’opera d’arte. Si tratta di una serie di fotografie e una scultura in resina che ricalca il mio corpo con un tetto ribaltato sulle mie spalle. Il tetto è quello convenzionale, con le tegole rosse, quello che ogni bambino disegna pensando al tetto della propria casa. Ma io me lo sono messo sulla schiena come se fosse un paio d’ali, al contrario; così non è più il tetto-protezione, il tetto-riposo, ma diventa un segno eccellente dello sforzo, dell’andare, del tentativo che contempla la possibilità di errore.
MLT Anche in Turn on, Albanian Stories, Slowly, The Wheeper, Back Homee Apparizioni, sembri comunque evidenziare e descrivere bene la condizione non solo personale, ma soprattutto collettiva dell’uomo contemporaneo... Come dire che ammazziamo certezze e abbracciamo dubbi. Cosa ne pensi ?
AP Di fronte a questi lavori non credo che l’osservatore abbia la possibilità di prendere le distanze da un racconto che riguarda l’Altro, non ha più la possibilità di considerarsi un estraneo. Riducendo i dettagli, il discorso si amplifica e si estende ad una condizione che riguarda tutti e che ci costringe a ragionare su cosa vuol dire per ciascuno di noi appartenere ad un contesto, su come bisognerebbe far interagire la dimensione della vita privata con tutto quello che è esterno. Sul rapporto che si ha con le radici, non necessariamente sulla condizione di migrante in senso stretto, ma in senso più aperto. Con questi lavori racconto lo sforzo della quotidianità ad individuare questo luogo, per riconoscerlo, assumersene le responsabilità, trovarvi rifugio o spostarsi e ricostruirlo da un’altra parte. La storia e la geografia, date queste premesse, assumono lo status di condizioni relative, il paesaggio nel quale navighiamo nel profondo è un paesaggio dell’anima più che un territorio vero e proprio.
MLT “Credo che il nomadismo oggi sia molto importante: non solo continua a farti ricordare come ci si sente da outsider, ma ti aiuta anche a tornare a casa e vedere il posto in cui vivi con occhi diversi, riaperti....” Ti sembra che questa affermazione di Maurizio Cattelan abbia colto l’idea nomade ?
AP Apprezzo molto il lavoro di Cattelan. Il suo atteggiamento deriva sicuramente da una naturale insofferenza verso il convenzionale e l’ovvio. Credo inoltre che essere nomadi veramente sia una condanna che si può rifuggire ma anche un dono naturale da conservare e coltivare. Sono quindi totalmente d’accordo con quello che lui afferma. Credo infine che la distanza sia sicuramente una condizione necessaria per ogni tipo di manipolazione artistica.
MLT Credi che il nomadismo di un artista possa essere visto come sinonimo di crisi d’identità?
AP Non direi, ma d’altro canto un’identità messa in crisi può essere per me un’identità aperta. Una nuova identità. Il nomadismo, lo spostamento e altri temi ad esso legati, interroga l’identità aprendola a nuove complessità. Vivere in modo creativo la nostra identità (messa in discussione), può a mio parere essere una vera risorsa e darci una possibilità in più per dire e creare qualcosa di nuovo e di diverso.
MLT Gli artisti di questo ultimo scorcio di millennio, pur con le dovute eccezioni, con il loro fare arte si sono interrogati sull’identità di essere artista. Esisterà ancora in futuro questa ricerca?
AP La messa in discussione dell’opera ha portato, a mio parere, come conseguenza la messa in discussione dell’artista. Il contesto che definiva l’oggetto duchampiano si è rivelato capace di definire anche l’artista come se fosse un ready-made messo nelle mani del sistema. L’artista deve tornare a parlare del mondo e non di se stesso.
MLT L’arte è ancora destinata allo sconfinamento, alle continue contaminazioni? Secondo te, sino a quando?
AP Credo che lo sconfinamento e la contaminazione abbiano fatto bene all’arte, quindi spero che continui all’infinito.
MLT Avendo avuto una formazione classica, che ti ha permesso per esempio di trarre dal video del tuo matrimonio magistrali dipinti in stile realistico, oggi puoi scegliere di utilizzare fotografie, sculture, video e qualsiasi altra tecnica per creare un tuo lavoro. Credi, che la tecnica, in generale, sia ancora un elemento discriminatorio per giudicare cosa sia l’arte buona?
AP No, assolutamente. Anche se tale grande libertà è anche una perdita, perché non si può più contare sul confronto che viene dal sapere che cosa si deve fare e perché. Di niente si può più dire esattamente che non possa essere arte. C’è la voglia sicuramente di comunicare attraverso le opere con un linguaggio disinvolto, libero da vincoli e da pregiudizi, utiliz-zando ogni mezzo necessario per esprimere pienamente la propria contemporaneità.