Espoarte Anno 7 Numero 44 dicembre 2006-gennaio 2007
Intervista
Una sorta di tabula rasa. Su cui ritessere le coordinate di una meta-realtà, ove il pulsare del flusso spazio temporale ora rallenta, fin quasi alle soglie dell’arresto, adesso accelera, per esplodere in un caldo e dirompente fragore. Uno slittamento continuo tra poli opposti-stasi/movimento, freddo/calore- che si concreta in forme circolari, materne per antonomasia, cui fanno da contrappunto particolari tagli della visione, che evocano distanze siderali e intelligenze quasi angeliche. Come si compenetrano, nell’opera di Grazia Toderi, terreno e ultraterreno? «Per me sono la stessa cosa».
Luisa Castellini: Il primo contatto con i tuoi lavori avviene a livello linguistico, attraverso i titoli, che a volte rimandano a precise opere letterarie: quale tipo di rapporto s’instaura tra verbo e visione?
Grazia Toderi: In quasi tutti i miei lavori non esiste “verbo”, ma solo “suono”. La stratificazione dei verbi, delle voci e dei rumori genera un suono corale, un’unica grande voce che si modula, astratta come musica. Il titolo è l’inizio di un percorso, a volte suggestione, a volte citazione, a volte solo un nome.
Come nascono le tue visioni?
Immagini che affiorano nella mente, che ritornano, che fisso ripetutamente come appunto nel disegno. È il primo passaggio, l’immagine appare sulla carta. Amo molto il disegno, indefinito, il bianco del foglio rimane ancora pensiero. Tutto il lavoro poi è avvicinarsi al pensiero e confrontarlo continuamente, a tutti i livelli, con quello che visualizzo.
La tua ricerca è densa di riferimenti ed evocazioni all’immaginario non solo letterario ma culturale, come nella tua ultima opera, Rosso Babele, ove i confini si frantumano in uno scintillio di luci e trasparenze e si stemperano in una materia magmatica e pulsante, che richiama una realtà archetipa e tellurica….
Rosso Babele è la stratificazione di trasparenze e di luci, di città che si sovrappongono e creano da una parte una torre, una montagna che cresce, dall’altra un vortice che sprofonda. Ho pensato al dipinto di Domenico di Michelino che ritrae Dante Alighieri-conservato all’interno del Duomo di Firenze- che, a sua volta, rappresenta ancora la città e il Duomo stesso. Ho pensato a quella montagna, a quel Purgatorio, alla Torre di Babele di Bruegel e ai disegni di Botticelli che rappresentano la Divina Commedia. E anche all’immagine di una miniera russa, che sprofonda come un enorme vortice nella terra, alle cave di marmo di Carrara che da secoli rosicchiano le nostre montagne. Ho pensato al rosso indefinito (arancione-rosso-rosa-viola-marrone) delle lampade a vapore di sodio che illuminano le città, trasformando tutto in “artificiale”, in un rosso monocromo innaturale. Un “rosso babele” che appartiene a tutte le città. Ho pensato alla vista di Tokyo dall’alto, dove le luci si perdono all’infinito e tutto il paesaggio terreno nella notte diventa costellazione luminosa, come se il brillare dell’uomo sulla terra volesse competere con il cielo. A Torino, di notte, dal mio studio vedo sopra le luci della città la Basilica di Superga che si trasforma continuamente, a volte sospesa nel cielo. Esattamente opposta alla Basilica, vi è la Mole Antonelliana. Sono cruciali punti di dialogo tra cielo e terra, tra religioni, epoche, arte.
La forma circolare ed ellittica assume, nella tua opera, una natura indicale (come il numero otto con il suo rapporto col simbolo dell’infinito): quale valore assume nella tua ricerca questa simbologia?
Ovviamente il cerchio è l’illusione dell’infinito. Un video a loop, ad esempio, può farmi rimanere la stessa per sempre, l’immagine si fissa nell’eternità e, in teoria, è qualcosa che ci trascende. Inoltre il cerchio racchiude, unisce e concentra. L’ellisse è la trasformazione dinamica e illusoria del cerchio, o forse il cerchio è la trasformazione prospettica dell’ellisse...
Nel video, l’impiego dell’inquadratura fissa conduce a una sorta di rallenti estremo, ove la temporalità si annulla nel movimento: come sei arrivata a impiegarla? E a quali istanze risponde?
L’inquadratura fissa è un altro loop, c’è ancora l’idea del cerchio, della rotazione. Dal momento che fai un montaggio entri nel regno del racconto, che mi sembra appartenga al cinema. Io voglio rimanere più vicina alla pittura che al film, se facessi un montaggio cercherei di presentare il mio lavoro in un festival cinematografico, non in una mostra.
Quanto concorre il dialogo tra elementi eterogenei - “classico” e “contemporaneo”, per esempio - nella tua opera?
Quello che m’interessa è il rapporto con il passato e con il futuro, penso che l’opera debba essere sempre degna di uno e dell’altro, attraverso il confronto con la storia dell’arte, che è la relazione delle opere tra se stesse.
Nel recente Scala nera, il buio evoca il momento in cui le luci di sala si sono spente e si stanno per accendere quelle del palco…L’attesa e una tensione palpabile infondono al nero una carica emozionale scandita dai volti, confusi, degli spettatori. Ma regna il silenzio, che invece era fragore al Diamante… Chi è l’uomo nella tua opera? O meglio, come si colloca in questi spazi reali o nei suoi simulacri fortemente immaginifici?
In realtà non è silenzio ma vociare, attesa. L’uomo è energia e mistero, forse luminoso come le stelle...quando diventa angelo...chissà.
Grazia Toderi è nata a Padova nel 1963. Vive e lavora tra Milano e Torino.
Mostre personali recenti (selezione):
2005 -Grazia Toderi Rendez-vous, a cura di P. Boswell, R. Morales, Miami Art Museum, Miami
2003 -Grazia Toderi. Teatri, a cura di F. Pasini, Fondazione Bevilacqua La Masa, Galleria di Piazza San Marco, Venezia
2002 -Grazia Toderi. Olympia /Homo ludens, a cura di G. Quaroni, Fundaciò Joan Mirò, Barcellona
1999 -Grazia Toderi. Projekt Raum, a cura di P. Allmann, Museum Ludwig, Colonia
-Grazia Toderi, a cura di S. Bos, De Appel Foundation, Amsterdam
1998 -Grazia Toderi, a cura di E. Latreille, Frac Bourgogne, Dijon
-Grazia Toderi. Centro, a cura di S. Legrandjaques, E. Lunghi, Casino Luxembourg – Forum d’art contemporain, Lussemburgo; Galerie des Franciscains, Saint-Nazaire
-Grazia Toderi, a cura di I. Gianelli, M. Beccaria, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino
1995 -Grazia Toderi. Potage éternel et clarté soudaine, a cura di A. Barak, Galerie de
l'Eole, Frac Languedoc-Roussillon, Montpellier
Mostre collettive recenti (Selezione):
2004 -Arti&Architetture 1900-2000, a cura di G. Celant, Palazzo Ducale, Genova
1999 -48ª Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia. DAPERTutto, a cura di H. Szeemann, Giardini di Castello, Venezia
1998 -11th Biennale of Sidney. Every Day, a cura di J. Watkins, Australian Centre for Photography, Paddington, New South Wales
1997 -Rooms with a View, a cura di N. Spector, J. Hanhardt, Guggenheim Museum Soho, New York
-5th International Istanbul Biennial, a cura di R. Martinez, Istanbul Foundation for Culture and Arts, Istanbul
1993 -XLV Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia. Aperto'93, a cura di A. Bonito Oliva, H. Kontova, Corderie dell’Arsenale, Venezia
Eventi in corso:
Grazia Toderi
a cura di F. Pasini
PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro 14, Milano
14 dicembre 2006 - 11 febbraio 2007
Info: 02 76009085
Gallerie di riferimento:
Giò Marconi, Milano
S.A.L.E.S, Roma
Vistamare, Pescara
Meert – Rioux, Bruxelles
f a project, Londra