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Extrart (2006-2009) Anno 7 Numero 30 marzo-aprile 2007



Quattro domande a Béatrice Valentine Amrhein

Mario Savini



iniziative coordinate per l'arte contemporanea
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Un ragazzo della scuola media inferiore ha scritto in un tema che “il cellulare è una cosa privata e non lo può toccare nessuno”. Effettivamente il telefonino è ormai un oggetto in grado di nascondere segreti imperscrutabili e risponde ad un bisogno d’intimità che in precedenza si esprimeva in altri modi. È una sorta di diario personale che dilata il tempo ed aumenta la presa sulla realtà. Il telefonino, inoltre, ha divorato molte cose che l’uomo portava con sé, si pensi all’agenda oppure all’orologio, ma anche al portamonete o alla carta di credito. Al momento non sembrano esserci mezzi di comunicazione tanto pervasivi come il cellulare senza distinzioni di stato sociale o di importanza culturale. Il regista sudafricano Aryan Kaganof l’ha utilizzato per girarci un lungometraggio: otto apparecchi hanno dato vita a “Sms Sugar Man”, un film costato 164mila dollari. Il telefonino invece è terreno di sperimentazione artistica per Béatrice Valentine Amrhein che recentemente ha realizzato Video Lustre: si tratta di un vero e proprio lampadario composto da cellulari con video in loop che “raccontano” il suo corpo. Dai lavori vengono poi ricavate delle immagini fotografiche che ricompongono l’identità della giovane francese. Le forme esprimono gli aspetti ludici, ma non sempre rassicuranti, di paesaggi mutevoli ed orizzonti nuovi: “il telefono, e in maniera più ampia il linguaggio digitale, - dice la Amrhein – hanno modificato profondamente il nostro rapporto con il territorio ed il corpo rispetto alla geografia del pianeta terra o rispetto al territorio mentale”.

“Video lustre” (2006) – uno dei tuoi ultimi lavori – è un fantastico lampadario composto da cellulari che raccontano parti del tuo corpo. Dal video sono poi ricavate immagini fotografiche che vanno a formare la tua identità. Una vera e propria infrastruttura che dimostra come la tecnologia mobile è ormai parte integrante della nostra vita. Come si sviluppa secondo te il rapporto tra azione collettiva ed identità personale?

La mia opera si inserisce all’interno di una lunga esperienza nel campo della pittura e del disegno ma se la pittura è alla base della mia espressione artistica, le opere, la fotografia, il video e le performance non tardano ad apparire nel mio lavoro, creando in questo modo nuovi campi di sperimentazione.
Il tema principale del “corpo e del sistema del corpo” all’origine della mia ricerca plastica, trova un’eco proteiforme originale e necessaria nell’atelier laboratorio. Dal 2004, lavoro al progetto: “REPORT ON BODY and the body system”. Questo lavoro combina pittura e disegni di grande formato, fotografie e video, attraverso cui si ritrovano i segni e le impronte della matrice del corpo.
La scultura “VIDEOS lustre” da il proprio nome all’opera. Essa unisce scrupolosamente le caratteristiche del video, della fotografia, della pittura e della scultura. Una treccia di cavi elettrici neri crea un grande lampadario costituito da telefoni cellulari multimediali di ultima generazione. Sul display di ogni cellulare vengono visualizzati in loop dei video originali con audio dedicato. L’immagine video evoca un soggetto fondamentale: il corpo e il sistema del corpo riprendendo da vicino i corpi e ciò che si trova intorno agli stessi. Si tratta di un approccio inedito, quasi pittorico, che tende a restituire tutte le dimensioni possibili attraverso un esame accurato delle pieghe e della pelle del corpo umano.
È anche un assunto audace come quello di disegnare una nuova cartografia del corpo in cui i limiti si confondono e, di porsi il più vicino possibile al soggetto per tutta la durata di ogni video che si tratti di qualche secondo o più… di qualche minuto. I video sono tutti realizzati con telefoni cellulari tecnologicamente avanzati quindi a priori molto fluidi e chiari ma allo stesso tempo hanno una carica intima molto ruvida rispetto all’odore della polvere, della carne, della pelle e lasciano immaginare i respiri e i rumori del corpo. Tale contrasto ricorda le battaglie di oggi e di ieri.
È una maniera molto singolare di filmare che utilizza la telecamera del telefono cellulare in modo introspettivo. Ecco come lavoro, utilizzo il cellulare come se stessi dipingendo. Per me non si tratta dell’ultimissimo gadget high-tech ma di un vero e proprio approccio alla pittura; dipingo con dei cellulari perché questi rappresentano ormai il prolungamento naturale dell’occhio e della mano.
In quest’opera proteiforme, cerco di creare un’interattività immediata con il pubblico e l’osservatore. Ogni persona avvicina gli occhi e le orecchie ad ogni telefono; è obbligata a spostarsi, a mettersi in punta di piedi, ad abbassarsi per osservare tutti i dettagli di ogni video e a girare tutt’intorno all’opera. Poi spesso quando smettono di osservare il mio lavoro, noto che si allontanano dall’opera per guardarla nella sua interezza e ricostruire nuovamente la cartografia del corpo e la sua identità. Allo stesso modo, io propongo allo spettatore un’esperienza sensoriale che induce ad un nuovo rapporto con ciò che è visibile e con lo spazio e che rinvia al nostro timore “del corpo e del sistema del corpo”: “REPORT ON THE BODY and the body system”.

Pensi che la nostra vita sia continuamente condivisa? I cellulari sono strumento di controllo per il mondo fisico?

Con questa domanda vuoi dire che condividiamo tutti la stessa vita, in qualsiasi momento, essendo legati ad uno stesso cordone ombelicale virtuale? E quindi che possiamo controllare la vita di altre persone e di conseguenza farle inter-reagire?
Il telefono, e in maniera più ampia il linguaggio digitale, hanno modificato profondamente il nostro rapporto con il territorio ed il corpo rispetto alla geografia del pianeta terra o rispetto al territorio mentale. Oggi ognuno di noi va in giro con un pezzetto della vita degli altri nella tasca (voce, numero, foto, musica, suono…). Chiunque può essere contattato o chiamare in qualsiasi momento e questo vuol dire che il cellulare ha aumentato la possibilità di fare dell’uomo un nomade. Questa è l’era dell’uomo nomade che comunica senza viaggiare come ha scritto Jacques Attali nel suo libro “L’uomo nomade”. Il nomadismo è una costante della condizione umana ed è logico vedere nuove tecnologie mobili inserirsi nell’arte contemporanea.
VIDEOS lustre crea una tensione particolare ed irresistibile. Ho scelto il cellulare per realizzare i miei video perché è diventato un prolungamento della mano e quindi del corpo. È inoltre un prolungamento dell’occhio ed io a volte lo definisco il “terzo occhio” ma prima di ogni altra cosa è un prolungamento dell’orecchio. Un’illusione orwelliana; io parlo di intrusione perché trattandosi di un oggetto della vita quotidiana, di una grande banalità apparente di cui non abbiamo, a priori, alcuna ragione di diffidare, il cellulare per le sue piccole dimensioni permette delle riprese che una semplice telecamera digitale non potrebbe realizzare… in quanto meno discreta, più visibile…più invadente.
Attraverso quest’opera, si da innanzitutto vita ad un’esperienza di introspezione, come reinterpretazione di ciò che è reale mediante video multipli presentati all’interno dell’opera; close up e studio delle varie parti del corpo collegate tra loro da una rete di cellulari, come se si trattasse di un superorganismo. Inoltre, utilizzando la forma dei “VIDEOS lustre”, si vuole evocare la famosa rete che è divenuta un’ossessione collettiva ed individuale. Il mondo nomade è fluido all’interno della rete.

Sembra che tu voglia presentare un corpo simile ad un paesaggio. Forse è un territorio che mostra continuamente le sue trasformazioni. Come sta cambiando il concetto di luogo e di identità in relazione alle nuove tecnologie?

Il fatto di aver raccolto in modo visibile il nodo formato dai carica batterie che alimentano i cellulari, serve a mettere in primo piano il nostro mondo legato alla filosofia del sempre connessi e “always on”. I cavi non sono visibili soltanto per ragioni plastiche ed estetiche, ma anche per ricordare il perché gli uomini si fanno la guerra e si battono, si accaniscono; voglio parlare dell’energia vitale dell’individuo o, in maniera più estesa, del petrolio, dell’acqua e delle risorse naturali.
È un’opera che ci mostra quanto il rapporto tra corpo e spazio-tempo è cambiato. D’altra parte l’introduzione dell’audio in ogni video permette di raggiungere uno stato di contemplazione nella misura in cui il suono decuplica il potere di ricettività legato alla sola visione, in quanto fa appello all’udito, creando una sollecitazione di due sensi, i più atti a provocare un’esperienza estetica. Il linguaggio digitale è presente dappertutto ed ha profondamente modificato la nostra percezione del corpo, il nostro rapporto con il tatto o la vista, ha trasformato la nostra percezione uditiva in quanto modifica la distanza e l’impatto della stessa sul corpo.

Kenny Hirschhorn ha affermato che il cellulare è “il telecomando della vita”. Cosa ne pensi?

Al di là dell’opera, propongo un altro livello d’interazione e, agli spettatori suggerisco di prolungare l’esperienza di VIDEOS Lustre mettendo a disposizione 3 video gratuiti da poter scaricare dal proprio cellulare all’indirizzo http://www.beatricevalentineamrhein.com.
Questo indirizzo fa riferimento al sito Internet portatile di VIDEOS Lustre e permette quindi di servirsi del proprio cellulare come comando virtuale a distanza per scambiare e condividere direttamente con l’opera.
In questo modo, invito lo spettatore a riscoprire la propria sensorialità, spingendolo ad immaginare il proprio campo sensitivo; pretesto questo per rimettere in discussione i rapporti con oggetti ed individui che lo circondano.
Ognuno ha un rapporto intimo con il proprio telefono cellulare e qui la nozione di intimità è molto forte. Abbiamo tutti un numero che ci viene attribuito e, per ogni numero abbiamo la possibilità di associare un nome e memorizzarlo.
Può trattarsi anche di un nome virtuale e non obbligatoriamente del nome reale ed è anche possibile associarvi una foto, un video o ancora una suoneria personalizzata per una chiamata speciale. Tutte queste possibilità proposte ruotano attorno al concetto di avatar; un modo di reificazione dell’identità dell’individuo. Attraverso quest’opera propongo un processo inverso smaterializzando il corpo della persona. Cerco di portare avanti la mia esperienza di studiosa degli effetti plastici e di approfondire nuove vie sperimentando possibilità innovative per continuare la mia avventura di pittrice.