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Extrart (2006-2009) Anno 8 Numero 33 gennaio-marzo 2008



Quattro domande a Carlo Zanni

Mario Savini

Intervista



iniziative coordinate per l'arte contemporanea
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Carlo Zanni
The Possible Ties Between Illness And Success
09.08.06/12.08.06
63 prints installation - 2007
Courtesy dell'artista

Paesaggi e luoghi di aggregazione sociale sono incessantemente attraversati da forti trasformazioni. Nuovi contesti infrastrutturali, tecnologici e mediatici creano diverse metodologie di lettura per la costruzione di mappe operative. Nello specifico, i processi di determinazione di un'identità subiscono evidenti spostamenti mentre le estensioni mentali si materializzano per diventare condivisibili e definire differenti relazioni con le realtà esistenti. È cruciale riconoscere che le barriere tradizionali, appartenenti a qualsiasi tipo di contesto strutturato, hanno ormai lasciato il posto ai corridoi della mobilità fisica e virtuale, portando al loro interno la contaminazione di molte attività, quindi una continua dislocazione dei confini. Ciò che ne deriva è una visione socio-morfologica basata sulla fluidità e sull'intersecazione di vari sistemi culturali. Da questo punto di vista, risulta interessante la ricerca artistica che Carlo Zanni propone per riflettere sul complesso sistema dei flussi informativi e sui modi di vedere, progettare ed abitare lo spazio. Installazioni e video creano delle aperture insolite dove valori contrapposti si uniscono secondo logiche sempre più flessibili. I dati prelevati dalla Rete, l'iconografia dei videogiochi, l'immaginario cinematografico rimangono aperti all'impulso di altre narrazioni o alle atmosfere composite di comunicazioni interattive per esprimere la sedimentazione di conoscenze della vita quotidiana. Il risultato non è la sobria documentazione di una realtà immaginaria, ma un'accurata analisi della percezione del mondo e dei sui suoi stereotipi carichi di associazioni.


Nella complessità della tua ricerca artistica, composta da numerose stratificazioni linguistiche, come si presentano i percorsi narrativi legati alla comunicazione digitale e alle nuove forme di interazione?

La componente narrativa nei miei lavori si è sviluppata notevolmente dopo Average Shoveler il progetto sotto forma di webgame che mi è stato commissionato da Rhizome.org (Rhizome è una web community storica ora affiliata al New Museum di New York con cui collabora con un programma espositivo e di workshops rivolto principalmente ai new media). Con questo progetto e ancor più con i successivi The Possibile Ties Between Illness And Success (2006) e My Temporary Visiting Position From The Sunset Terrace Bar (2007) sto esplorando le potenzialità narrative cinematografiche integrandole con flussi di dati prelevati dalla rete Internet in modo tale che una struttura per antonomasia chiusa, come il film, si trasformi mutando le sue tensioni interne. Ho chiamato questa indagine DATA CINEMA. Su questa base di lavoro cerco di espandere e declinare la narrazione che nasce e si sviluppa intorno al nucleo filmico tramite l'utilizzo di forme e linguaggi non direttamente collegabili all'esperienza narrativa di impianto classico. Nell'ultimo My Temporary Visiting… per esempio, il Poster del film ha un ruolo cardine perché ideato come una sorta di prequel del lavoro principale (il film dinamico che unisce il cielo di Napoli prelevato da una webcam ad un paesaggio cittadino tedesco); mentre l'installazione ambientale appena presentata all'ACAF di Alexandria in Egitto ne rappresenta il sequel. In pratica ogni elemento agisce come struttura indipendente e autonoma con i propri segni e significati e allo stesso tempo si configura come un vettore che collabora alla descrizione di una realtà più ampia.


Gli scenari che proponi nascono dalla rivisitazione dei luoghi che abitiamo ogni giorno. Vengono ripensati e riorganizzati dal basso. Sono ridisegnati alla luce di logiche e prospettive inedite. Come si sviluppa la configurazione di un paesaggio?

Usando le parole di Giuseppe Genna, con il mio lavoro cerco di indagare la complessità del reale senza sfociare nel giornalismo, nel reportage o in altre forme che tentano una cronaca diretta dei fatti. Per questo l'uso di feedback prelevati dalla rete assume un'importanza critica perché mi permette sperimentazioni estetico-formali rimanendo concettualmente rigoroso e radicale. Con questa visione le definizione di paesaggio o ritratto diventa superflua da un punto di vista artistico ma ovviamente rimane valida da un punto di vista educativo e stimolante da quello teorico. Per me un Paesaggio (Landscape) non è altro che un ritratto (Portrait) ruotato di 90°.


Qual è la tua riflessione sul ruolo e sull'estetica dell'interfaccia?

Cartelle e icone del desktop sono elementi di un paesaggio comune e condiviso in larga scala e costituiscono collegamenti a strumenti atti alla partecipazione e modifica dello stesso ambiente. Hanno rivoluzionato l'uso del computer rendendolo accessibile alle masse. Questa consapevolezza ha fatto sì che le interfacce diventassero un punto di partenza per la mia ricerca, anche se le pitture delle icone del desktop fanno parte più dei miei inizi che della mia pratica attuale. C'è un motivo sostanziale: ho preferito occuparmi della loro “proiezione sociale” più che della loro estetica, e questo implica tempistiche diverse. L'icona di Photoshop (2000), - capostipite dei programmi professionali per fotoritocco - dipinta con le curve e le sfumature che il nostro occhio percepisce data la distanza dallo schermo (le icone in realtà come tutte le immagini sono costruite di quadrati, i pixel) trascende il software stesso e costituisce una presa di posizione di fronte al proliferare della manipolazione delle immagini, statiche e in movimento, da parte dei media.


Pierre Lévy afferma che “nello Spazio del sapere, l'identità dell'individuo si organizza intorno a immagini dinamiche, immagini che egli produce esplorando e trasformando le realtà virtuali alle quali partecipa”. Qual è per te il rapporto che intercorre tra un'identità e il suo spazio?

L'interazione tra individuo e spazio è sempre funzionale allo scopo del progetto. Alle volte si tratta di un tipo d'interazione diretta e classica come per esempio in Average Shoveler dove ci si muove all'interno di uno spazio-game e ci si adopera per sopravvivere sotto una tempesta di neve-immagini in continuo cambiamento e senza fine; in altri casi è presente un'interazione “più contemplativa” che chiamo OFF Keyboard interaction (interazione fuori tastiera) che comprende anche l'uso di dati provenienti dai nostri comportamenti sociali quotidiani riportati nei media. Penso ad esempio i lavori che includono quotazioni di borsa o immagini prelevate dalla CNN come in eBay Landscape oppure all'uso delle informazioni meteorologiche in TimeIn o direttamente alle foto del cielo in My Temporary Visiting.... La presenza dell'utente è decisiva per modificare ed arricchire il progetto ma non ne altera l'impianto fondante. Nell'immediato approccio all'opera, l'utilizzo di dati è invisibile allo spettatore: questo per me costituisce un requisito fondamentale che differenzia un progetto artistico da un grafico statistico.


ww.zanni.org