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Take it easy MAGAZINE (2006-2009) Anno 3 Numero 13 dicembre 2007-febbraio 2008



La rivincita delle teste di legno

Maria Serra

Blue and joy





PAGE 5/6 *OUVERTURE - LA RIVINCITA DELLE TESTE DI LEGNO (BLUE & JOY)*

PAGE 7 *BLOCK NOTES A CURA DI ARTEGIOVANE*

PAGE 8 *VERY YOUNG TALENT *

PAG 9 *PHOTO-GRAF/LAMELAMARA*

PAGE 10/11 *ENJOY DI FRANCESCO EPPESTEINGHER*

PAGE 12/13 *VIDEOARTE/PER FARE L'ARTE CI VUOLE IL LEGNO*

PAGE 14 *CINEMA/CON L'ARRIVO DEL FREDDO...*

PAG 15 *PAROLA DI GECO - UNA BUGIA*

PAGE 16/17 *MODA/APRES MIDI' ECOLOGICO *

PAGE 18 *MODA/MAISON DUMITRU*

PAGE 20/21 *MACCHIE DI INCHIOSTRO/LIBRI*

PAGE 22 *MUSICA1/CLOUD CUCKO LAND *

PAGE 23 *MUSICA2/SAUL WILLIAMS

*PAGE 24 *RETRO'1/MUSICA*

PAGE 25 *RETRO'2/GAME (ATARI)*

PAGE 26/27 *INTERVISTA A...FABRIZIO DI PIETRANTONIO (LIUTAIO)*

PAGE 28/29 *ZODIACO*

PAGE 30 *NEWS DAL WEB*

PAGE 31 *IN ULTIMA PAGINA/IL LEGNO GALLEGGIA DI CRESTACCI*
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I toys intelligenti hanno fatto il loro tempo. Troppo spregiudicati, presuntuosi e glamourous. E fin troppo umani. I pupazzi ora tornano a essere teneri, ingenui e soprattutto un po’sciocchi, incantando i più creduloni di tutti i bambini: gli adulti. Perché, come diceva il Grillo Parlante a Pinocchio, progenitore di tutti i pupazzi del mondo, "Mi fai pena perché sei un burattino e, quel che è peggio, perché hai la testa di legno."
Blue e Joy, i due art characters che da qualche anno imperversano ovunque, gallerie d’arte alle librerie, ai negozi, dove è in vendita la loro seconda “scoraggiante” collezione di accessori e abbigliamento, in versione autunno-inverno, rivendicano un sano diritto al fallimento. Sono dei Natural Born Losers e non fanno nulla per nasconderlo.
Il campo in cui si dilettano maggiormente nell’arte del fallimento, non poteva che essere l’amore. Blue è pieno di candide speranze e si ostina inutilmente a combattere la sfiga gridando al mondo il suo bisogno d’affetto; Joy ci va giù pesante e tutto allegro e saltellante stigmatizza “L’amor puede matar”. Se Joy avesse un ipod alle orecchie, ascolterebbe probabilmente Love will tear us apart dei Joy Division, Blue canticchierebbe True Blue, baby I love you, in versione remix. Senza dubbio, in ogni caso, sarebbero entrambi nostalgici e demodé, e non solo in quanto a gusti musicali. Ma questi disarmanti pupazzi non hanno l’ipod e probabilmente non sanno neanche cosa sia il Prozac. Ma Chi è Blue e chi è Joy? L’apparenza inganna, ma solo in apparenza.
Il primo ha un grosso lacrimone giallo che gli pende eternamente da un occhio, un marchio di fabbrica che gli impedisce di rivelare la verità: è il pupazzo più felice del mondo. Il secondo ha un sorriso fiammeggiante stampato in faccia, ma in realtà è tristissimo: nessuno vuole giocare con lui! Si capisce però al volo che i due sono fatti l’uno per l’altro e si intendono alla perfezione. Se Blue fa il melenso e si interroga sui massimi sistemi della vita, Joy ha sempre una buona parola cinica di conforto. “Viviamo una volta sola”, deplora Blue. “Grazie a Dio”, rimbecca Joy. Rischio di noia scongiurato. E di litigare nemmeno a parlarne, visto che peraltro i due scoraggianti amici vivono in un mondo tutto sommato semplice, fatto essenzialmente di quattro colori: bianco, nero, rosso e un ammiccante giallo Lichtenstein. Un po’ sixties, molto pop, con un certo sapore street. Parlano una lingua fatta di poche e semplici parole, tutte perfettamente traducibili in inglese, francese e spagnolo. Nascono nel 2005 su carta ma è chiaro fin dall’inizio che la pagina di un fumetto starebbe loro stretta: per divertirsi davvero, c’è solo il grande gioco dell’arte (e del merchandising).
I loro creatori Daniele Sigalot e Fabio La Fauci lo sanno bene, e infatti non sbagliano un colpo. Blue and Joy vengono presentati per la prima volta nel 2005, su tela, in una piccola mostra allestita nel Barrio vecchio di Barcellona, e da quel momento non smettono di girare il mondo: Milano, Roma, Ibiza, Londra, Parigi. Fanno anche una capatina al Pitti di Firenze e, tanto per confermare la loro sfiga apparente, imbrattano gli scalcinati muri delle gallerie più potenti del mondo, le Saatchi di Londra e New York. Tele e installazioni artistiche, murales, un libro che ha già un seguito di imminente pubblicazione, Le scoraggianti avventure di Blue and Joy; una collezione con felpe, t-shirt e abitini per veri/e perdenti di tendenza; una serie di scoraggianti gadget che senza vergogna si autodefiniscono “inutili”: dallo Yo-Yo che non torna mai indietro alla prima stella cadente tascabili (“ogni volta che hai bisogno di un desiderio, prendila e tirala. La stella cade davvero!”), fino alle nuvole nere adesive da applicare alla finestra, per rendere grigia e triste anche la giornata più solare. Per sentirsi sempre un po’ a Milano, dove Blue and Joy hanno visto la luce (anzi il buio) anche se siete a Barcellona.

Toglietemi una curiosità: al momento abitate a Milano, Barcellona o Londra? Si è creata un po’ di confusione in merito…
D. S. Ora viviamo a Londra, ma a breve torneremo a Barcellona. E poi chi lo sa?

In ogni caso, per un periodo avete lavorato insieme come pubblicitari a Milano, dove, in una ormai leggendaria giornata di pioggia e noia, sono nati Blue and Joy… Cosa avreste fatto quel giorno se non vi fosse venuto in mente di mettere al mondo questi scoraggianti pupazzi?
Forse una pessima pubblicità per una banca. Ma per fortuna quel progetto non siamo mai riusciti a finirlo e abbiamo deragliato felicemente su Blue and Joy!

Blue and Joy sono Lonely together. Sarebbe però decisamente peggio se fossero Sad together, siete d’accordo? Si direbbe quindi che l’amicizia sia la loro unica fortuna. Cosa ne pensate?
Be’, sì, siamo d'accordo. È più facile essere soli in due che da soli. E direi che sicuramente l'amicizia, insieme all'amore (o alla sua assenza) sono in cima alla lista delle cose preferite di Blue and Joy.

A voi, invece, capita a volte di essere tristi in contemporanea?
No. Di rado entrambi siamo tristi. Basta che uno dei due sia allegro e, anche se l'altro è triste, non trova “spazio” per la sua tristezza.

Milano, secondo voi, è una città “scoraggiante”? Quali sono le cose che vi piace fare o ricordare quando siete a Milano e vorreste essere altrove?
Sì. Milano e' una città moltooo scoraggiante. Quanto alle cose che ci piace fare, posso rispondere l'aperitivo a oltranza?

É uscita la vostra seconda scoraggiante collezione di abbigliamento, Sadly Inspired by real life. La moda fa bene all’umore?
Caspita.. non lo so. domanda difficile. Passiamo.

Avete dei capi d’abbigliamento o degli accessori “preferiti”, che non riuscite a buttar via nonostante siamo magari logori, maleodoranti e fuori moda, perché vi fanno sentire felici?
Entrambi abbiamo una maglietta preferita che sopravvive da anni. Non sappiamo se ci rende felice questa maglietta, però sicuramente ci siamo affezionati.

Se Blue dicesse a Joy: “Per fortuna ci rimangono le nostre cose preferite”, Joy che cosa risponderebbe?
Come la solitudine?