Con-fine (2007-2013) Anno 2 Numero 11 settembre-novembre 2008
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Non ho nessuna idea di cosa aspettarmi e improvvisamente dopo una pausa di buio vengo proiettata in un mondo fatto di rosso e di nero.
Consuelo Mura pensa e realizza questo video e lo intitola Passi.
Stivali da poco prezzo, i tacchi sull’asfalto, avanti e indietro, avanti e indietro per tutta la notte, per tutta la vita. Contrasti, una musica elettronica, tempi veloci, un mondo che fugge.
Ecco ora sento la voce, sapevo che l’avrei ritrovata, ne avevo bisogno. Voce di donna che parla delle speranze di una vita più facile e felice, speranze disattese da scelte sbagliate, da mani che fanno paura.
Ho già sentito queste cose, le sento tutte le sere, raccontate con voci più anonime e meno accorate. Le voglio sentire le sue parole, voglio capire.
Ma le parole diventano urlo, un urlo atroce che vorrei placare, non in maniera brusca, come si fa con i bambini che fanno i capricci, ma dolcemente, come una madre piena di compassione.
Curare quel dolore che invece invade tutto senza soluzione.
E la donna può essere anche così, spudorata, senza timori, come quella di Antonello Matarazzo in 9/06/83.
La sinossi dice Ritratto di Anna.
Mi mette a disagio.
I colori sono vicini al mio sentire, mi piacciono, non sono sfrontati, fastidiosi. Anna è li davanti a me e mi viene in mente che questo ritratto è più un provino, si, un provino per il reclutamento dell’attrice principale di un film che verrà visto da pochi uomini.
Prima il viso, soprattutto la bocca, una bella bocca. Ride, dice qualche parola, un po’ imbarazzata non dalla sua nudità davanti ad una telecamera ma perché proprio non le viene in mente niente di interessante da dire.
Non le resta che tacere e mostrarsi, nient’altro e tutto quello che ha.
Chiudo gli occhi, non voglio più vedere, non voglio più spiare dietro al buco della serratura di solitudini buie.
Voglio la luce, ne ho bisogno per ripulirmi dal nero che mi è colato addosso.
Mi fermo, raccolgo le mie forze, ed una melodia mi prende per mano e mi trascina dentro me stessa.
Spazio bianco, dimensione vuota e separata … spazio bianco strappato alla realtà per farsi abito: foglia- stoffa -terra: un vortice, una spirale in cui tutto affoga, e tutto riemerge come da un grembo…come da un uovo ...come da un nido…
Ballo anch’io e mi rivesto di luce. Anch’io sono leggera, mi muovo con grazia, ho muscoli elastici dietro la schiena, gambe definite e allenate, addominali.
Forme sinuose che si muovono leggere in uno spazio senza tempo, in un ricordo senza memoria.
Finalmente capisco: anch’io vengo da lì, anch’io ci ritornerò dopo tutto, l’ingenuità, la consapevolezza, il dolore, la felicità, anch’io ho un posto così che mi aspetta tutte le volte che ho bisogno di rigenerarmi, tutte le volte che dovrò essere più forte.
Emma Cianchi rende visibile questo luogo interiore attraverso le immagini di Dove sono nata, video che ha vinto il primo premio nella sezione Video-Arte al Festival a Corto Di Donne per il 2008.
E guardo, guardo ancora, e mi rifletto in altri occhi che a loro volta mi guardano incuriositi. Ho attraversato il confine? Direi di si, mi sono ritrovata oltre. I miei occhi sono lì e insieme agli altri non guardano ma raccontano storie, la vita. I pensieri sono nascosti, chiusi in sfere di cristallo. Sono ali di farfalla che non si possono toccare, non lasciano scie, vanno lontano, a volte sono severi altre dolci, si muovono a velocità irregolari è difficile seguirli e spesso non importa.
L’ultimo video è di Vicho e si intitola Destra:sinistra.
Una voce recita parole dolci, malinconiche, voce di donna che pensa ad un amore, e l’amore è quello a cui aspira. Bisogna sentirle e risentirle quelle parole, vederli e rivederli quegli occhi e ad un tratto l’essenza della femminilità prenderà consistenza, si mostrerà a noi senza inganni o travestimenti. Non ci saranno più dubbi, non ci sarà più la necessità di porsi domande, di riflettere, di interpretare la realtà attraverso l’inganno dei luoghi comuni.
I colori dei sogni hanno modificato i toni della realtà, hanno svelato l’arcano, hanno dato nuove forme e nuove prospettive.
Finalmente mi mostrano quello che prima non potevo vedere, ma solo immaginare.
Finalmente anch’io ho un colore diverso, e lo vedo intorno a me, in tutte le donne che incontro, questo colore è il colore dell’anima.