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Arte e Critica Anno 15 Numero 57 dicembre 2008-febbraio 2009



Gianni Caravaggio. Scenario

Elisa Del Prete

Intervista



trimestrale di cultura artistica contemporanea


048 PEACE BUILDING. IDENTITÀ E ARCHITETTURA NELLE AREE DI (POST)CONFLITTO
IDENTITY AND ARCHITECTURE IN THE (POST)CONFLICT AREAS

049 BALTICI. IDENTITÀ E CONTEMPORANEITÀ / BALTIC. IDENTITY AND CONTEMPORANEITY
di / by Alessandro d’Onofrio

051 MEDIORIENTE E CONFLITTO PERMANENTE / MIDDLE EAST AND PERMANENT CONFLICT
di / by Federica Morgia

052 ARCHITETTURA BALCANICA / BALKAN ARCHITECTURE
di / by Donata Tchou

054 GIANNI CARAVAGGIO. SCENARIO
Intervista a cura di Elisa Del Prete

056 ARTE E SFERA PUBBLICA / ART AND PUBLIC SPHERE
di / by Cecilia Canziani

057 ALLORA&CALZADILLA. IMMAGINI DI UN MONDO GLOBALE / IMAGES OF A GLOBAL WORLD
di / by Ilaria Porotto

058 HANS OP DE BEECK. È DI SCENA IL SILENZIO / SILENCE ON SHOW
Intervista a cura di / Interview by Ilaria Mariotti

061 GRAHAM HUDSON. MATERIAL BALANCE
di / by Cecilia Antolini

062 RICCARDO BENASSI. SPAZIO ESPANSO / EXPANDED SPACE
di / by Valentina Rossi

063 OUT, O COME CAMBIARE LE CITTÀ DAL BASSO
di Alberto Pesavento e Bert Theis

064 L’INDAGINE DEL FILM SUL TEMPO SENZA MOVIMENTO DELLA FOTOGRAFIA
di Silvia Tarquini

066 L’ARCHITETTURA D’OGGI E LA CONFIGURAZIONE URBANA SITUAZIONISTA DI DEBORD, CONSTANT E JORN
di Mirella Bandini

068 PUNTI DI VISTA: LA BIENNALE DI LIVERPOOL LETTA DA LONDRA
VIEWPOINTS: THE LIVERPOOL BIENNIAL SEEN FROM LONDON
di / by Susanna Bianchini

072 GEOGRAFIA SENZA PUNTI CARDINALI
ARTE E FOTOGRAFIA DALLA RICERCA ANNI ’70 IN ITALIA
di Elena Re

075 DI TUTTI I COLORI
Intervista a Alberto Boatto a cura di Roberto Lambarelli

076 PAV. L’IBRIDAZIONE DELL’ARTE
Intervista a Piero Gilardi con Gianluca Cosmacini a cura di Francesco Lucifora

077 MICOL ASSAËL. ZONE LIMITE / BORDERLINE ZONES
Intervista a cura di / Interview by Flavia De Sanctis Mangelli

078 LA CRITICA D’ARTE E NON SOLO A LONDRA: UN COMPENDIO DEI LIBRI PIÙ VENDUTI
NOT ONLY ART CRITICISM: AN OUTLINE OF THE MOST SOLD BOOKS IN LONDON
di / by Susanna Bianchini

080 DAL “PARADIGMA MITTLEUROPA” ALLA “MICRONARRATIVA”
di Daniela Bigi

082 CONVERSAZIONE CON PAOLO PELLION
di Diletta Benedetto

084 CENTRO E PERIFERIA. BIENNALI EMERGENTI IN ROMANIA
CENTRE AND PERIPHERY. EMERGING BIENNIALS IN ROMANIA
di / by Eleonora Farina

087 ROCK THE FIRE. ARTE ISLANDESE DEL TERZO MILLENNIO
ROCK THE FIRE. ICELANDIC ART OF THE THIRD MILLENNIUM
di / by Ilari Valbonesi

090 LIBIA CASTRO E ÓLAFUR ÓLAFSSON.
PROGETTI D’IMMERSIONE / IMMERSION PROJECTS
di / by Serena De Dominicis

092 PERFORMANCE. POETICHE DELL’EFFIMERO
di Andrea Ruggieri

093 BEIRUT PUBLIC SPACE?
di Claudia Zanfi

094 GAETANO PESCE DALL’ARTE ALL’ARCHITETTURA ATTRAVERSO IL DESIGN
L’UMORE DEGLI OGGETTI di Emilia Giorgi / LA POETICA DEL DIFETTO dI Carlo Martino

096 L’ABITARE IN ITALIA E LA BIENNALE / HOUSING IN ITALY AND THE BIENNALE
Intervista a / Interview with Francesco Garofalo a cura di / by Massimiliano Scuderi

120 ADALBERTO ABBATE. OLTRE LA PROVOCAZIONE
di Francesco Lucifora

121 EMANUELE BECHERI. TEMPO FUORI DI SESTO
Intervista a cura di Lorenzo Giusti

45 LEANDRO ERLICH 45 CLEMENS VON WEDEMEYER 46 ZOE LEONARD 99 TOMAS SARACENO 99
PIERO GOLIA 99 YAEL BARTANA 99 TINO SEHGAL 106 MASSIMO BARTOLINI 108 MATTHEW BARNEY

100 GIOVANNI OZZOLA 122 JR 125 JUKKA KORKEILA E HEIDI LUNABBA 119 FABIO MAURI 119 EMILIO PRINI 126 GENEROSO PARMEGIANI 127 JUANA DE ARCO
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1993. L’arte, la critica e la storia dell’arte.
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Principio con testimone, 2008;

Lo stupore è nuovo ogni giorno, 2008

veduta della mostra Scenario presso la Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2008

Maturata una certa riflessione che ormai identifica la sua ricerca a livello internazionale, Gianni Caravaggio è stato invitato dalla collezione Maramotti di Reggio Emilia per una mostra personale all’interno dello spazio progettuale Pattern Room in cui confluisce la ricerca artistica emergente più innovativa. La mostra, dal titolo Scenario, presenta sei lavori, di cui quattro inediti, ancora sul tema dell’origine. Qualcosa tuttavia è cambiato. Subentra una diversa organizzazione del pensiero rispetto al tempo, allo spazio, all’uomo e ai suoi processi cognitivi, una riflessione sulla fluidità, la mobilità, l’indefinibilità dell’oggi, che ritroviamo anche nella pubblicazione, realizzata per l’occasione, nelle meditazioni di Federico Ferrari rispetto “all’arte in questo finale di partita della storia contemporanea”

EDP Il tuo lavoro si concentra su un’azione che lascia tracce di possibilità. In molta ricerca attuale l’attenzione è rivolta alla manifestazione dell’azione e della durata, vengono messi in vista i meccanismi, svelati i processi. Nel tuo lavoro il processo si cela e rimane l’esito, aperto, a un prima e a un dopo. Trovo personalmente molto importante questo aspetto, tu cosa ne pensi?
GC Mi intriga un certo concetto di performatività insita in una possibilità creatrice dell’opera stessa, da non confondere con la performance come la si intende comunemente. La formalizzazione di un’opera per me in realtà è la formalizzazione della possibilità viva dell’atto artistico che io intendo come atto demiurgico. Negli ultimi lavori, Principio o Lo stupore è ogni giorno nuovo, questa idea non si realizza come processo comportamentale bensì come evocazione di un’immagine, un’immaginazione cosmogonica.

EDP In questo mantenere nascosta l’azione c’è anche un tentativo di tenere nascosto il processo creativo che sta proprio all’origine del tuo lavoro?
GC Al contrario, rivelo il processo creativo! Libero l’opera d’arte nel suo atto artistico, e dall’atteggiamento dell’artista che la ostacola. L’osservatore, dal suo canto, L’osservatore, dal suo canto, più che interpretare deve intuire e forse a questo non è più tanto abituato.

EDP Ho sempre trovato intriganti e, se vuoi, anche sensuali e talvolta ironici sia i materiali che i titoli che di volta in volta adotti nei tuoi lavori. Penso alla crema di Spreco di energia assoluta o al cioccolato di La visione di una stella proiettata verso la sua origine o alla vaselina di L’ignoto. Come li scegli, che suggestioni ti condizionano?
GC Non considero i materiali in modo isolato ma parte di un’idea più completa e evocativa. Rispetto alla loro scelta mi piace l’aspetto vivo, la loro ambiguità, la capacità di evocare un’immagine naturale, viva, al di là di quello che il materiale è già di per sé. Questo genera nella mente relazioni inaspettate. Questa capacità che un materiale ha di suggerire “altro” nella mente di una persona vivente è la stessa che genera relazioni inaspettate con altre cose apparentemente estranee. Per me questo ha a che fare con il concetto di “materia” in quanto “possibilità viva” di mettersi in relazione con il nostro immaginario.
Anche il titolo, che si aggiunge alla fisicità del lavoro come un complemento di pura materia semantica, non è una semplice denominazione ma un fenomeno a sé stante che crea una coscienza più vasta in relazione all’osservazione: ognuno di noi ha un’idea di cosa possa essere uno spreco di energia, ma collegarlo alla crema cosmetica che trabocca dalle venature bianche di un marmo nero a causa del peso di un blocco di marmo bianco che sembra sciogliersi è spiazzante e costringe ad amplificare l’immaginazione di tale preconcetto. L’ironia in fondo, e in questo si distingue dallo scherzo o dal sarcasmo, sfugge proprio nel momento in cui si crede di averla potuta definire e fissare, e in questo l’ironia è il lato allegro del mistero.

EDP Cos’è lo stupore secondo te? È un aspetto importante nel lavoro, lo ricerchi o credi sia spontaneo, non ricercabile?
GC Lo stupore è quello che sta a monte dell’atto artistico ed è una capacità umana, di creare e ricrearsi: è generativo e rigenerativo. Credo che lo stupore non sia un fatto univoco, ma che sia una relazione in cui l’identità tra la persona stupita e l’oggetto di stupore non sia fissa ma oscillante. Ogni nascita comporta un atto di stupore e immagino anche la nascita dell’universo come evento di stupore. Nel mio lavoro, e in modo esemplare in Lo stupore è nuovo ogni giorno, lo stupore non è un evento preliminare ma la sua materializzazione stessa.

EDP Allievo di Fabro, sei stato invitato dalla Collezione Maramotti come uno tra i rappresentanti più interessanti dell’ultima generazione della ricerca artistica. Rispetto a quella generazione precedente trovo quella attuale, se vogliamo, più “leggera”. Cosa ne pensi?
GC Penso che a parlare di generazione tout court si rischi di generalizzare la complessità, la varietà, le diversità che regnano all’interno di una generazione stessa. Personalmente, e non sono l’unico, il mio percorso è stato segnato da anni di autogestione in piccoli gruppi di discussione e di lavoro dove ci siamo chiesti quale fosse la questione essenziale dell’arte da affrontare, che non necessariamente era quel neo-impegno sociale radical chic degli anni Novanta. Quindi attenzione a giudicare la sensazione di leggerezza. Penso che in questi ultimi quindici anni sia stato fatto un lavoro che è, a mio avviso, più complesso della generazione degli anni Sessanta e Settanta perché lì si trattava fondamentalmente di estendere la possibilità linguistica e contestuale dell’arte e dell’artista. Oggi invece è essenziale indagare le fondamenta dell’arte e del fare arte, e questo è veramente radicale. Dopo molti percorsi circostanziali di mascheramento e di adattamenti, oggi l’unica questione centrale su cui vale veramente la pena riflettere è l’essenza stessa dell’arte. Tutto il resto è esercizio di stile, intrattenimento ed esibizionismo.