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Sofà (2009-2011) Anno 3 Numero 7 febbraio-aprile 2009



Coerenza innovatrice

Valerio Di Gravio

Cento anni di unità teorica, variazioni artistiche, polemiche



Trimestrale dei sensi dell'arte


NOTIZIE
Cronache d’arte 8
Resca & Sgarbi, 3 x 2

Fotografia 12
Maestri dell’obiettivo a Lugano

Esposizioni in Italia e all’estero 14
Dalla follia al Cobra, cosa c’è da vedere

PRIMO PIANO
Eventi/1 18
Il conio della prima lira: ritorno alle origini

Eventi/2 24
Futurismo: Marinetti, Depero e gli altri cent’anni dopo

Grandi mostre/1 30
Italics e Guggenheim, americani d’Italia

Grandi mostre/2 36
Magritte, nature surreali

Grandi mostre/3 40
Cesare, il divo Giulio

Il Belpaese salvato 44
Chiesa delle Gianelline, architettura creativa

I luoghi del bello 48
Intramoenia anima i manieri di Puglia

PERSONAGGI
Il corpo dell’arte 52
Roberto Giuli, meccanica dell’anima

L’arte prende corpo 58
Barbara Sbrocca, umano come l’altro da me

Conversando sul sofà 63
Leonardo Sciascia, la Vuccirìa di Guttuso
Andrea Camilleri, parole a colori

Un caffè con 68
Antonio Sannino, una vita tra le antiche stampe

EDITORIA & ARTE
Codex 72
Andreas Cellarius, l’origine dell’universo

Libri di pregio 76
Porti antichi di Roma

Multipli d’autore 79
Mario Ferrante, il mio Brasile

ARTE & IMPRESA
Comunicare ad arte 80
Art for business, cultura d’impresa

A regola d’arte 84
Symbola, intervista con Fabio Renzi

I mestieri dell’arte 86
Bruno Superti, l’artigiano che lega il bello

Il motore dell’arte 88
Cantine Ferrari, capolavori con le bollicine

IN CHIUSA
Cose dell’altro mondo 92
Arte giapponese, oltre i fiori di loto

Il cammeo di Adiem 96
Il ritorno della grazia

ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Walter Pedullà, vent’anni di ostinazione
Maurizio Zuccari
n. 13 dicembre 2010 - febbraio 2011

Risate dall'Aldila'
Annarita Guidi
n. 12 settembre-novembre 2010

Ettore Spalletti, il silenzio del colore
Claudia Quintieri
n. 10 dicembre 2009 - febbraio 2010

Il corpo dell'arte: Laura Marcucci Cambellotti
Maria Luisa Prete
n. 9 settembre-novembre 2009

Cose dell'altro mondo. Quando arabo non vuol dire Islam
Martina Corgnati
n. 8 maggio-luglio 2009




Il futurismo ha una data di nascita precisa e universalmente riconosciuta, che si fa coincidere con il giorno della pubblicazione su Le Figaro della Fondazione e Manifesto del futurismo a firma di Filippo Tommaso Marinetti.
È forse il movimento in cui – più che in ogni altro – l’elaborazione teorica ha accompagnato, e anzi preceduto, la creazione artistica. Moltissimi sono i manifesti futuristi. Il loro contenuto si presta a essere suddiviso tra una parte tecnica e una politica. La letteratura, la pittura, la musica, l’architettura, la cinematografia, la scultura e persino l’arte sacra futurista hanno ciascuna il loro manifesto tecnico.
Alcuni manifesti non si rivolgevano a singole forme artistiche ma proclamavano gli ideali del futurismo in generale, magari rivolgendosi a determinati gruppi, come il Manifesto-programma ai giovani meridionali del 1918: “Noi vogliamo diffondere nel Meridione d’Italia quelle idee che sono il nostro ideale ed il nostro indirizzo politico-morale e saremo soddisfatti solo quando avremo infiammato i pochi ma saldi volenterosi, quando avremo suscitato mille echi metallici nei cuori temprati di coloro che sappiano svincolarsi dall'agonia dei moribondi incartapecoriti”.

Questa ricchezza d’elaborazione teorica è gravida di conseguenze. Tuttavia, la conseguenza che ci si attenderebbe non è così evidente. Mi riferisco a una uniformità di stile che, nelle singole discipline, sarebbe lecito attendersi dal proliferare di precetti tecnici codificati; invece la varietà e l’originalità dei singoli interpreti è massima. Molto più evidente è, al contrario, l’uniformità ideale, poetica e, in senso lato, politica che i manifesti creano. Nella varietà di modi, gli artisti futuristi si riconoscono negli ideali proclamati nei manifesti riducendo le distanze tra le discipline. In tanta diversità di espressioni è possibile cogliere un’intima e forte coerenza, che sta nell’ideale innovativo e rivoluzionario, figlio dell’improvvisa consapevolezza che il mondo stava rapidamente cambiando. Altra conseguenza di questo codificare le idee e proclamarle ripetutamente è stata la nascita d’una polemica di natura non usuale nei confronti di un movimento artistico e più degna di un movimento politico. Bersaglio preferito degli avversari del futurismo era Marinetti, che dell’aspetto teorico-politico è rimasto il leader indiscusso.

Leggiamo dal Manifesto del realismo di Naum Gabo e Antoine Pevsner (1920): “A ben guardare, dietro la facciata del futurismo, si trovava soltanto un vacuo parlatore, un tipo abile ed equivoco imbottito di parole quali “patriottismo”, “militarismo”, “disprezzo per la donna” e simili motti provinciali. Lo slogan pomposo della velocità fu una tromba di guerra per il futurismo”. Più sprezzante è il giudizio di Anatòlij Lunaciàrskij, commissario del popolo per la cultura, nominato da Lenin, negli anni che vanno dal 1918 al 1929: «Il signorMarinetti, mezzo italiano e mezzo francese nato in Egitto, riunisce nella propria personalità il tipo esotico del levantino, quello del cinico blagueur parigino e quello del commediante napoletano. A ciò bisogna aggiungere una presunzione senza limiti, una brama sconfinata di rumore e pubblicità e il possesso di un capitale che gli dà la possibilità di realizzare rapidamente le più balorde fantasie». Tuttavia, a Marinetti Lunaciàrskij riconosce «un certo talento» e merito di aver cercato di rinnovare la cultura italiana. Era il 1913, e Lunaciàrskij non era ancora diventato Commissario del popolo.

Il movimento in sei tappe

1909
Il 20 febbraio Filippo Tommaso Marinetti pubblica
il Manifesto del futurismo su Le Figaro

1910
Umberto Boccioni, Carlo Dalmazzo Carrà, Luigi
Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini pubblicano
il Manifesto dei pittori futuristi sulla rivista Poesia

1912
I pittori futuristi italiani espongono alla galleria
Bernheim-Jeune & Cie di Parigi. Umberto Boccioni
pubblica il Manifesto tecnico della scultura futurista

1915
Giacomo Balla e Fortunato Depero firmano
la Ricostruzione futurista dell’universo

1927
Viene pubblicato il libro “bullonato” Depero futurista
1913-1927, capolavoro dell’editoria moderna

1929
L’ultimo grande manifesto del movimento, quello
dell’aeropittura futurista, viene redatto da Marinetti,
Prampolini, Balla, Depero