Segno Anno 33 Numero 224 aprile - maggio 2009
Frementi oscillazioni nello spazio del reale
Carlo Ciussi presenta, nelle prestigiose sale del Neuer Kunstverein Aschaffenburg in Germania, una grande mostra in cui raggruppa una cospicua e significativa selezione di opere appartenenti all’ultima fase della sua lunga ricerca. Inoltre, accanto a queste, è stata fatta un’ulteriore scelta e, individuatone un nucleo ristretto, vengono proposti lavori dei periodi precedenti con cui si restituisce il senso del suo fare e agire nel corso degli anni.
La sua rigorosissima concentrazione sul suo operare, che prosegue ancora con intatto vigore e con sempre crescente voglia di conseguire traguardi nuovi, grazie proprio al notevole contributo di opere permette qui una lettura ampia e globale della sua ricerca e ne suggerisce, nel volgere del percorso espositivo, l’attualità sempre presente dell’arte del maestro italiano. Ciussi ha una visione del proprio fare ed agire con la materia artistica – sia essa pittura, scultura, installazione, ecc… – così concentrata che gli consente di insistere in un cammino proiettato in avanti ma mantenendosi sempre fedele alla memoria artistica come pure all’attualità del presente.
Nella concentrazione del voler dire la prova iconica diviene espressione di una felice contaminazione sinergica proprio tra tradizione e novità, tese nello sforzo di proiettarsi non solo sull’oggi ma di volerlo quasi superare. Infatti, passati i trascorsi informali degli inizi dove la pittura lasciava muovere magmatico il segno-colore, Ciussi si sposta – siamo nella metà degli anni ’60 – su posizioni astratte e rigorosamente geometriche: tale astrazione gli permetterà di incidere la svolta definitiva. L’aggiustamento del suo cercare, prima disciolto nell’indistinto e nell’informe della pittura, lo conduce così nell’alveo di una regolamentazione formale stringente: la geometria pare non dovergli far commettere né incertezze né distrazioni. L’approdo a questa forma più controllata è un’acquisizione raggiunta comunque per gradi, in cui il segno ha subito una sorta di revisione calligrafica che lo ha lentamente portato a formularsi secondo postulati risultanti da una cognizione matematicamente veicolata. Questa grammatica acquisita sarà, da questo momento, il fondamento del suo linguaggio, declinato successivamente in sempre diversi brani e narrazioni che mai saranno una ripetizione di un motivo riuscito. La coerenza del suo dire diventa il perno sul quale lasciar spostare il susseguirsi delle opere. Nonostante questo consolidamento di linguaggio, Ciussi non riesce mai a bloccarsi e vincolarsi ad una vuota composizione e, lasciate decantare le spinte della “novità”, si mantiene fedele alla dialettica della sua ricerca, facendo affiorare ugualmente una tensione e un ribollire di forze primigenie celate dietro un velo di apparente semplicità compositiva. Divampano vigorose, quasi a voler infrangere quell’equilibrio di stabile compromesso da poco conquistato e denunciato dalle forme pure e rigorose della modularità ripetibile e/o differentemente ripetuta.
In tutte le sue opere resta forte, nonostante il rigore della geometria, un palpito vitale. L’imprevedibile e misterica energia è la vita che cerca varco e che vuole riconnettere l’uomo al cosmo dell’intorno, per i quali l’opera si fa tramite prioritario. Il volersi dischiudere e prorompere diviene la spinta a cercare quel dialogo con ciò che sta fuori e oltre cui le composizioni di Ciussi paiono tendere.
Un aspetto decisivo per la sua ricerca è indubbiamente il legame stringente e relazionale tra l’opera e l’ambiente-spazio circostante: ogni suo lavoro non viene mai solamente posizionato ma si inserisce, con una peculiarità irripetibile, nel tutto e nell’ambiente di cui è parte e corpo. Irripetibilità alla quale concorre anche il momento della visione, il tempo della verifica, l’attimo dell’intuizione precedente il pronunciato intendimento.
Questo ragionamento vale per le sue esternazioni nella bi e tri-dimensione e, a tal proposito, proprio per questa tensione al divenire del-nel luogo si fa necessità inevitabile la possibilità – divenuta poi scelta consapevolmente praticata e agita – di lasciar trasmigrare le sue frementi oscillazioni proprio concretamente nello spazio del reale. Lo spostamento che avviene dalla pittura alla scultura e all’installazione ambientale non lascia però integralmente libero sfogo a quella vitalità anelante, ma rimane sempre leggibile in forme strutturali e strutturate iniettate di guizzi d’energia, che le rendono, sempre con rigore e misura, figure vive e pulsanti.
Il contesto accresce il divenire fremente dei segni di Ciussi, amplificandolo con la sovrapposizione al loro farsi specifico. Questo legame con la contestualità degli accadimenti che avvengono nel vuoto-pieno attorno alle opere è il tutt’uno compenetrante e mai ripetibile. In questo si verifica la mobilità della riflessione iconica per ciascuna intuizione in cui si è declinato il suo pensiero artistico. Non replicabile e non riproponibile il farsi delle opere, continuato e continuo, si lascia procedere meditato, senza pronunciarsi ambiguo o cedevole. Ciussi persegue nell’inseguimento dell’idea che, opera dopo opera, lo proietta sempre nel domani, in quelle che deve ancora compiere.
Il merito di questa mostra è proprio quello di dare una lettura globale del percorso artistico di Carlo Ciussi, offrendo una filologica suddivisione di periodi, tematiche e tipologie di intervento tanto da diventare un saggio approfondito della sua poetica. È stata inoltre pubblicata un’importante monografia che raccoglie i saggi scritti in occasione di questa mostra da Luca Massimo Barbero, Claudio Cerritelli, Massimo Donà, Francesca Pola e Klaus Wolbert, che, uniti ad interventi pubblicati nel corso degli anni sul lavoro e la ricerca di Ciussi, compongono una ricca antologia critica. La pubblicazione mostra inoltre un ampio e cospicuo repertorio iconografico con le riproduzioni delle principali opere, sculture e interventi dell’artista a partire dagli inizi degli anni sessanta.