Segno Anno 33 Numero 223 gennaio-febbraio 2009
Nel volo … attorno
“Non vedo con gli occhi: le parole sono i miei occhi … viviamo tra i nomi … ciò che non ha nome, non esiste ancora”.
Le parole di Octavio Paz che aprono il dialogo in catalogo tra il critico Marco Vallora e Marco Gastini offrono un’ importante chiave di lettura della ricerca dell’artista e delle sue opere, soprattutto quelle più recenti, esposte in una mostra presso la Galleria dello Scudo di Verona, in corso fino al 28 febbraio.
Una poetica in evoluzione che ha mantenuto negli anni una costante: l’analisi sullo spazio quale luogo di epifanie fisiche e mentali.?“
Rimbalzo tra gli echi del blu” del 1996 è una testimonianza della volontà “di uscire dalla gabbia della pittura e giocare con lo spazio”, un gesto calcolato, ma allo stesso tempo privo di limiti, più vicino a Fontana che a Paolini di cui l’artista non condivide le griglie fredde e astratte.
Sette tele, separate l’una dall’altra da un breve intervallo, come le sette note musicali, si rincorrono su una parete-spartito in un gioco di pieni e di vuoti, di colore e di non colore, di silenzio e di suono sulla sottile soglia tra l’eterna dispersione e l’apoteosi del ritmo.?Da qui ha inizio la mostra che si dipana nelle sale espositive attraverso assonanze e contrappunti, soffermando l’accento proprio su quelle pause tra una tela e l’altra che ne determinano la straordinaria riuscita.?Colpisce in Gastini quel desiderio di coniugare l’apollineo e il dionisiaco, ragione e sentimento, i materiali pesanti e sporchi con la leggerezza del pennello, creando un equilibrio di forme e di toni che ben si accordano con le pareti bianche, nate per accogliere le sue opere. L’idea di recuperare gli oggetti dai fondi di magazzino o dai luoghi di scarto gli deriva dalla cultura degli anni sessanta e settanta, una sorta di nobilitazione dell’oggetto, lungi da qualsiasi forma di protesta o provocazione, quanto piuttosto con uno scopo estetico.?A differenza dei primi lavori, il bianco sembra non essere più il colore predominante: tocchi sparsi di un blu vibrante invadono le tele, blu come un mondo lontano dalla superficie delle cose, un’immersione nella profondità del cielo o della terra le cui gravità, spesso risultano essere stravolte.
Nei suoi cieli albergano pesanti nuvole costituite da lastre in ardesia confitte nella tela, schegge non impazzite, bensì contenute nei limiti di una macchia. In basso una leggera lingua di colore evoca la terra che, a fatica, riesce a controbilanciare il peso delle masse, piazzate lassù dall’artista all’estremità superiore della tela, per stravolgere le certezze acquisite. Il passato incontra il presente: ancora una volta i due estremi si ricongiungono ed è l’arte antica con i suoi fregi, triglifi e metope ad offrire lo spunto, mentre quella contemporanea ne permette la realizzazione, grazie all’utilizzo dei materiali più disparati e alla contaminazione di pittura e scultura.
Un’opera finita sì, ma che lascia sempre spazio a nuovi interventi, se non da parte dell’artista, da parte dello spettatore che con i suoi pensieri rielabora le idee che ne stanno alla base. Da qui scaturisce l’energia, da questa continua incertezza e messa in discussione, da questo senso di precarietà che spaventa, ma allo stesso tempo attrae. E’ la forza la protagonista indiscussa della ricerca di Gastini, una tensione che si intensifica proprio in quel lasso di tempo e di spazio tra un’opera e un’altra, “nel volo … attorno” - come suggerisce il titolo della mostra- tra lo spettatore e l‘opera, come tra il fronte e il retro della tela. I materiali, i gesti e la tela in Gastini ridisegnano i profili di una storia universale, ma allo stesso tempo personale, ricca di spunti provenienti anche da episodi quotidiani che spesso si rivelano risposte a domande di carattere esistenziale. Un linguaggio astratto ma non asettico, analitico ma capace di “dare e forma e sostanza di rappresentazione alle emozioni, alle sensazioni, alle impressioni …”, come sostiene il curatore della mostra PierGiovanni Castagnoli. Un lessico che si ritrova anche nei titoli che entrano a far parte delle sue opere o che riecheggiano alcuni momenti vissuti durante la gestazione dell’opera stessa: parole che non descrivono, ma come echi lontani suggeriscono un soffio, uno sguardo, un gesto, sospesi nell’aria.?