Be|Different (2009) Anno 2 Numero 4 marzo-maggio 2009
L’eredità. È questo probabilmente il tema centrale su cui si può basare qualsiasi pensiero e qualsiasi discussione intorno al futurismo, a ciò che è stato, che ci ha voluto dire. L’eredità che a 100 anni di distanza diventa storia e tradizione. Strano ma vero, una tradizione che arriva direttamente da chi della tradizione voleva liberarsi (Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie).
Ora dopo 100 anni, cosa è rimasto? Questa è forse l’unica domanda da porsi.
E tra mille risposte che si possono trovare, abbiamo deciso di darvi la nostra visione: questo è quello che è rimasto nel sottosuolo di città che sono salite, sì. Ma verso dove né Marinetti, né Balla, né i loro compagni futuristi si aspettavano.
Allora mi rivolgo direttamente a te, caro Marinetti, che hai voluto far dell’Italia, per un poco, la culla di una cultura rivoluzionaria, ribelle, moderna, veloce. Cosa ne pensi, caro Marinetti, di ciò che accompagna e rappresenta l’arte contemporanea, oggi?
Di questo variopinto valzer di mosche intorno alla spazzatura di finanziamenti pubblici, poltrone, amministrazioni, assessori, critici stantii; tutti sempre facilmente ripiegati su se stessi? E cosa ne pensi delle poche api laboriose, che tentano coi propri mezzi, con una passione sana, di essere fedeli solo e unicamente alla loro ape regina Arte, e che vengono regolarmente schiacciati dal fantastico esercito di burocrati, camuffati da maglioncini, sciarpette e scarpette varie?
E cosa ne dici, Marinetti, di tutto quello che esiste adesso, e del nuovo mondo che abbiamo conquistato? Hai visto la velocità cosa ci ha portato? Per dipingere oggi si usa anche il computer, non ci si sporca neppure le mani. O sennò c’è anche chi (delinquenti dicono), le mani se le sporca pure e dipinge di notte, sui muri delle nostre città, dominate ormai dalla fretta, più che dalla velocità . Loro secondo me ti starebbero simpatici… ricordo quella poesia, L’esecrabile sonno si chiamava, che iniziava così “Quando non posso volar via/col mio monoplano, io percorro la città/ a notte alta,/ con orde pazze di studenti,/ rompendo tutti i vetri dei pianterreni”.
E poi, hai visto la magia di Internet? E dei vari forum, blog, fanzine, pdf magazine,flickr, siti, portali.
E anche dei myspace, youtube, facebook, eccetera...
Oggi gli uomini comunicano così. Strano vero? Affascinante sicuramente.
Le città sono salite, ora i grattacieli sono in mezzo alle nuvole. E con loro siamo saliti noi, la nostra cultura e la nostra civiltà.
Probabilmente il tuo manifesto oggi si perderebbe nella rete della nostra ultrainformazione, del nostro “esiste tutto”.
Forse in questo tutto non c’è proprio niente, ma fammelo dire: ancora dopo 100 anni i musei, le biblioteche, le accademie di ogni specie non sono ancora state distrutte.
Ci stiamo lavorando.